La droga: male del singolo e della società

Motivazioni varie sul fenomeno “droga”

La tossicomania è un disturbo del comportamento e della personalità, alimentati dalla tossicodipendenza fisica e psichica.

Tuttavia, nella tossicodipendenza conta più la struttura psicologica, spesso troppo fragile, dell’individuo, che non la dipendenza fisica; di talché il fenomeno si risolve in una sconfitta della volontà.

Ma secondo alcuni la società moderna si basa sempre più sulla dipendenza psicologica da una serie di cose (consumismo).

Il desiderio di appagamento immediato spinge tutti, e quindi anche il drogato, che però devia e viene emarginato come anormale da coloro che pure subiscono la dipendenza da altri fattori; sì che è anch’egli condizionato dal sistema.

Alcuni drogati credono di reagire alla propria sensazione di sconfitta affermando: “meglio essere un drogato, che non essere nessuno”.

Per molti di loro la droga è simbolo di libertà contro l’ordine, la repressione, la produttività; è presa di coscienza, rifiuto simbolico del sistema, segno di protesta e persino ideale politico.

Altri sono disillusi e convinti che nulla può cambiare per cui, disperato, tendono a cambiare se stessi.

Altri ancora trovano nella droga un rifugio psicologico ed anche la possibilità illusoria di un piacere.

Senonché, in ogni caso, illudendosi di perseguire un ideale o di fare cultura alternativa, coloro che si danno alla droga – specialmente i giovani – non fanno che alimentare un mercato in mani di pochi e ricchissimi capi della malavita internazionale.

All’ombra del triste fenomeni dei drogati v’è l’apparato di un’alta e spesso inafferrabile criminalità, alimentata da forti interessi economici e da altre e più gravi finalità delittuose.

Pertanto alle motivazioni varie e di varia natura, che si è soliti attribuire al fenomeno dei drogati, fa riscontro l’approfittamento che altri fanno del fenomeno stesso, creando una catena, alla fine della quale, soltanto, si ritrovano coloro che più spesso pagano per tutti: cioè le migliaia di piccoli spacciatori-consumatori e tossicomani.

I rimedi dell’ordinamento

Si profila, così, nell’ordinamento di ogni società, la necessità di un’adeguata difesa sia sociale che del singolo soggetto nei confronti del complesso fenomeno predetto, con disciplina sia amministrativa del lecito trattamento delle sostanze stupefacenti e di prevenzione, sia penale contro i vari comportamenti vietati.

Specialmente sotto quest’ultimo profilo, mentre in precedenza si registrava un trattamento penale indifferenziato per il grande, per il piccolo traffico, nonché per la detenzione ai fini dell’uso personale, depenalizzandosi la sola assunzione di droga sono poi sopravvenute varie differenziazioni, nelle successive normative, col tener conto dell’intrinseca gravità di taluni fatti, della quantità delle sostanze detenute, della maggiore o minore pericolosità delle sostanze stesse e del fine della loro detenzione.

La differenziazione ha consentito altresì di distinguere, nell’ambito dei comportamenti penalmente illeciti (onde graduare la gravità delle sanzioni) l’associazione di promotori, organizzatori o finanziatori per l’illecito traffico di stupefacenti, i trafficanti ed i piccoli trafficanti.

E si è potuto anche distinguere tra comportamenti illeciti penalmente o rilevanti ai soli fini del trattamento e del recupero.

Ha acquistato, inoltre, rilievo il collegamento del fenomeno con la figura dell’associazione per delinquere e con quella del grande trafficante, del piccolo trafficante e della modicità dell’uso non terapeutico, nonché della detenzione per uso personale.

Si è profilato, infine l’istituto della depenalizzazione, limitata soltanto ad una quantità di sostanze, adottate per interventi preventivi, curativi, riabilitativi, non eccedente l’esigenza della cura.

Ovviamente sono lasciati fuori dalla depenalizzazione tutti gli eventuali reati strumentalmente commessi dal tossicomane per procurarsi la droga (ad esempio furto, appropriazione indebita, ecc.).

Parimenti merita depenalizzazione il frequente reato di piccolo traffico che il tossicodipendente è spinto a commettere dagli spacciatori, principalmente per poter ancora ottenere altre dosi di droga di cui purtroppo ha bisogno, essendo egli vittima di se stesso.

Trattasi di una particolare situazione che merita di essere considerata, attesa l’irresistibile spinta psicologica che il tossicomane subisce al riguardo.

Se il fatto è stato commesso sotto o per effetto della droga, si può arrivare al proscioglimento del tossicomane o all’attenuazione della pena soltanto se trattasi di cronica intossicazione, negli stessi limiti del vizio totale o parziale di mente (artt. 88,89,95 c.p.), oppure se il momentaneo effetto della droga sia dovuto ad ingestione del tutto involontaria, cioè a caso fortuito o forza maggiore (artt. 91,93 c.p. ).

In tali casi v’è difetto di imputabilità, cioè di capacità di intendere o volere; il che esclude, se non il reato, almeno la punibilità.

Ma se l’assunzione di droga è stata colposa o intenzionale, la responsabilità non è affatto esclusa (artt. 92,93 c.p.).

E se poi v’è stata addirittura preordinazione, si configura un aggravamento di pena (artt. 91,93 c.p.), così come se l’uso degli stupefacenti è abituale (art, 94 c.p.).

