LE OMBRE DELLO SCANDALO ALTO CALORE
Il caso Alto Calore Servizi (d’ora in avanti Acs) con la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura della Repubblica di Avellino e le reazioni di politici e politicanti di questa sventurata provincia avellinese e “un po’ sannita”.
Una opinione sulla vicenda, tra storia e attualità, l’ho già espressa con l’editoriale di giovedì scorso apparso sotto il titolo “Alto Calore, Bassissimo Impero”. Oggi una riflessione aggiuntiva dopo aver letto – e riletto, a causa del testo di chiarezza non proprio cristallina – l’intervista all’Amministratore dell’Acs, Michelangelo Ciarcia, pubblicata su “Il Mattino” di ieri.
Tre considerazioni su altrettante risposte di Ciarcia al cronista.
1) Il manager, pur confessando “l’imbarazzo” per il pensiero che esprime, e comunque sottolineando il “rispetto per la magistratura”, dice che l’epilogo giudiziario della vicenda Acs è una coltellata alle spalle inflitta dagli organi inquirenti, e annuncia “battaglia in tribunale contro una lettura a senso unico delle cose”. La difesa del suo operato è legittima. Cominceremo a sapere se sia o meno altrettanto fondata con l’udienza sull’istanza di fallimento fissata per il 19 ottobre.
Al di là di certi improvvisati tribunali politici, per ora si può soltanto dire che questa vicenda è molto più complessa di quanto si immagini, e che è troppo presto per scrivere sentenze: le quali, oltre tutto, spettano unicamente agli organi giudicanti competenti.
Tuttavia, è lecito immaginare che se l’Amministratore di Acs ha molte carte da giocare, com’egli suggerisce, deve averne a sufficienza anche la Procura. Insomma, la verità verrà a galla da un duello che si preannuncia al calor bianco, epperò appare assolutamente inappropriata l’insinuazione della “coltellata alle spalle”.
2) Il manager confida che non si aspettava dalla Procura una richiesta di fallimento, ma piuttosto – cito testualmente – che “si aprisse un filone su coloro che si erano profittati del ruolo ed hanno abusato. Abusi e cose non chiare nei bilanci si possono leggere, la Finanza sa dove cercare”.
Mi pare un’osservazione degnissima di approfondimento e insieme una sfida (agli investigatori e agli inquirenti, naturalmente). Qui si sta parlando di una Società, l’Acs, a capitale interamente pubblico, i cui soci sono i comuni. Quindi è materia che interessa la collettività, nessun cittadino escluso. A prescindere dall’esito finale del caso sul versante della giustizia fallimentare, allora, è diritto di tutti gli irpini, e in parte i sanniti, sapere se qualcuno ha abusato del ruolo ricoperto; e se, abusando, ha rubato: in altre parole se possa eventualmente configurarsi nella vicenda Acs l’ipotesi di bancarotta fraudolenta.
Ciarcia suggerisce, lapalissianamente, che la Finanza sa dove guardare. Sicché le domande che nascono, altrettanto spontanee e scontate, sono due: a) Il manager ha guardato bene nei bilanci? b) La Finanza lo ha fatto e ci ha trovato qualcosa di strano? Nulla da dichiarare? Ripeto il concetto: i cittadini irpini sono tutti “soci azionisti” di Acs Spa; hanno il diritto di sapere.
3) In buona sostanza, il manager dice che la politica irpina ha lasciato sola l’Acs nel mare in tempesta. Denuncia senza mezzi termini un presunto comportamento istituzionale ricattatorio nei suoi confronti da parte del sottosegretario agli Interni, irpino e 5Stelle, Carlo Sibilia. Il quale – accusa gravissima – avrebbe garantito all’Acs il soccorso della Cassa Depositi e Prestiti ponendo come condizione le dimissioni di Ciarcia.
Nulla da dichiarare da parte del sottosegretario? È il caso di riflettere sull’uso quanto meno strano del potere politico che ne fanno taluni parlamentari 5Stelle locali quando si tratta di problemi che riguardano l’Irpinia? Un precedente esemplificativo e illuminante si riferisce alla strada a scorrimento veloce Grottaminarda-Lioni-Contursi: l’irrazionale guerra grillina a tutto l’esistente e al passato d’Irpinia ha prodotto un ritardo di circa due anni nell’esecuzione dell’opera. Calza a pennello, per questi Signori Politici, la metafora del marito che si evirò per far dispetto alla moglie che lo tradiva. Qui, però, il problema è che il danno non lo ricevono i 5Stelle ma la collettività irpina. Esattamente la stessa cosa che accadrebbe se si arrivasse al fallimento dell’Acs perché il sottosegretario Sibilia, non avendo ottenuto le dimissioni dell’incolpevole Ciarcia, ha fermato l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti.
Non si può dar torto al manager nemmeno quando replica alla dura reprimenda di Del Basso De Caro rivolta alla sua gestione. Ciarcia ricorda una circostanza vera e sacrosanta, e cioè che fu proprio il deputato sannita a chiedergli di fare il presidente Acs. Perché la giravolta di oggi? Nulla da dichiarare?
E non si può dar torto a Ciarcia nemmeno quando sottolinea che la “sua” Acs è stata fortemente condizionata, negli ultimi tre anni, dalle manovre politiche, specie dalla lotta tra le correnti Pd. Insomma, un bene pubblico, per quanto in grosse difficoltà proprio a causa di una certa politica, che viene ancora oggi usato per le perverse finalità di fazione della medesima politica.
È una posizione del manager, quest’ultima, che fa il paio con la denuncia del sindacalista Vito Ruggiero. Il quale molto opportunamente stigmatizza il comportamento di politici e politicanti che da Acs hanno tratto vantaggi, non solo elettorali, e che oggi puntano il dito contro il resto del mondo, dimenticando di aver partecipato a sbafo alla mungitura della Mucca più generosa d’Irpinia.
In conclusione, quale che sarà la fine della storia nel tribunale fallimentare, si può asserire già da subito che Alto Calore è uno scandalo squisitamente politico, e che nessuno degli attuali soggetti politici, per i comportamenti tenuti, ieri come oggi, è nella condizione etica e morale di impancar processi contro chicchessia. Non “Tutti colpevoli, nessun colpevole”. Piuttosto “Tutti complici”, perché “Tutti asserviti” alla logica della lotta politica finalizzata alle beghe di parte e non agli interessi della collettività. In sintesi: altra bruttissima pagina scritta da una classe dirigente politica decisamente mediocre.
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