Atripalda – La dirimpettaia
Partendo dalla centrale Piazza Umberto I di Atripalda, puoi “imboccare” la trafficata via Manfredi (diametralmente opposta alla via Roma), a volte chiamata, da chi si compiace di battute di pessimo gusto, anche la via “dell’ultimo viaggio”. V’era una volta un uomo geniale, il quale (si racconta) soleva seguire quasi tutti i funerali, che quella strada intraprendevano, come per sperimentare questo finale percorso; ma poi se ne ritornava allegramente commentando.
Senonché, un giorno, l’ultimo viaggio lo fece, per davvero, anche lui; e se ne andò, questa volta, senza fare commenti.
In verità quella strada, dopo aver costeggiato il sito archeologico di “Civita”, conduce tuttora ad un eccezionale “quartiere” del Paese, sempre più affollato di persone portate ad alloggiarvi e le cui immagini puoi anche vedere affisse o comunque leggerne i nomi e le date un po’ dovunque, così spesso riconoscendo, sia pur con rammarico, volti noti e da tempo non più incontrati.
È quello il “quartiere” della stragrande maggioranza di atripaldesi d’ogni genere ed età, dei quali non vale disdegnare di dover, prima o poi, anche noi far parte, tutti, senza esoneri o distinzioni, “livellati”, continuando così ad abitare nel nostro Paese, ma ancor più vicini di casa.
Chi si rifiuta di sentir parlare di ciò, come se non fosse anche “affar suo”, o magari ricorre ad odiosi ed inutili esorcismi, neppure farà in tempo ad accorgersi di essersi sbagliato di grosso.
Ma la Morte e la Vita, che immancabilmente si sono sempre “corrisposte”, in questo luogo di Atripalda son divenute addirittura dirimpettaie, se è vero che proprio o quasi difronte al popoloso quartiere anzidetto è da tempo sorto un insediamento sportivo pubblico, che, anche nella sua denominazione di “Valleverde”, sa di giovinezza, agonismo, vitalità, tanto da potersi dire “in motu vita”.
I due valori, in questo tratto della nostra Via Manfredi, si fronteggiano come due dirimpettaie, che ogni giorno si scorgono, forse a caso od anche con strana “simpatia”.
Non so ben dire, poiché al riguardo, per poterne adeguatamente parlare, occorrerebbe penna più capace.
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