Sparatoria Cesinali, tutta la ricostruzione e i dettagli di cosa avvenne quella notte

La sparatoria di giovedì scorso a Cesinali e la morte di uno dei banditi. Si indaga sulla dinamica. Secondo la polizia dal commando partirono quattro colpi d’arma da fuoco. I primi test della scientifica per ora non sembrano confermare

Sparatoria di Cesinali, procura e polizia stanno portando avanti due indagini complesse sulla vicenda. La prima volta alla ricerca dei malviventi riusciti a sfuggire quella notte e la caccia anche agli altri complici che facevano parte dell’intero commando; la seconda cerca di far luce sulla morte di Giovanni Rinaldi, 31enne di Molfetta, deceduto per i colpi sparati dagli agenti di polizia mentre i banditi stavano tentando la fuga.

All’interno dell’ordinanza di convalida degli arresti firmata dal gip del tribunale di Avelino Paolo Cassano viene ricostruita l’intera scena: la vicenda parte da Foggia, dove una pattuglia della squadra mobile della polizia stava dietro a una colonna di cinque vetture rubate inseguite fino al casello autostradale di Cerignola est; il pedinamento prosegue anche in provincia di Avellino.

Sull’Ofantina, all’altezza di Cesinali, tre auto fanno perdere le proprie tracce, due Jeep Compass invece arrivano e si fermano nel piazzale davanti al cimitero del paese. La pattuglia di Foggia, assieme a tre volanti della mobile di Avellino, si piazzano davanti, decidendo di sottoporre a controllo gli occupanti.

Ma il conducente della Jeep bianca tenta la fuga, con una prima manovra tenta di investire due agenti di Foggia e, secondo la descrizione fornita dai poliziotti, sparano un colpo a testa nei loro confronti. Gli agenti rispondono al fuoco; dalla Jeep vengono esplosi altri due colpi di pistola, stavolta verso un terzo agente intervenuto, sfiorandolo alla testa, poi l’auto accelera e si dà alla fuga; per aprirsi la strada puntano un altro agente che rischia di essere investito, intanto i poliziotti esplodono decine di colpi di pistola e forse anche di mitraglietta nei confronti dell’auto.

Mentre vengono arrestati i criminali all’interno dell’altra Jeep, quella nera, rimasta ferma nel piazzale, una pattuglia insegue la Jeep bianca fino ai binari della frazione Villa San Nicola; lì, all’interno dell’auto, con il volto ancora coperto dal passamontagna, troveranno il corpo senza vita di Giovanni Rinaldi, attinto dai colpi di pistola sparati dagli agenti.

Gli altri malvinventi riescono a scappare, uno di loro, il boss foggiano Savino Ariostini, verrà arrestato la mattina dopo.

All’interno dell’auto la polizia non trova nessuna arma. L’unica pistola, una beretta, viene trovata in possesso delle persone arrestate nell’altra Jeep; a bordo delle auto sono stati trovati inoltre una bomboletta di gas butano, 5 bottigliette di liquido infiammabile, ricetrasmittenti, utensili utili allo scasso e 149 chiodi in acciaio a quattro piedi di grandi e piccole dimensioni (Kalashnikov e bombe a mano e altre armi pesanti, secondo le fonti investigative foggiane, erano a bordo di una Stelvio, una delle tre auto riuscite a far perdere le proprie tracce).

Dai primi test della polizia scientifica di Napoli non risultano tracce di polvere da sparo nella Jeep Compass bianca; tra gli oltre cinquanta colpi sparati e ritrovati sul piazzale sono in corso le analisi balistiche per individuare bossoli e ogive di armi non appartenenti alle forze dell’ordine, per confermare la ricostruzione degli agenti sui proiettili esplosi anche dai criminali: si attendono gli esiti delle perizie.

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