FACCIAMO PRESTO!
(F.G.) Per l’importanza che riveste e la sostanza che condividiamo appieno, collochiamo volentieri nello spazio degli Editoriali il “pezzo” di Clara Spadea
di Clara Spadea
Potrebbe sembrare una coincidenza voluta, ma credo sia solo un caso che la sentenza di assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” nei confronti del giovane Alessandro Pompa che nel 2020 uccise il padre per legittima difesa, venga emessa dalla Corte di Assise di Torino in concomitanza della giornata contro la violenza sulle donne.
Sentenza di certo non semplice, data l’imputazione di omicidio volontario aggravato dal grado di parentela.
Eppure questa volta i giudici hanno saputo comprendere, focalizzare l’attenzione sui punti giusti, hanno saputo sentire davvero l’atmosfera di paura cui era perennemente sottoposta la famiglia Pompa, lo strapotere violento del padre, l’aggressività verbale e fisica che aleggiava in quella casa soprattutto a danno della mamma, al punto da spingere il ragazzo ad un gesto disperato.
Lì dove, dopo la morte del signor Pompa, sarà stato necessario arieggiare a lungo le stanze per far andare via il tanfo di violenza e di paura che tutto di sé aveva impregnato. E forse ancora oggi sarà necessario farlo, per poter dimenticare.
Il fatto di cronaca è ben noto: Alessandro giunge a questo gesto estremo per difendere la madre ed il fratello da una ennesima concreta minaccia del padre usata nei loro confronti. E si sa, i temporali iniziano sempre con poche gocce d’acqua, ma possono trasformarsi in nubifragi!
È quanto accaduto nella psiche di questo ragazzo, vissuto sino a quel 30 aprile 2020 in una famiglia che subiva quotidianamente l’inferno causato dalle ossessioni e dall’irascibilità del padre soprattutto a danno della madre minacciata di continuo di essere ammazzata unitamente ai suoi due figli.
Il 25 novembre, come ho detto, è la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Ma diciamolo, ogni giorno si dovrebbe combattere contro ogni forma di violenza: sulle donne, sui bambini, sugli anziani, persino sull’ambiente.
Tutti dovremmo ripeterci come un mantra, rubando la frase che si leggeva su Il Mattino di Napoli in occasione del terremoto del 23 novembre 1980, “FATE PRESTO!”.
Dovremmo tutti impegnarci da subito per combattere ogni forma di violenza, ognuno nel proprio ambito.
Non c’è più tempo!
Troppe le donne che quotidianamente sono vittime della violenza maschile, troppi i bambini bullizzati o abusati in questa società che appare, nonostante tutto, sempre più intorpidita nei valori, rassegnata, chiusa in se stessa.
Chissà che aria respirano, di cosa si nutrono questi mostri, questi bulli, questi ladri di dignità il cui numero cresce in modo preoccupante!
E allora ogni genitore dovrebbe sempre ricordare che la famiglia è il primo piccolo universo in cui cresce, respira, si nutre il suo bambino, che proprio lì apprenderà i rudimenti dell’amore e del rispetto per se stesso e per gli altri.
Siamo noi genitori, prima ancora di ogni altra cosa, a poter formare futuri onesti lavoratori o persone violente e squilibrate, a cercare di creare delle barriere a difesa dei messaggi negativi che a volte provengono dalla società e dai media.
Abbiamo dunque un perenne obbligo morale di dedicare ai nostri bambini attenzione, amore, tempo, rispetto, protezione, ascolto e dialogo, per far sì che conoscano presto il significato della dignità e della giustizia, che imparino a provare sdegno verso le ingiustizie o qualsiasi atto di violenza e che lo urlino al mondo intero.
Ricordo che ai tempi del liceo, presa dai problemi adolescenziali e dall’incomprensione che avvertivo da parte degli adulti, mi dicevo di come sarebbe stato importante che nella scuola vi fossero degli psicologi capaci di indirizzare i professori ad una maggiore comprensione verso le problematiche di noi alunni.
Oggi finalmente si parla di psicologia nella scuola e di metodi, come sostiene il professor Umberto Galimberti, (filosofo, accademico e psicanalista), utili anche per abituare i ragazzi a “problematizzare”, ovvero ad avere un atteggiamento filosofico che faccia mettere in discussione le proprie idee.
Un modo, insomma, per farli crescere più sani e consapevoli, magari per ridurre così lo spazio vitale ai “mostri” e annientarli sin da subito.
Ma bisogna fare presto!
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