L’AUTONOMIA SECONDO CALDEROLI, OVVERO UNA NUOVA “PORCATA”
Intervista del Corriere della Sera al ministro Roberto Calderoli, il politico della Lega, d’intelligenza (ma anche di furbizia) decisamente un bel po’ al di sopra della media, diventato famoso, nel 2005, per aver scritto la legge elettorale che il compianto politologo Giovanni Sartori ribattezzò “Porcellum”, dopo che lo stesso Calderoli aveva definito la sua “creatura” una vera e propria “porcata” (per i motivi che tutti conosciamo e sui quali, pertanto, volentieri sorvoliamo).
L’intervista nasce dalle polemiche sulla riforma per l’autonomia regionale elaborata e depositata dal ministro a Palazzo Chigi e che, secondo il parere dei pochi beninformati che hanno avuto il privilegio di leggerla, è una nuova grande “porcata” offerta da Calderoli, stavolta a danno del solo Mezzogiorno d’Italia.
Ma torniamo all’intervista, raccolta per il Corsera, da Paola Di Caro.
Una domanda per tutte: “Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, la accusano di voler spaccare l’Italia con la sua riforma. Nord contro Sud, la Lega che vuole piantare la sua bandiera e la Meloni preoccupata, opposizioni sul piede di guerra, governatori in subbuglio. Come si difende?”.
La risposta: “Io veramente tra un po’ passo alle denunce. Sì, addirittura! Nessuno può azzardarsi di accusarmi di tradire la Costituzione sulla quale ho giurato: spaccare il Paese lo sarebbe. E, allora, o qualcuno mi trova un articolo, un comma, una riga nel mio testo di riforma dove emerge che il Sud viene danneggiato, o deve tacere. Dico di più. Tradendo le mie origini bergamasche e lombarde, dopo aver sentito i presidenti Zaia e Fontana, mi sono messo a ragionare con la testa dell’altra parte. Del Sud. Perché sono convinto di una cosa: l’Italia è un treno dove ogni vagone deve trasportare con la stessa capacità i passeggeri, e se alcuni vagoni diventano un peso, il treno deraglia. Se si rafforza solo il Nord e non si aiuta il Sud a crescere, è finita. Ed è giusto che nel momento in cui abbiamo deciso di garantire i diritti civili e sociali a tutto il territorio sia il Nord il primo a metterci la faccia. Il mio spirito è questo”.
Cosa dire? Per stare alla metafora del treno, Calderoli vuol farci credere che lasciando in vita il criterio della spesa storica per la ripartizione delle risorse statali alle Regioni, com’egli di fatto conferma nella sua ipotesi di riforma, il Vagone Sud ha le stesse chance del Vagone Nord di restare ben saldo sui binari e quindi di correre alla stessa velocità. Il ministro sa bene che con quella condizione (il “cancro” della spesa storica), addio treno: il Sud non avrebbe altra chance che attaccarsi al tram.
Calderoli vuole anche farci credere di essersi all’improvviso convertito al pensiero meridionalista, nondimeno “tradendo” le sue “origini bergamasche e lombarde”. Al riguardo, una sola “domandina” dichiaratamente retorica: “Ma Salvini lo sa? E se lo sa, approva, è felice, fa i salti di gioia, sfila la corona e prega la Madonnina affinché proponga all’Altissimo Figlio di fare santo subito il fedelissimo Calderoli?”.
Suvvia, Signor ministro, siamo seri! La riforma va fatta, ma senza trucchi. Lei, invece, di fronte ai ragionati rilievi critici dei governatori del Sud, non solo quelli del Pd ma tutti, altro non riesce a fare che armarsi di arroganza e di minacce promettendo fulmini e saette dentro e fuori le aule giudiziarie. Basterebbe già questo per mandarla a quel paese con la giusta coreografia del dito medio teso e bene in vista. Tuttavia, la meridionale Mila Martinetti è una Signora, si limita a rinfacciarle soltanto la verità: parafrasando un vecchio detto, lei, Signor ministro, non si accontenta di vedere i meridionali già abbondantemente “mazziati”, li vuole anche cornuti e fessi.
Missione impossibile, Signor ministro. Si rassegni!
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