Sanità: Se la Gelmini semina guai e noi del Sud dormiamo
La Sanità resta al centro dei pensieri del presidente della Campania. E si capisce. Fu il perno della sua campagna elettorale nel 2015, quando vinse contro l’uscente Caldoro il cui successo era dato per scontato.
Ancora la Sanità, grazie all’ottima gestione politica del Covid, è stata la forza trainante del suo 70 per cento di consensi che nel 2020 lo ha visto di nuovo trionfare sull’eterno avversario pupillo napoletano di Berlusconi.
Ed è la Sanità il principale campo di battaglia sul quale si deciderà l’esito – in termini di efficienza ed efficacia dell’azione complessiva del governo regionale – di questo secondo mandato, forse non l’ultimo, di De Luca a Palazzo Santa Lucia. Sono all’ordine del giorno dell’attuale fase amministrativa, infatti, da una parte la grande sfida della Medicina Territoriale, dall’altra la risoluzione finale della “Guerra Santa” avviata anni addietro dal governatore sullo scandaloso, devastante criterio della “spesa storica” quale parametro principale – a discapito della Campania e dell’intero Sud – nell’assegnazione delle risorse statali per l’ambito sanitario.
La Guerra Santa di De Luca. Non è una esasperazione lessicale. La metafora è del tutto appropriata, considerato il vento politico – leggi pure attenzione – che spira ancora una volta in direzione Nord. Il Mezzogiorno d’Italia vive la sventura – è questo il fatto, ahinoi! – di ritrovarsi nel governo Draghi una ministra per gli Affari regionali e le Autonomie in conflitto con il suo partito, Forza Italia, e in fase di “innamoramento” con la Lega per necessità elettorale (le candidature alle politiche 2023). La sventura è che la proposta di riforma del federalismo (Autonomia rafforzata) sia tornata al pettine e presentata proprio dal suddetto ministro, che è Mariastella Gelmini.
Allucinazioni deluchiane, sospetti infondati, solite lamentazioni “sudiste”? Tutt’altro, Signore e Signori. Ci sono fatti concreti e perfino scritti. Uscita dalle grazie di Berlusconi – perché un certo giorno della sua vita ha scoperto di essere nata politicamente autonoma, circostanza che una qualsiasi “levatrice” della nostra storia repubblicana smentirebbe senza se e senza ma – uscita dalle grazie dell’ex Premier, dicevamo, la Gelmini sta cercando l’ombrello protettivo dalle parti del centrodestra più consone alla sua collocazione, diciamo così, “geopolitica”. Chi meglio della Lega, ossia di Salvini, potrebbe mai offrirle una candidatura? E quale pegno più apprezzabile potrebbe mai essere che una proposta di Autonomia rafforzata come piace ai leghisti duri e puri?
Detto, fatto. Al di là dei dettagli, indovinate su quale architrave poggia la “grande innovazione” partorita dalla mente della Gelmini. Certo, troppo facile, addirittura scontato. È il paramento della “spesa storica” per quantificare e distribuire le risorse: una coltellata mortale al Sud, se passasse questa gravissima, scandalosa impostazione.
Il problema è che – seppure condivisa, incoraggiata, applaudita dalla totalità del personale medico, paramedico e amministrativo, da sindaci e consiglieri comunali e dalle parti sociali della Campania e del Sud, e ci mancherebbe che non fosse così! – la Guerra Santa di De Luca, su questo aspetto, di fatto la sta combattendo solo lui. È assente il Partito Democratico (il segretario nazionale Letta è ancora impegnato a raccogliere rose per il leader 5Stelle, Conte, quando ormai sarebbero più appropriati i crisantemi!); sono invisibili i segretari nazionali, regionali, provinciali e dei circoli locali di tutti gli altri partiti; sono assenti i presidenti e i consiglieri delle regioni meridionali; sono assenti o quanto meno silenziosi i sindaci; non si vede, sul tema, barba di sindacalista incazzato od anche sereno nemmeno se gli offri il barbiere gratis; non parlano gli industriali e i commercianti; nulla dicono gli ordini professionali di medici, infermieri e di tutte le altre categorie dello spirito pur sempre pronte ad alzare l’indice quando si tratta di rivendicare le patate bollite con un pizzico di sale.
Ecco, in questa solitudine di De Luca sulla trincea istituzionale, politica e sociale, non è difficile indovinare il rischio molto alto di un esito funesto della Guerra Santa per il Sud. La questione è che non si può aspettare l’autunno per renderlo “caldo” in piazza o in altre sedi. La partita si sta giocando già adesso nelle stanze ovattate del potere che conta, con l’aggravante che questa materia può rientrare nel gioco più largo dei tanti interessi oggetto di contrattazione tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Nel caos, si sa, poi tutto è possibile.
Insomma, e in conclusione, è qui e subito che bisogna alzare le barricate e sparare tutte le cartucce disponibili. Al mare si può sempre andare. Si interessassero di queste cose serie e drammatiche i consiglieri regionali, a cominciare da quelli della Campana, quindi anche gli irpini, invece di fare il tifo per questo o quel direttore generale di Asl o di Azienda ospedaliera: possiamo disporre dei migliori manager che ci sono in giro per l’Europa; ma se resta in piedi il parametro della spesa storica, essi non potranno fare altro che rimirarsi l’ombelico.
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