L’Autonomia e i pentimenti tardivi di Forza Italia
Almeno “a chiacchiere” è una buona notizia. Eccola in estrema sintesi.
I Governatori di Forza Italia di Sicilia, Molise, Calabria, Basilicata e Piemonte hanno incontrato Berlusconi ad Arcore e in sala da pranzo – tra una portata e l’altra, un bicchiere e l’altro – hanno espresso con dovizia di particolari tutte le loro perplessità circa il Ddl “porcata” sull’Autonomia firmato Roberto Calderoli.
In altre parole, i suddetti Governatori si sono rimangiati senza se e senza ma i “Signorsì” pronunciati appena una settimana addietro sul medesimo Ddl nel corso della Conferenza Stato-Regioni-Comuni, presente il ministro leghista testé citato.
Cosa sia cambiato nella loro testa in soli sette giorni è difficile dire. Semplice, invece, immaginare che un lumicino si sia accesso nelle loro coscienze allorquando qualcuno ha fatto capire che la porcata Calderoli sarebbe devastante se portata a concreto compimento.
Fatto sta, in ogni caso, che Berlusconi – almeno così raccontano – ha ininterrottamente annuito ascoltando Lorsignori. E che alla fine, convinto dalle argomentazioni dei suoi, li ha rassicurati dicendo che Forza Italia in Parlamento darà il suo voto favorevole sull’Autonomia solo a condizione che vengano prima “finanziati”, e non solo definiti, i Livelli essenziali delle prestazioni, che in termini pratici significa due cose: cancellare il criterio della spesa storica per la distribuzione delle risorse e garantire una reale perequazione tra Nord e Sud.
Se son fiori fioriranno, recita un vecchio adagio. Qui non si tratta di fiori e nemmeno di opere pie. Per finanziare i Lep servono soldi, tantissimi soldi. Ergo, se son soldi dovranno uscire da qualche parte. Calderoli sa bene che allo stato dei fatti è impresa pressoché impossibile far sgorgare gli euro che servono dalla fontana del Tesoro: stiamo vivendo una fase congiunturale che non consente miracoli di moltiplicazione di pani e pesci. È per questa ragione che il ministro leghista ha “imbrogliato” le carte elaborando un Ddl che asseconda subito tutte le richieste delle regioni del “suo” Nord e rinvia a data indefinita il finanziamento dei Lep. Una furbata perfino banale, e che perciò stesso offende il buon senso comune prima ancora che l’intelligenza dei cittadini.
La questione è tutta racchiusa nel bluff appena sciorinato. Sicché la domanda nasce spontanea: cosa farà Forza Italia, ossia Berlusconi, quando il Ddl approderà in Parlamento? Se la sentirà di aprire la crisi di governo dinanzi ad una Lega che mai e poi mai rinuncerà al disegno di Autonomia uscito dalla penna luciferina di Calderoli? E cosa farà lo stesso Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che più volte ha giurato di volere una sola Italia, un’Italia unita, senza più cittadini e servizi di serie A e serie B? Il Ddl leghista precostituisce le condizioni per un ulteriore aumento del divario Nord-Sud, con l’effetto certo di portare cittadini e servizi dell’attuale serie B in quella C. Una prospettiva scandalosa e vergognosa, alla faccia dell’Italia unica e unita.
I nodi sono venuti al pettine, nessuno può dire oggi che non si sapeva ieri di quale pessima specie di nodi si trattasse. Il problema aggiuntivo è che la maggioranza di governo ancora non si rende conto che portare quel Ddl in Parlamento significa soltanto perdere tempo. L’unica soluzione è ritirarlo. Un’azione che richiede coraggio politico. Un coraggio che Lorsignori, purtroppo, non hanno.
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