“Verso Sud”. Ma cambiando mentalità

Ho letto con grande interesse l’ottima intervista all’editore calabrese Fiorindo Rubbettino raccolta da Generoso Picone, credo a margine del Forum di Sorrento “Verso Sud”, e pubblicata ieri da “Il Mattino”.

Il tema è, appunto, il Sud. Il Sud alla luce delle nuove, grandi opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il Sud con la sua “Questione” che di tanto in tanto guadagna le prime pagine dei giornali per poi essere puntualmente riposta nel cassetto delle buone intenzioni. Il Sud che un Premier serio e affidabile, qual è Mario Draghi, incoraggia a mettercela tutta perché “può raggiungere il Nord”. Il medesimo Sud che di fatto ha in sé un potenziale inarrivabile di energie straordinarie ma che, purtroppo, non riesce ancora a fare i conti con il passato: non per rimuoverlo, perché la storia comunque non scompare, ma per circoscrivere e azzerare definitivamente le voci di verificata, frenante criticità del suo bilancio politico e sociale.

Ho espresso e motivato recentemente una opinione molto negativa sulle reali possibilità che il Sud possa imboccare la strada giusta per la ripresa solo confidando nella generosa, ancorché doverosa, riserva del 40 per cento dei fondi Pnrr. Ho scritto e riscritto – invero senza alcuno sforzo di fantasia, trattandosi di cosa assolutamente già detta, risaputa, addirittura ovvia – che senza un radicale mutamento di mentalità dell’attuale classe dirigente politico-amministrativa – ma anche di quella imprenditoriale, sindacale e professionale – non basterebbe nemmeno un ipotetico pozzo di San Patrizio per mettere il Mezzogiorno d’Italia sui binari giusti dell’Alta Velocità, non limitata ai treni, bensì applicata ai processi di sviluppo.

Ho constatato, con grande sollievo mentale, che l’editore calabrese di successo giunge alle stesse conclusioni. Per carità – s’intenda! – nessuna rivendicazione di primogenitura e men che meno vanità autocelebrativa: l’ho appena ricordato, si tratta di considerazioni oggi addirittura ovvie, essendo già state intuite, elaborate, riviste e corrette decenni addietro dal meglio del Pensiero meridionalista del nostro Paese.

Il problema, come spesso accade, è che l’ovvietà, intesa nel senso letterale di evidenza inequivocabile, viene sistematicamente marginalizzata nel passaggio dal pensiero all’azione, proprio perché è ovvia, data per scontata: se si preferisce, è come se ciascuno si convincesse che spetta ad altri, e non anche a se stesso, cambiare mentalità nell’azione politica, imprenditoriale, sindacale, professionale: insomma nell’essere “cittadino” del Sud.

Ho messo a confronto, e ve ne do subito conto, il pensiero di Rubbettino sul Mezzogiorno – “rubato” dall’intervista di Picone – e quello espresso dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna (anche lei nata e cresciuta nel Meridione), a conclusione della due giorni di Sorrento di cui ella stessa è stata intelligente ed operosa promotrice.

Per spiegare che la svolta del Sud è praticamente impossibile con questa classe politica, l’editore dice: “La nuova visione del Sud in realtà c’è già e da tempo. Poi, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, ecco che ricompare l’antico dramma del Mezzogiorno, quello della classe politica…. Pesano clientele e criminalità”.

Dice la ministra: “Dimenticatevi il Sud che è esistito fino a ieri. Ne sta nascendo un altro, più giusto, più moderno, più efficiente, più europeo, più collegato, capace di offrire pari dignità ai suoi cittadini, ma anche di attrarre investimenti nazionali e internazionali”.

Lette in filigrana, le opinioni dell’imprenditore e della politica sul Sud com’è oggi rinviano in qualche misura alla contrapposizione gramsciana tra il Pessimismo della Ragione e l’Ottimismo della Volontà. Forse la soluzione, ancora in senso gramsciano, è uno sforzo di volontà maggiormente creativo del pensiero politico, ma soprattutto dell’azione concreta dei partiti, affinché non prevalga la rassegnazione indotta dall’analisi fattuale d’una realtà politica – ahinoi! – non proprio incoraggiante. E dunque ci risiamo: poiché è utopia allo stato puro immaginare che si possa sostituire con la bacchetta magica l’attuale classe dirigente meridionale, proviamo a sforzarci un po’ tutti a cambiare mentalità. Non è impresa facile e costa sacrifici. Ma è doveroso tentare. L’alternativa è la “vittoria” devastante del Pessimismo della Ragione.

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