Se la TV pubblica fosse super partes
Intervista del Corriere della Sera al ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia). Tra le tante domande ce n’è una relativa agli ultimi accadimenti in Rai.
Il cronista (Marco Cremonesi) chiede: “Dopo Fabio Fazio se n’è andata anche Lucia Annunziata. Non sono perdite gravi per la Rai?”.
La risposta: “Ma guardi che nessuno si sognava di toglierle il programma, io la stimo e partecipavo alle sue trasmissioni. Magari ha altre idee in mente, chissà, forse pensa alla politica, alle europee. E io penso che il suo contributo arricchirebbe la politica. Per Fazio, vale lo stesso discorso: ha deciso lui di andarsene”.
Cosa dire? Prima di essere un ministro serio, preparato e gran lavoratore, Tajani è stato un ottimo giornalista. Tuttavia, mi consento di esprimere una opinione diversa dalla sua sul caso Fazio-Annunziata. È vero che non sono stati cacciati e che hanno deciso loro di andarsene. Ciò che manca nell’analisi del ministro è perché se ne sono andati. Per il timore di guadagnare meno? Non credo: Mamma Rai è sempre stata molto generosa con tutti. Forse per il timore di essere spostati in fasce orarie meno appetibili? Nemmeno ci credo: se uno ti piace lo segui a tutte le ore accessibili. Penso, piuttosto, che se ne siano andati perché, con un governo di centrodestra, di certo non avrebbero potuto fare ciò che in effetti hanno sempre fatto, e cioè politica sapientemente tinta di sinistra attraverso la conduzione di programmi molto popolari (Fazio), e attraverso il giornalismo di opinione (Annunziata).
Il problema, allora, è un altro. Ed è tutto contenuto in una domanda dichiaratamente retorica: è davvero impossibile nella Tv di Stato fare giornalismo puro, così come peraltro un servizio pubblico dovrebbe garantire? Io credo di no. Credo che oltre ad essere possibile dovrebbe essere anche doveroso: possibile perché ci sono ovunque al mondo fior di professionisti che sanno informare e commentare senza tenere la penna nella mano destra e la tessera di partito (o comunque la propria idea politica) nella mano sinistra.
Invero questa “missione professionale” dovrebbe essere svolta con scienza e coscienza sempre: sia nel servizio televisivo pubblico che nell’editoria privata. Epperò mentre nel pubblico – caso Rai – il contribuente paga il canone e può quindi pretendere un’informazione politica super partes, nel “privato” l’editore concede gratis il prodotto e quindi non ha obblighi verso i telespettatori.
Ora, poiché quello appena descritto fa parte del mondo ideale e non di quello reale, avremo sempre una Tv pubblica politicamente spostata a sinistra, a destra o a centro. Il corollario è che a chi non conviene – ed è il caso di Fazio e Annunziata – non resta altra scelta che alzare i tacchi e andar via, magari coltivando la speranza di avere al più presto un governo di proprio gradimento. Quando si va via, però, sarebbe un bel gesto non sbattere la porta, non fare proclami vittimistici, non cedere alla tentazione di falsi moralismi. Non se ne può più di certi presunti mostri sacri che, al fondo delle cose, hanno molto di presunto e ben poco di sacro.
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