Omicidio Gioia, la moglie: “Limata picchiava mia figlia e minacciava anche me”

Nuova udienza del processo sul delitto Gioia. Attraverso la testimonianza della moglie in aula il film dell'inferno di quella notte in casa. "Mio marito ferito gridava, mia figlia Emilia cercava di tamponare il sangue, Elena invece era impietrita"

“Ho sbagliato ad ascoltare mio marito, dovevo denunciare a suo tempo Limata: non solo aveva picchiato mia figlia, ma aveva minacciato anche me”. Processo Gioia, in aula il racconto drammatico della notte dell’omicidio di Aldo e di quello che lo ha preceduto da parte della moglie Liana Ferrajolo. È la prima volta che la donna, da quel terribile giorno, rilascia dichiarazioni pubbliche in merito, e lo fa con una ferrea lucidità. “Ricordo perfettamente tutto di quelle ore”: ha iniziato così il suo racconto davanti anche alla figlia Elena, seduta in aula questa volta accanto all’avvocato e non dietro le sbarre, accusata, assieme all’ex fidanzato Giovanni Limata, di aver pianificato e compiuto l’omicidio di suo padre.

“Ero in camera mia, e ho sentito le urla lancinanti di mio marito, sono accorsa in salotto e l’ho trovato seduto a terra davanti al divano in una pozza di sangue” ha descritto accuratamente la signora Ferrajolo rispondendo alle domande del pm, fermandosi per un attimo a piangere a seguito di quel ricordo, imitata dalla figlia Elena che in quel momento ha accasciato il volto sul banco dove era seduta.

Poi la madre è ripartita con inaspettata freddezza: “Ho chiesto più volte continuamente a mio marito chi fosse stato ma mi rispondeva che non lo sapeva, ci diceva solo di stare attente perché l’assassino secondo lui era ancora in casa. Ma dentro non c’era nessuno, mia figlia Emilia cercava di tamponare con un asciugamano il sangue che scorreva a fiotti, Elena invece era impietrita e traumatizzata”. La Ferrajolo ha raccontato poi la corsa in ospedale, dentro l’ambulanza dove ha cercato di rimettere in sesto la mano del marito che era stata tagliata dal coltello usato da Limata, poi dopo poco Aldo morì in pronto soccorso. A quel punto la donna ha raccontato di aver ripreso per un attimo la lucidità e ha suggerito alla polizia di andare a cercare Giovanni Limata, il fidanzato della figlia, dicendosi sicura che fosse stato lui a uccidere il marito.

E in aula spiega perché, descrivendo Limata come un giovane aggressivo, che aveva anche picchiato la figlia, e che minacciò pure lei perché si era rifiutata di far passare insieme ai due giovani il capodanno. “Mi disse che mi avrebbe mandato persone più ‘incisive’ di lui per convincermi”, ha argomentato la Ferrajolo. “Io e mio marito non condividevamo quel rapporto, era diventato per noi una ossessione, si parlava quotidianamente di quello, eravamo preoccupati per nostra figlia; ma con Elena ne discutevamo con calma e lei ci dava ragione. Poi però quando si rivedeva con lui era come soggiogata”, afferma la madre, “mentre lui era ossessionato da lei e sapevo che poteva diventare pericoloso. Lo volevo denunciare per fermarlo, mio marito invece mi convinse a non farlo, per paura di una ritorsione nei miei confronti”.

In conclusione la donna ha descritto il rapporto che avevano il marito e la figlia: “si chiamavano amore e tesoro, ero quasi gelosa, erano affiatati. Non ha mai alzato le mani su di lei e non l’ha mai prevaricata – testimonia smentendo quello che i due ragazzi invece scrivevano tra di loro nelle chat, in cui denunciavano l’atteggiamento oppressivo dei genitori di lei – poi Elena da quando ha conosciuto Giovanni è cambiata, nell’ultimo periodo sembrava schizzata, come una mosca chiusa in un barattolo che cerca disperatamente di uscire”, ha detto la Ferrajolo prima di concludere rispondendo alla domanda dell’avvocato su come avesse reagito dopo aver saputo che la figlia voleva uccidere anche lei e la sorella. “L’amore e il perdono sono cose che si sentono, non si possono spiegare, io ed Aldo abbiamo amato Elena più della nostra vita”, le sue parole prima di un’ultima annotazione. “Limata mi scrisse anche una lettera dal carcere affinché io convincessi Elena ad andare a parlare con lui in carcere. Mi ha scritto che a me ed Emilia non voleva e non avrebbe mai fatto del male, perché se avesse voluto farlo, lo avrebbe fatto ben prima”, l’inquietante rivelazione.

Subito dopo è stata sentita l’altra figlia della donna, Emilia Gioia, che ha confermato la descrizione di quella notte come riportata dalla madre e anche il rapporto tra Giovanni e sua sorella, “spesso la sentivo piangere di sera, ma non mi confessava mai perché”, ha detto in aula Emilia che ha raccontato anche il passato complicato di Elena: alle medie le compagne la bullizzavano per il suo aspetto fisico. “Ne ha sempre sofferto molto”, ha concluso. Prossima udienza il 27 gennaio

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