SEI TU L’AMORE CHE CERCHI
Quando Generoso Benigni mi ha chiesto di recensire il libro di Giusy Pagliuca, la prima cosa che mi ha colpito è stato il titolo, perché accenna ad una ricerca in cui siamo tutti impegnati fin dalla nascita. Certo, ognuno la compie a modo suo, forte della propria unicità, dote individuale unica e irripetibile della cui essenza l’autrice dimostra in più parti del testo di avere piena consapevolezza. Al titolo, già così impegnativo, io mi sono permessa di aggiungere per conto mio in una nuvoletta il pronome ‘tu’ per esplicitare meglio il percorso identitario che vi è sotteso. Dunque, nella frase SEI TU L’AMORE CHE CERCHI, il pronome che ho aggiunto a mio stretto uso personale mi coglie come un benefico pugno in pieno stomaco per ricordarmi di tutte quelle volte in cui la mia ricerca dell’amore – e non solo sentimentale – ha preso una direzione sbagliata causandomi notevoli perdite di tempo e tardivi, inutili rimpianti. Infatti l’amore che cercavo era dentro di me e risultava inafferrabile perché pensavo fosse altrove. E se voglio ricordarlo non è per masochismo, ma per ripassare la lezione e non ricadere sempre negli stessi errori, pur sapendo che sono state proprio certe iniziali fallacie identitarie, insieme agli inevitabili colpi del destino, a rendermi la persona che oggi sono. Certo, ho dovuto imparare a mie spese che non avrei mai trovato quello che cercavo finché non sarei riuscita ad amare me stessa, che è poi l’invito esplicito che Giusy ci fa in questo libro e di cui le sono particolarmente grata. Spesso, nel rincorrere il prossimo per amarlo possiamo incappare nell’errore di dimenticare la seconda parte del divino comandamento, che ci impone contemporaneamente di amarlo come noi stessi. E mai regola imposta dall’alto fu – per quanto mi riguarda – più salutare.
E l’invito pressante che Giusy ci rivolge in quest’opera, che è quasi un manuale del potere trasformativo, è quello di amarci attraverso la bellezza che cura; si direbbe un’estetica della cura sui, un invito ad apprezzare il viaggio delle nostre emozioni. E’ un percorso che da alcuni anni stiamo cercando di realizzare in AMICA SOFIA inaugurando una filosofia delle emozioni, che entra a buon diritto nelle nostre pratiche dialogiche per vivificarle dall’interno, con l’auspicio di rafforzare il potere personale dei dialoganti. Scoprire che quello che andiamo cercando tutt’intorno per essere felici in realtà è dentro di noi ci aiuta ad affrontare la sfida dell’incertezza, in cui oggi più che mai siamo immersi e ci sprona a dialogare con l’ignoto, quasi inverando l’affermazione di Nietzsche secondo cui il futuro influenza il presente quanto il passato. E’ ancora un invito ad abbandonare le proprie certezze portandosi addosso le inevitabili paure, un po’ come capitò ad Abramo quando a settantacinque anni udì una voce dall’alto che gli imponeva di lasciare la sua patria, la casa di suo padre per andare nel paese che Dio gli avrebbe indicato. Infatti, la vera bussola delle nostre peregrinazioni è nel paradosso del cuore. Per una donna dei nostri tempi, il migliore invito da ricevere è quello di viaggiare verso sé stessa fino a congiungere il suo genio creativo con lo scopo della vita.
Il libro di Giusy si giova di una scrittura fortemente emozionale, scandita di immagini vivide, a tratti addirittura tenere e carezzevoli, quasi premurose delle fatiche del lettore, che viene invitato ad essere disponibile a debuttare ogni giorno nella gestione consapevole dei pensieri e delle emozioni, che sono i veri ‘decisori’ della sua vita. E qui echeggia l’augurio rivolto da Pasolini a Tonino e Graziella nel film-documentario Comizi d’amore: “Al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore.” Quale miglior augurio potrebbe darsi ad una coppia se non questo amarsi con piena consapevolezza! La felicità infatti non va definita, ma vissuta.
E poi ci sono i bagni nel grano, l’orto di nonna Maria, lo stupore della natura in cui tutto è connesso, mentre sperimenti forse per la prima volta il tuo dasein, quell’esserci che ti implora di difendere per sempre la tua irriducibile e talvolta disperante unicità. Non c’è traccia in questo libro della fatica del comunicare l’incomunicabile, che forse si dà per scontata, lasciandola nel limbo dell’implicito o risolvendola nella meravigliosa scoperta di possedere già quello che si sta cercando. Il tema filosofico della ricerca dell’amore connesso all’identità trova nel biblico Cantico dei Cantici (3,1-4) la sua più alta espressione poetica:
Così dice la sposa: “Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia… Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: – Avete visto l’amore dell’anima mia? – Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l’amore dell’anima mia.
La donna, la sposa, diventa mendicante d’amore: cerca l’amore dell’anima, quello che non delude e finalmente capisce che lo può trovare solo dentro di sé. L’amore dell’anima è sempre dentro di te. Gli amori della vita scappano via, cambiano, tradiscono e si perdono. L’amore dell’anima non ti lascia mai: scoprilo e rispondi con lo stesso amore per non perderlo più.
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