LE PRIMARIE PD, CUPERLO E IL “48”
Molto interessante, e non poteva essere diversamente, l’intervista di Aldo Cazzullo (per il Corriere della Sera di ieri) a Gianni Cuperlo, uno dei quattro candidati alle Primarie per la segreteria nazionale del Partito Democratico.
La straordinaria bravura del giornalista, da una parte, e la sicura capacità comunicativa dell’intervistato, dall’altra, fanno emergere fedelmente il profilo di Cuperlo: un politico di rara finezza culturale, un idealista dotato della giusta dose di pragmatismo, un “puro” che crede fermamente in ciò che fa, pur nella consapevolezza, come in queste Primarie, d’essere (pre)destinato alla sconfitta numerica.
Un masochista? Tutt’altro.
In una delle domande, Cazzullo gli chiede: “Perché la sua corsa impossibile alla segreteria del Pd?”.
La risposta: “Umberto Saba scrisse una lettera a Scipio Slataper per chiedergli cosa restava da fare ai poeti; la sua risposta fu: una poesia onesta. Vale lo stesso per noi. Ci resta da fare una politica onesta. Che non significa solo non rubare, ma che si è disposti a rischiare”
Cazzullo vuole saperne di più, e lo incalza: “Perché non va bene Bonaccini?”. E lui: “È un amico e lo stimo, ma dietro a lui come dietro a Elly (la Schlein, ndr) vedo ripararsi tutto il solito e inamovibile establishment, quello che ha passato ogni temporale senza mai bagnarsi. E poi non credo al partito dei soli amministratori. Il doppio incarico, come ha dimostrato il caso Zingaretti, non funziona. Dobbiamo coinvolgere soprattutto gli amministrati. Il Pd va rifondato e aperto ai movimenti e alla società”.
Ora veniamo al dunque. Il Pd è in crisi profonda, ma chiamiamola coma, ovvero ciò che effettivamente è. E la ragione principale di questo stato è proprio quella denunciata da Cuperlo, ossia l’inamovibile apparato (basti pensare a nomi come Franceschini, Orlando, Boccia, Fassino, Serracchiani, lo stesso Zingaretti, per non dire dei “ritorni” storici quali D’Alema e Bersani): un apparato, si diceva, che oggi si ripara dietro la faccia e l’efficienza operativa rassicuranti di Bonaccini e l’entusiasmo promettente della Schlein.
Tuttavia, la razionale denuncia di Cuperlo viene recepita e condivisa – almeno nell’avvio delle operazioni di voto nei circoli – soltanto da poco più del 7 per cento degli iscritti; mentre Bonaccini e Schlein viaggiano, rispettivamente, con il 52 e il 36 per cento. Sicché, se tale resta la consistenza elettorale interna dell’establishment Pd, delle due l’una: o Cuperlo ha torto marcio su tutto e la “politica onesta” del Pd che egli indica come ultima spiaggia cola a picco e buonanotte ai suonatori; oppure Cuperlo ha ragione e non potrà essere certo l’attuale establishment dem – vinca Bonaccini oppure la Schlein – a fermare la progressiva perdita di consensi di un partito che gli ultimi sondaggi già danno al di sotto del 14 per cento.
Una profezia drammatica, quella di Cuperlo. Ma nel Pd, a quanto pare, si discute d’altro. È un Pd “48”: il morto che parla!
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