La bambina “rifiutata”
Certo, sarebbe sempre bene che ci astenessimo dal giudicare gli altri, soprattutto poi se poco o nulla sappiamo in proposito.
Così, ad esempio, della vicenda della “bimba rifiutata” cosa si sa?!
Solo che una coppia (ma non se ne conosce l’età, elemento invece rilevante) decide di mettere al mondo un figlio, ma di farlo attraverso la “maternità surrogata”, ovvero di far crescere il proprio bimbo/feto nel corpo di una donna che, suppongo, si presti a tanto per motivi economici.
Non si conosce il motivo di una simile scelta, se cioè legata a motivi di salute della madre o a motivi più banali. Ma propendo per la prima ipotesi, in quanto non riesco a pensare al desiderio di una maternità scevra dalla magia del sentir crescere dentro di sé la propria creatura.
Si sa pure che dopo la nascita della piccola in quel di Kiev, i neo genitori rientrano in Italia ma lasciandola lì affidata ad una baby sitter pagata per questo, fino a che ad un certo punto smettono di farlo senza alcun preavviso, semplicemente scomparendo “da ogni radar” ucraino. E non è dato sapere se ciò avviene perché magari la neonata non corrispondeva alle loro aspettative!
Dunque, sono sconosciute troppe circostanze per poter esprimere, sia pure ognuno dentro di sé, il proprio sdegno o dispiacere per la sorte della piccolina.
Mi viene solo da dire che mettere al mondo un figlio è un miracolo da non dare mai per scontato, a volte negato a qualche donna, a volte riservato a chi non lo merita o che comunque non lo sa apprezzare davvero fino in fondo.
Ma una cosa è certa: non dovrebbe mai essere il capriccio di un momento.
Scegliere di avere un figlio è un atto di responsabilità a lungo termine, prima ancora di essere un atto d’amore.
È qualcosa che dà un senso alla vita, che però darà problemi e darà gioie, preoccupazioni e soddisfazioni, darà momenti di sconforto e darà calore all’esistenza e persino all’ assenza dei genitori, quando cioè potranno sopravvivere nel ricordo di chi resta.
Certo la scelta di avere figli e ciò che ne seguirà non è affatto semplice, oggi più che mai!
Ma del resto qualsiasi determinazione, pur essendo il frutto del nostro libero arbitrio, è sempre cosa impegnativa, indipendentemente dal fatto che si scelga, ad esempio, di stare da soli o in coppia, di fare un lavoro piuttosto che un altro, di vivere nella legalità o meno, e così via.
Ma quando le nostre decisioni coinvolgono la vita di altri e, soprattutto, dei bambini, allora andrebbero prese senza superficialità alcuna, perché si sta decidendo, nostro malgrado, non solo della nostra, ma anche della loro vita e del loro futuro. I bambini vengono così ineludibilmente plasmati, forgiati in un modo o in un altro; si determinano vuoti che diventeranno incolmabili o, al contrario, depositi di gentilezza e perbenismo.
Di questa storia, impregnata sicuramente, al di là di ogni giudizio possibile, dei mali dei nostri tempi, e cioè di tanto individualismo e superficialità, si sa pure che la piccolina è rientrata in Italia e che già c’è una coppia pronta ad adottarla e a darle l’amore che merita.
Si sa che la bimba “rifiutata” è per ora una bambina serena.
Ma certo quando crescerà, verrà a conoscenza della sua storia e sarà lei a dover operare quotidianamente scelte importanti.
Allora magari avrà imparato grazie ai genitori adottivi che “Le decisioni sono un modo per definire se stessi, per dare vita e significato ai sogni. Sono il modo per farci diventare ciò che vogliamo” (Dalai Lama).
E chissà, magari lei da grande vorrà essere migliore di chi l’ha messa al mondo, sia pure “in modo surrogato”!
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