Se lo scandalo del tesseramento Pd finisce a tarallucci e vino
Sembra che lo scandalo delle 10.400 iscrizioni al Pd irpino si vada risolvendo nel modo classico della peggiore politica riassumibile metaforicamente nei versi – peraltro diventati proverbiali–d’una intramontabile canzone napoletana scritta e musicata, nel lontano 1944, rispettivamente da Peppino Fiorelli e Nicola Valente.
Ve ne ricordiamo un pezzetto: “Tarantella, facennoce ‘e cunte, / nun vale cchiù a niente / ‘o ppeccomme e ‘o ppecché. /… Basta che ca ce sta ‘o sole, / ca c’è rimasto ‘o mare, / ‘na nenna a core a core, / ‘na canzone pè cantà. / Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, / chi ha dato, ha dato, ha dato / scurdammoce ‘o ppassato, / simmo ‘e Napule paisà…”.
Insomma, uno scandalo di etica e morale politica, di valori buttati alle ortiche, di personalismi esasperati capaci di bruciare ogni idealità, d’ingordigia di potere e carriere, che finisce a tarallucci e vino, invero più vino che taralli, alla faccia di chi nel Pd ha militato e milita per passione e fede, e di chi il Pd ha votato, ma chissà se continuerà a farlo, perché –nella frittata populista, demagogica e priva di pensiero ch’è diventata la politica italiana – in questo partito scorgeva ancora qualche fiammella in grado di accendere il fuoco della speranza.
Sembra che lo scandalo delle 10.400 iscrizioni, oltre la metà delle quali effettuate nell’arco delle ultime 48 ore utili, si vada dissolvendo in un “accordo spartitorio di potere” tra le principali componenti del Pd – i deluchiani e i decariani – come se nulla fosse accaduto, nel nome di una “ragion di partito” che ha collezionato tanti “torti”, negli anni recenti, da essere addirittura finita, la “ragione”, in Tribunale.
Tra oggi e domani si conosceranno meglio i termini della spartizione a tavolino – con l’avallo del Nazareno, si badi! – di posti e posticini, poltrone e poltroncine, sedie e sgabelli del patrimonio istituzionale e delle aziende partecipate d’Irpinia. Per ora l’unica certezza è che – al di là di chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, e chi ha dato, ha dato, ha dato – questo tentativo di scordarsi del passato avrà soltanto effetti fittizi, fragili e molto provvisori. E tanto per un motivo così semplice da banalizzare ancor di più la Tarantella pseudo-politica che i diversi attori in scena hanno deciso di ballare. Il motivo è che la “pace” tra i due correntoni del Pd prescinde da tutte le cause che avevano generato la guerra, dunque è una pace ipocrita, una pace di reciproche convenienze personali dei protagonisti in copione che nulla hanno a che vedere con la politica e con il mandato di rappresentanza della base del partito. Detta altrimenti, è una pace destinata a durare fin quando uno dei galli in campo non si rimetta a cantare: considerata la qualità dei galli, c’è da scommettere che non attenderemo più di tanto.
Oltre tutto il concetto di Tarantella, nel caso in esame, è lapalissiano: mancando gli organismi di partito nel Pd irpino, chi e a quale titolo tratta gli accordi? Forse in nome e per conto dei diversi pacchetti delle 10.400 tessere fatte e che hanno fruttato al Nazareno la parte del leone dei 200mila euro incassati? Attenti a sposare questa tesi, ci permettiamo di suggerire ai protagonisti e alle comparse della Tarantella. Attenti, perché significherebbe portare motivi probanti alla definizione di “scandalo” del tesseramento Pd: l’iscrizione è personale, individuale, spontanea e politicamente motivata. I cosiddetti pacchetti di tessere rientrano in una diversa categoria, che è merceologica, roba da mercato, niente a che fare con la Politica (si noti, please, la P maiuscola: vogliamo sottolinearlo perché l’attuale segretario del Pd, Enrico Letta, dichiarò d’aver lasciato Parigi per il Nazareno al solo scopo Alto e Nobile di riportate la Politica – riecco la maiuscola – nel Pd).
Oltre tutto, chi ha sospeso tutte le procedure per il congresso già fissato al 10 dicembre è la segreteria nazionale del Partito, mica un qualsiasi Pinco Palla dell’Irpinia o del Sannio. E la sospensione, vale ricordarlo, è stata motivata dal Nazareno con la necessità di “rigorose verifiche” su un tesseramento sospetto, ovvero, e appunto, sui famigerati “pacchetti” di tessere.
Ora, è anche comprensibile, in un’ottica squisitamente mercantile, che al Pd nazionale non dispiaccia affatto rimpinguare le proprie casse piangenti con quei 200mila euro dei Signori Irpini delle tessere. Epperò, dobbiamo metterci d’accordo: questo è il nuovo Pd di Letta e Compagni o è il surrogato del Pd di Renzi e Amici suoi?
Ma tant’è: un Nazareno che avalla trattative tra i correntoni del Pd irpino delegando allo scopo ancora il commissario Bordo, ossia il commissario che ha gestito la fase del tesseramento “a pacchetti” senza colpo ferire, non è proprio il massimo per un partito che vuole riportare in auge la Politica con la P maiuscola. Amen!
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