C’è “Spazio” per tutti

“Se guardi la Terra da un altro punto di vista, puoi salvarla”.

Andrea studia ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano e nei giorni appena trascorsi ha gioito per i nostri Azzurri campioni d’Europa e per Matteo Berrettini, primo italiano arrivato a una finale di Wimbledon. Ma il suo cuore ha pulsato ancora più forte durante l’impresa storica di Sir Branson, il miliardario inglese fondatore della Virgin Galactic, che l’11 luglio si è lanciato nello Spazio per compiere il primo volo suborbitale con un equipaggio composto da quattro passeggeri e due piloti. Una data storica che segna un cambiamento epocale: l’avvento del turismo spaziale gestito da privati.

Il prossimo 20 luglio toccherà a Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, altro visionario che si appresta a diventare il secondo player del turismo spaziale. Al momento questa chicca è riservata ad una ristretta élite di facoltosi che proveranno l’ebbrezza di galleggiare per qualche minuto in una navetta in orbita in assenza di gravità, con tanto di vista sulla Terra. Come sempre, un po’ di pazienza e quando le tariffe diventeranno più o meno abbordabili, forse, anche noi potremo compiere questa impresa straordinaria.

Andrea è uno studente assetato di futuro e di progresso e in questo momento di difficoltà dovuta alla crisi umana, sanitaria, economica provocata dalla pandemia, riflette su cosa significhi, oggi più che mai, proiettarsi in alto, indirizzarsi verso nuove conquiste che stanno generando nuovi orizzonti e nuove opportunità. La conquista dello Spazio rappresenta una svolta umana rivoluzionaria che coinvolgerà moltissimi settori. Da quello economico, tecnologico e industriale, a quello sociale e culturale.

“Lo spazio rappresenta la sfida al mistero, il desiderio di misurarci e di superare noi stessi, la necessità primordiale di scoprire, di conquistare l’ignoto e di lasciare il segno e qualcosa di straordinario a chi verrà dopo di noi. Il nostro istinto di sopravvivenza si esprime anche attraverso la continua ricerca. Ho scelto questi studi perché fin da bambino sentivo che non mi bastava ciò che sta su questa Terra e perché ho sempre pensato che tutto ciò che accade qui potrebbe accadere anche da qualche altra parte, magari in modo diverso, o migliore. Nel frattempo, continuiamo a commettere errori e questo Pianeta ci sta mandando messaggi molto chiari. È ora di cambiare approccio e questo cambiamento potrebbe arrivare proprio dal nostro nuovo contatto con nuove atmosfere e nuovi punti di osservazione. Sono cresciuto sentendo il bisogno di proiettarmi nello Spazio, di studiarlo e di raggiungerlo per poter leggere meglio la nostra storia, i nostri successi e i nostri errori, da una dimensione che può cambiare completamente il modo di concepire la vita. Quando è scoppiata la pandemia, il mondo si è prodigato per combatterla e per capirne le cause e l’origine. Ha fatto del suo meglio, ma anche del suo peggio, con infinite supposizioni, divulgando notizie più o meno fondate , giudicando, approfittando di questo momento drammatico per commettere i soliti errori. C’è chi è arrivato a conclusioni complottistiche, non sempre verosimili, rifiutandosi di fidarsi della Scienza. Ma per fortuna c’è anche chi si è affidato e si affida ad essa perché crede nel merito e nelle capacità di coloro che cercano, ricercano, producono ciò che serve per curarci, salvarci, sconfiggere il nuovo virus.

In ogni caso, la pandemia non è superata e questa Terra, insieme a noi, è sottoposta a prove sempre più estenuanti. La colpa è nostra, ne sono convinto. Lanciamo proclami, mode, ci cimentiamo in atteggiamenti virtuosi che mascherano miserie, continuiamo a sbagliare i fondamentali e a pagare un prezzo altissimo a causa dei nostri limiti che si trasformano in fallimenti.

Pensare allo Spazio e all’universo infinito mi ha sempre dato, paradossalmente, un senso di protezione. Ho sempre pensato che raggiungerlo significhi una volta per tutte fare l’up-grade e comprendere quanto siamo piccoli, ma allo stesso tempo quanto siamo influenti e determinanti nel Sistema. Siamo gli artefici del nostro destino, siamo a buon punto nel riuscire a dominare la natura, ma la natura non conosce limiti nella ribellione e si dimostra sovversiva quando la sfidiamo troppo. Lo Spazio – può sembrare un altro paradosso – ci riporta all’essenza, ci regala la possibilità di allontanarci dalla “nostra” Terra per poterla vedere con occhi diversi e per riflettere su di noi . L’esperienza della pandemia ci sta facendo pensare a molte cose, noi scienziati ci stiamo ponendo tante domande in merito ai nostri errori e alla nostra presunzione di “eletti” e questo per me è un aspetto importante. Mettersi in discussione è l’unico modo per progredire.

Il turismo spaziale al momento è uno “sfizio” per un ristretto numero di “pellegrini stellari” alla ricerca di emozioni forti e di primati da sfoggiare, ma io guardo al significato più profondo di queste prime mini vacanze in orbita. A prescindere dalla rivoluzione epocale che produrrà business per tutti coloro che proporranno viaggi spaziali con annessi e connessi in ambito life-style, tecnologia e trend, mi auguro che andare nello Spazio, anche solo per pochi minuti, possa rappresentare anche l’inizio di una nuova esperienza interiore, un modo per elevarci e superare tante contraddizioni. La Terra a breve potrebbe non essere più il solo pianeta ad ospitarci, ma non per questo merita di essere maltrattata o considerata il posto di serie b. Mi auguro che andare nello Spazio o su altri Pianeti possa rappresentare, una volta per tutte, l’opportunità di una vera evoluzione, di una modernità all’insegna di un vero cambiamento e di una vera crescita di noi esseri umani.

In sostanza, mi auguro che conquistare lo Spazio possa essere il punto di partenza per elevarci, per affrontare e gestire le grandi questioni globali e le nuove strade che si apriranno con un approccio più umile, ma allo stesso tempo più ambizioso. Sarebbe bello provarci e non avere più scuse”.

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