Rispecchiarsi nella solitudine

(F.G.) Per l’importanza che riveste e la sostanza che condividiamo appieno, collochiamo volentieri nello spazio degli Editoriali il “pezzo” di Mirella Napodano

– di Mirella Napodano –

Rifugiarsi tra le spesse mura del complesso monumentale del Carcere Borbonico di Avellino per cercare riparo dalla canicola “al fresco” di quelle storiche sbarre, mentre infuria l’implacabile calura fuori stagione di un evento atmosferico denominato Annibale dai meteorologi per la sua tracotante inclemenza, può sembrare un artificio da intellettuali sopra le righe, in vena di stravaganze, al punto che me ne stavo quasi convincendo anch’io, dubitando per l’afa insopportabile di riuscire a concludere nel migliore dei modi questa seduta di verifica finale del Service affidatomi dal Governatore del Distretto Lions 108Ya. L’argomento mi era parso gradito dal primo momento della nomina, ritenendolo adatto alle mie corde: Solidarietà in tempo di Covid: Benessere psicologico per vincere solitudine e isolamento sociale. E chi non ha sofferto di solitudine in quei giorni di pandemia dal tempo sospeso? E se è successo a noi adulti, che tipo di esperienza devastante sarà stata per i ragazzi, ed in particolare per gli adolescenti, che in quel periodo stavano vivendo le loro relazioni sociali più significative – forse per la prima volta – con intensità e consapevolezza?

Ma ecco all’improvviso una frotta di giovani invadere la Sala Ripa dello storico carcere, già teatro per anni – con la benevolenza della Soprintendenza ai Beni Culturali – dei laboratori di Filosofia della Cittadinanza, da me inaugurati anni orsono in città in nome e per conto dell’Aps AMICA SOFIA, per la ricerca e la diffusione delle pratiche di filosofia dialogica nella scuola e nella società. I volti dei ragazzi sono accaldati, ma gli sguardi si incrociano con vivacità nell’attesa di sentirsi ancora una volta protagonisti di un evento culturale che li riguarda molto da vicino. Anzi, per dirla tutta, un evento che hanno contribuito in prima persona a creare – e di cui oggi stiamo per valutare le risultanze – formulando un Questionario di venti item sulle loro condizioni di vita in un momento in cui l’assurda ed impensabile irruzione di un virus (non un essere vivente!) nella routine quotidiana aveva bruscamente interrotto i riti rassicuranti della loro adolescenza. Niente più discoteca né aperitivi negli affollati bar della movida cittadina; annullate le gite scolastiche; sospesa perfino la frequenza fisica di quelle aule una volta vituperate come sede di noiosi doveri e adesso invocate come insostituibili luoghi di socializzazione.

Qualche maligno ha perfino ironizzato dicendo che c’è voluta una pandemia per fare amare la scuola agli studenti, per fargli scoprire quel batticuore improvviso che ti coglie quando qualcuno ti guarda negli occhi come se ti vedesse per la prima volta; quando i compagni ti consolano per un compito andato male; quando un prof ti incoraggia in uno di quei momenti di inguaribile tristezza che colgono all’improvviso gli adolescenti, come fa un temporale estivo sul crinale assetato ed arso di una collina. E proprio come alpinisti a mezza parete, senza poter decidere di tornare indietro né avere la forza di andare avanti, questi ragazzi si sono spesso rifugiati in una solitudine rancorosa, vissuta dietro gli schermi dei social virtuali da cui non riuscivano a separarsi, impegnati com’erano a delegare ad essi ogni opportunità di comunicazione interpersonale. Tuttavia, giorno dopo giorno, qualcuno ha anche cominciato ad intravvedere una vaga possibilità di vivere la solitudine come opportunità creativa e non come mero isolamento sociale; molti si sono rifugiati nella scrittura, finalmente vissuta non più come dovere scolastico, ma come terapeutica evasione dalla realtà, originata dal bisogno primordiale di lasciar traccia di sé.

Guardo questi ragazzi – ormai numerosi nella sala – sforzandomi di apparire incoraggiante in un clima socio-emotivo (e meteorologico) così sfidante. Il Service mi ha offerto l’opportunità di riflettere su queste tematiche, dovendo esercitare la funzione di componente per la Campania dell’omonimo Comitato Distrettuale Solidarietà in tempo di Covid. Al momento della mia nomina, la situazione pandemica era ancora grave e rischiava di paralizzare ogni iniziativa, mentre era dominante l’incertezza sull’efficacia del vaccino; la reazione più immediata delle persone era quella di rifugiarsi in un individualismo estremo, nella speranza di poter esercitare una più efficace protezione personale. Molti dati statistici rivelavano che i danni psicologici più gravi dell’isolamento sociale si stavano verificando proprio nella popolazione adolescenziale, in cui si prospettava il rischio di depressione (in particolare della temuta Sindrome di Hikikomori).

Il focus del Piano d’azione del progetto si è pertanto concentrato sull’emersione e sul trattamento delle criticità psicologiche imputabili alla perdita delle relazioni in un significativo campione (350 soggetti) di studenti dei Licei irpini, mediante l’utilizzo del metodo di Filosofia dialogica Creature variopinte, da me brevettato anni fa presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Tale strategia didattica – già ampiamente sperimentata in Italia – è volta ad incoraggiare la cooperazione cognitiva ed emotiva peer to peer in presenza e/o in DAD. Contestualmente a questa esperienza, si è proceduto allo svolgimento di un compito di realtà, cioè alla formulazione del Questionario da parte degli stessi studenti. In pratica, la classe III C del Liceo Scientifico “De Caprariis” di Atripalda ha aderito alla mia proposta per realizzare un’esperienza di flipped classroom: una modalità laboratoriale molto avanzata e ancora poco diffusa, in cui sono gli studenti stessi a preparare l’argomento da trattare in classe. Il lavoro della redazione del Questionario è stato portato a termine in presenza – con il coinvolgimento della docente di Filosofia prof. Rosanna Benevento – tramite un esercizio di introspezione personale e collettiva. Si è dato vita così ad una sequenza di venti domande strutturate in ambiente Google, che sono state poi somministrate in tutte le classi della scuola e in alcune sezioni del liceo Linguistico ‘Imbriani’ e del liceo Classico ‘Colletta’ di Avellino. Tabulazione e percentualizzazione dei dati sono avvenute in automatico, calcolate attraverso le procedure previste dallo stesso modulo digitale adottato. Il Service si è poi concluso con l’evento celebrativo al Carcere Borbonico, in cui le risultanze del Questionario sono state commentate dal noto psichiatra e psicoterapeuta irpino Sabatino Manzi, attraverso un ampio dibattito con gli studenti e con il numeroso pubblico presente in sala, nonostante la crisi climatica manifestata da un’anomala, rovente primavera, che non lascia certo presagire una stagione estiva dalle note rilassanti e distensive.

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