L’inquinamento e le tantissime morti evitabili

(F.G.) Per l’importanza che riveste l’argomento, e per la nostra piena condivisione di come è stato analizzato, pubblichiamo volentieri nello spazio degli Editoriali la riflessione sul tema Inquinamento che abbiamo richiesto al Medico - Pubblicista Franco Finelli.

di Franco Finelli (Medico – Pubblicista)

I recenti dati dell’Agenzia Europea dell’ambiente vanno attentamente studiati, per ben comprendere il reale impatto dell’inquinamento dell’aria sulla nostra salute.
L’Italia è in testa alla classifica per le malattie più comuni provocate dall’inquinamento e per le quali si registra la maggiore mortalità evitabile. Le malattie in discussione sono quelle cardiache, l’ictus, le polmonarie e il cancro ai polmoni. L’Italia è al secondo posto per morti evitabili da particolato e ozono tra i grandi Paesi dopo la Germania, ma al primo posto per le morti da biossido di azoto.
Dal report dell’Agenzia Europea emerge che l’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte prematura e malattie ed è il più grande rischio per la salute ambientale in Europa.

Nel 2019, l’inquinamento atmosferico (anche se in misura minore rispetto al 2018) ha continuato a causare un onere molto significativo di morti premature e malattie nei 27 Stati membri dell’UE: 307.000 morti premature attribuite all’esposizione cronica al particolato fine; 40.400 morti premature attribuite all’esposizione cronica al biossido di azoto e 16.800 morti premature dovute all’esposizione acuta all’ozono.
Purtroppo l’Italia figura ai vertici di questa classifica, considerando in particolare i grandi Paesi Europei. Complessivamente nel nostro Paese sono state quasi 64.000 le morti evitabili per inquinamento per un totale di 645.000 anni di vita persi.

C’è da dire, però, che rispetto al 2005, nel 2019 le morti premature attribuite all’esposizione al particolato fine sono comunque diminuite del 33% nell’UE-27. Se questo tasso di riduzione delle morti premature verrà mantenuto in futuro, l’Unione Europea dovrebbe raggiungere l’obiettivo del piano d’azione per l’inquinamento zero. Tuttavia, sempre secondo le stime dell’Agenzia Europea dell’ambiente, si sarebbe potuto ottenere già nel 2019 un risultato significativo con la riduzione di almeno il 72% rispetto ai livelli del 2005 se la nuova guida dell’OMS sulla qualità dell’aria per PM 2,5 di 5 microgrammi/m3 fosse stata raggiunta in tutta l’Unione Europea già nel 2019. In termini assoluti avrebbe voluto dire 178.000 morti in meno (-55%) nel 2019 rispetto ai 307.000 decessi evitabili stimati.

La qualità dell’aria in Europa è stata comunque migliore nel 2019 rispetto al 2018, il che ha comportato anche e soprattutto un minor impatto negativo sulla salute. Il calo dell’inquinamento segue una tendenza a lungo termine, guidata da politiche volte a ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria. Il piano d’azione dell’Unione Europea per l’inquinamento zero fissa l’obiettivo di ridurre il numero di morti premature dovute all’esposizione al particolato fine di oltre il 55%, rispetto al 2005, entro il 2030. Secondo l’analisi dell’Agenzia Europea per l’ambiente (AEA), si è sulla buona strada attualmente per raggiungere l’obiettivo, poiché il numero dei decessi è diminuito di circa un terzo dal 2005 al 2019.

I maggiori rischi per la salute in termini di morti premature e anni di vita persi attribuibili all’esposizione al particolato fine (PM 2,5) sono stimati per i Paesi con alcune delle più grandi popolazioni, vale a dire in ordine decrescente, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Francia. L’Italia in particolare presenta ben 49.000 morti premature, equivalenti a 504.500 anni di vita persi. Per intenderci il particolato è l’insieme delle sostanze solide o liquide sospese in aria (aerosol atmosferico), ed è uno degli inquinanti più frequenti nelle aree urbane. È stato classificato come carcinogeno ovvero in grado di causare tumori o favorirne l’insorgenza e la propagazione. Proviene in particolar modo da processi di combustione e dal traffico veicolare (particolato primario). Il PM 2,5 è la forma più fine, con maggior possibilità di penetrazione nelle vie aree dell’uomo.

I maggiori rischi per la salute in termini di morti premature e anni di vita persi attribuibili all’esposizione al biossido di azoto (NO2) sono stimati per i paesi con alcune delle più grandi popolazioni, vale a dire, in ordine decrescente, Italia, Spagna, Germania, Regno Unito e Francia. L’Italia in particolare presenta 10.640 morti premature e 107.600 anni di vita persi. Il biossido di azoto è un gas, altamente tossico e irritante. Essendo più denso dell’aria tende a rimanere al suolo. Viene prodotto da tutti i processi di combustione ad alte temperature (impianti di riscaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali), per ossidazione dell’azoto atmosferico. È irritante per l’apparato respiratorio (bronchiti, edemi polmonari e decessi) e per gli occhi. Per quanto riguarda i maggiori rischi per l’esposizione all’ozono, l’Italia presenta 3.170 morti premature e 33.200 anni di vita persi. L’esposizione cronica all’ozono comporta cambiamenti significativi nelle vie aree a livello dei bronchioli. Concentrazioni elevate causano irritazione all’apparato respiratorio, tosse ed un senso di oppressione al torace con difficoltà respiratorie fino all’edema polmonare.

Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, ha affermato: “Investire in un riscaldamento più pulito, mobilità, agricoltura e industria migliora la salute, la produttività e la qualità della vita per tutti gli europei e soprattutto per i più vulnerabili. Questi investimenti salvano vite e aiutano anche ad accelerare i progressi verso la neutralità del carbonio e una forte biodiversità”, indicando, in tal modo, la via maestra da seguire per uscire dalla fase tragica. E a supporto di quanto detto, Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa, ha aggiunto: “Respirare aria pulita dovrebbe essere un diritto umano fondamentale. È una condizione necessaria per società sane e produttive”, accogliendo con favore il lavoro svolto dall’Agenzia Europea dell’ambiente, “che ci mostra tutte le vite che potrebbero essere salvate se i nuovi livelli di qualità dell’aria fossero raggiunti, fornendo ai responsabili politici solide prove sull’urgente necessità di affrontare questo onere sanitario”.

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