Sicurezza nei cantieri: occhi che non vedono e controlli frettolosi, serve pugno di ferro
La morte del geometra nella fabbrica di laterizi di Montefredane ripropone drammaticamente il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro. Troppi occhi in Irpinia non vedono e non denunciano, a fronte di controlli sempre meno rigorosi. Serve il pugno di ferro. Dall'inizio dell'anno, denunciano i sindacati, sei morti bianche e 1200 incidenti
Verrà effettuata lunedì l’autopsia sul corpo di Amato Capossela, il geometra che ha perso la vita, a 55 anni, all’interno dello stabilimento in cui stava prestando lavoro. La tragedia è avvenuta nella serata di giovedì, nell’area esterna della CCP di Montefredane, azienda specializzata nella realizzazione di piloni e travi in cemento. Capossela è precipitato, per cause ancora da accertare, all’interno di una vasca per la lavorazione del cemento; è morto sul colpo dopo un volo di dieci metri. La procura della Repubblica di Avellino ha aperto una inchiesta per omicidio colposo, nel registro degli indagati è finito il titolare dell’impresa, le indagini puntano ad accertare eventuali negligenze sul cantiere in merito alle norme sulla sicurezza.
“Dall’inizio dell’anno sono sei le morti bianche che si contano in provincia di Avellino”, denunciano i segretari delle sigle sindacali Filca, Fillea e Fenal, “a cui si aggiungono mille e duecento incidenti: numeri a dir poco allarmanti, di cui è stata interessata anche il prefetto Spena”. E “i colleghi di Capossela”, si legge sempre in una nota, “raccontano di luoghi esterni fatiscenti e di una probabile mancanza di idonee misure di sicurezza all’interno della fabbrica” in questione: mentre gli inquirenti dovranno accertare cosa sia realmente avvenuto, diventa difficile comprendere come mai situazioni simili siano accettate in diversi cantieri della provincia, per poi puntare il dito solo fino a quando scappa l’incidente o peggio, il morto
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