Tentata rapina a Montoro, il giudice convalida gli arresti: la banda resta in carcere
I criminali hanno ammesso di essere in procinto di commettere una rapina ma sostengono di non aver opposto alcuna resistenza, trovando ingiustificata la reazione degli agenti di polizia, che hanno sparato oltre venti colpi di pistola. Due hanno ferito un rapinatore e un residente di Montoro
Hanno ammesso di voler fare una rapina, ma senza sapere di preciso quale poteva essere il loro obiettivo; hanno inoltre sostenuto di non aver assolutamente reagito e di non aver opposto alcuna resistenza agli agenti di polizia, i rapinatori arrestati a Montoro nei pressi dell’ufficio postale. Ritenendo perciò del tutto ingiustificata la reazione dei poliziotti che hanno sparato nei loro confronti oltre venti colpi di pistola, con il rischio di provocare la morte di due persone.
Nella giornata degli interrogatori di garanzia, due indagati, Onofrio Carbone e Marco Esposito, 64 e 32 anni, originari di Napoli, difesi dall’avvocato Valentina Cannavale, hanno risposto alle domande del gip del tribunale di Avellino, fornendo una loro versione dei fatti che non ha però convinto il giudice, che ha deciso al termine di convalidare la detenzione in carcere. Gli altri due complici hanno preferito invece avvalersi della facoltà di non rispondere: uno per scelta, cioè Antonio Meles, 54 anni anche lui di Napoli, l’altro, Giuseppe Ansalone, 52 anni di Caserta, per obbligo, ancora in ospedale con due proiettili conficcati nella clavicola. Tutti gli arrestati sono pluripregiudicati, con diversi precedenti specifici per rapina.
Nell’ordinanza del giudice è stato ricostruito nel dettaglio quanto avvenuto quella mattina: i rapinatori avevano già addosso gli occhi degli agenti di polizia della squadra mobile di Napoli: grazie a una soffiata avevano saputo che stavano per mettere a segno un colpo. Li pedinano dalla sera precedente, quando i quattro indagati si ritrovano presso una abitazione di Mercato San Severino, raggiunta a bordo di due auto, una risultata rubata. La mattina dopo, alle sette, proprio a bordo di questa vettura i malviventi si dirigono a Montoro, lì cambiano auto e salgono a bordo di una Fiat 500X grigio scuro, anche questa provento di furto.
Alla guida si mette Ansalone, che si copre il volto con una maschera di silicone e indossa guanti in lattice; dietro, nascosti da un pannello scuro che impediva la vista dall’esterno, gli altri tre, camuffati con dei passamontagna e armati di pistola e kalashnikov. Passano davanti all’ufficio postale, si fermano, osservano e poi parcheggiano l’auto. Gli agenti a quel punto decidono di intervenire, accerchiano la vettura e puntano le pistole intimando ai rapinatori di uscire fuori; di tutta risposta, secondo il racconto degli inquirenti (gli indagati sostengono di essere rimasti fermi e di aver messo fuori le braccia dal finestrino senza armi in mano) Ansalone alla guida dell’auto prova a investire un poliziotto per darsi alla fuga, gli altri agenti vedono invece i rapinatori imbracciare le armi. I criminali non sparano nemmeno un colpo, i poliziotti invece sì: una scarica che colpisce le gomme della vettura ma anche Ansalone, il malvivente alla guida; tre proiettili esplosi dagli agenti perforano la finestra di una abitazione, una ogiva ferisce, fortunatamente solo di striscio, l’inquilino che si stava preparando il caffè all’interno della sua cucina. A quel punto i rapinatori si arrendono e vengono tratti in arresto; i due feriti vengono trasferiti in ospedale. Tentata rapina, resistenza a pubblico ufficiale, detenzioni illecita di armi, anche da guerra, ricettazione, i reati contestati ai criminali.
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