Tuel, conto alla rovescia per la riforma: si va verso il terzo mandato per i comuni sotto i 15mila abitanti
Sindaci liberi da ogni responsabilità sul funzionamento dei servizi , degli uffici e sull’esecuzione degli atti. Tutto ricadrà sui dirigenti.
Conto alla rovescia per la riforma del Testo Unico Enti Locali, arrivata sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Due gli aspetti più significativi di una rimodulazione che, se confermata, si tradurrà in una vera e propria rivoluzione.
In primo luogo, la riforma introduce una separazione più netta delle competenze dei sindaci rispetto a quelle dei dirigenti. Questi saranno responsabili, in via esclusiva, dell’attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati. In attuazione del principio di separazione tra responsabilità politica e responsabilità gestionale, spetterà ai sindaci (e ai presidenti di provincia) esercitare le funzioni di indirizzo politico-amministrativo, definire gli obiettivi e i programmi da attuare e verificare la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa e della gestione agli indirizzi impartiti. Ma, rispetto a quanto prevede oggi la norma, i primi cittadini non dovranno più sovrintendere al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti perché questi saranno compiti attribuiti in via esclusiva ai dirigenti.
Una scelta in linea con l’impostazione data dalla riforma Bassanini, ormai oltre venti anni fa, che tuttavia rischia di acuire il cortocircuito tra livello politico ed amministrativo, che anche nella nostra provincia, a partire dal capoluogo, ha determinato immobilismo e ritardi. Le nuove disposizioni liberano i sindaci da ogni responsabilità sulle procedure e sugli atti ma, allo stesso tempo, riconosce ai dirigenti il potere di congelare l’azione amministrativa, ovvero la realizzazione del programma di governo.
L’altro aspetto fondamentale della riforma riguarda la possibilità di estendere il terzo mandato anche ai sindaci dei comuni con meno di 15mila abitanti, mentre oggi, come noto, questa possibilità riguarda solo i comuni fino a 5mila abitanti. Evidentemente, qualora questa norma dovesse essere approvata, le conseguenze sulle dinamiche politiche di una provincia come la nostra, costituita da 118 comuni di cui solo soli tre con una popolazione superiore ai 15mila abitanti, sarebbero enormi.
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