“CONTRIBUTI” FEMMINILI TRA REALTÀ E MITO: CLEOPATRA

Se quel nasino di Cleopatra fosse stato un po’ meno all’in su, potrebbe anche essere stato diverso il successivo corso della storia di noi popoli del Mediterraneo, come lei stessa, con i suoi amori anche politici, non avrebbe di certo potuto prevedere.

Ed infatti due uomini dell’antica Roma, tra i più potenti dell’ultimo secolo “ante Christum natum”, nientemeno Giulio Cesare e Marco Antonio, divennero, nel rispettivo tempo, appassionati amatori di quell’ultimo faraone-femmina del morente antico Egitto.

Fu proprio Cesare che, per primo invaghitosi di Cleopatra, depose dal trono il suo giovane fratello Tolomeo (perché aveva fatto uccidere a tradimento Pompeo) e proclamò lei regina d’Egitto (47 a.C.).

E dopo il suo assassinio (44 a.C.), ispirato dai congiurati Bruto e Cassio (“Tu quoque Bruti fili mi!”) subentrò Antonio; che però finì suicida, insieme alla stessa Cleopatra, fattasi mordere da un aspide, a seguito della nota disfatta nella battaglia navale di Azio (31 a.C.), vinta da Ottaviano, imminente primo imperatore Augusto della già repubblicana Roma che fu.

L’aspide, nella tradizione egizia, era sacro al dio Ra; e Cleopatra, con il suo rituale suicida, tornava al padre celeste dei faraoni ed all’immortalità; ma questa donna, apparsa sulla scena terrena come un’improvvisa meteora, fu, sia pur per breve tempo, determinane nel mondo di allora.

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