Se invece il fatto sia stato commesso dal tossicomane per i suoi bisogni ma non sotto l’effetto della droga, l’autore è senz’altro punibile: ma tuttavia, tenendo conto della particolare situazione fisiopsichica in cui egli si trova, allorché per la sua tossicodipendenza senta il bisogno di nuova droga, potrebbe il giudice valutare, in concreto, benevolmente la gravità del reato a norma dell’art. 133 c.p. ai fini della effettiva irrogazione della pena, od anche configurare un caso di attenuante generica ex art. 62 bis c.p.. stante comunque la minor gravità dell’azione – quasi necessitata – compiuta dal tossicodipendente rispetto all’acquisto della droga per uso personale, fatto da un non tossicodipendente e parimenti depenalizzato.

In ogni caso durante lo stato di detenzione, al tossicomane che ne abbia bisogno deve spettare la possibilità di assistenza e di cure mediche a scopo di riabilitazione.

E parimenti, depenalizzata la detenzione e l’assunzione (terapeutica o non) di droga, deve essere prevista, per il drogato-tossicodipendente, una disciplina di cura e recupero, così passandosi da una reazione penale contro il tossicomane ad un’azione amministrativa e sociale di aiuto per il medesimo.

La difesa sociale va qui in secondo piano rispetto all’assistenza necessaria all’individuo; e ciò ben può considerarsi una conquista conforme ad un’esigenza di giustizia.

La legge adotta, in relazione alle attività illecite, riguardanti gli stupefacenti, una strategia differenziata per una maggiore giustizia distributiva ed un efficiente sistema di difesa sociale.

Anche in aderenza ad orientamenti internazionali, il suo indirizzo fondamentale risulta il seguente: distinguere tra trafficante e consumatore, soprattutto per quanto riguarda il trattamento penale. Ciò innanzitutto per un atto di giustizia sostanziale, al quale il legislatore non può sottrarsi. Differenziando queste situazioni si rompe il cerchio di omertà che accomuna il trafficante, il piccolo spacciatore, il consumatore; i quali, per così dire, sono legati da un’unica prospettiva ove siano puniti da un’unica norma e con la stessa pena (v. art. 36, lett. B, Conv. Unica, emend. col prot. del 1972, e art. 22/1 lett. B. Convenz. Vienna; v. anche relaz. Commiss. Riunite giustizia, igiene e sanità sui disegni di legge comunicati al Senato il 19.9.1975).

I principali caratteri considerati dalla legge per le opportune differenziazioni sono:

La intrinseca gravità di taluni fatti
La quantità delle sostanze stupefacenti
La maggiore o minore pericolosità delle sostanze stesse
Il fine della detenzione

Droghe e sostanze psicotrope

Droga è qualsiasi sostanza chimica o naturale che, se ingerita, fumata o iniettata, può modificare l’umore, il comportamento, le sensazioni, e provocare una dipendenza fisica o psicologica.

Sono droghe legali: l’alcool, il tabacco, gli psicofarmaci.

Sono invece droghe illegali:

Hashish: resina della canapa indiana (cannabis indica), afgano nero

Marijuana: foglie della canapa indiana essiccate

Lsd: dietilamide dell’acido lisergico, alcaloide della segala cornuta

Mescalina: contenuta nel cactus messicano Pejoti

Anfetamine: stimolanti chimici prodotti in laboratorio

Cocaina: estratto delle piante di coca, originario dell’America latina

Oppio: succo vegetale estratto per incisione dalla pianta del papavero (da Asia – Cina)

Morfina: alcaloide naturale estratto dall’oppio

Eroina: il più potente derivato semi-sintetico della morfina

Metadone: derivato sintetico della morfina

Le droghe illegali si distinguono in

Leggere: danno non dipendenza fisica, ma solo psicologica (es hashish, marijuana)

Pesanti: danno forte dipendenza anche fisica (es. eroina, morfina, cocaina, anfetamine).

Sono sostanze psicotrope: le anfetamine, i barbiturici, i tranquillanti, gli allucinogeni.

Considerazioni

Si è detto che la tossicomania non è una malattia, anche se coglie le sue vittime stese su un prato con la siringa ancora nel braccio, sotto un portone o per le scale di casa, in una squallida stanza d’albergo, oppure nel gabinetto di un bar o in un’auto ferma in una stradina, o addirittura nell’ambulanza, durante l’ultima corsa verso l’ospedale; tutte morte così, vittime dello stesso veleno.

Ed allora la tossicomania è stata qualificata un disturbo del comportamento e della personalità.

Essa ha operato principalmente su giovani illusi e disperati, traghettandoli dal rito dell’ ”erba” alla drammatica esperienza solitaria dell’eroina, perché convinti che non possono cambiare il mondo senza prima cambiare se stessi, ed inducendoli invece ad alimentare inconsapevolmente la ricchezza della malavita, quale unico e deleterio risultato del sistema, con una valanga di forniture allucinanti trasportate, tra continenti, con tecniche clandestine, degne dei più raffinati servizi segreti od a mezzo di viaggiatori al disopra di ogni sospetto. E così la “roba” perviene agli assuntori, distinti in consumatori occasionali, farmacodipendenti (non vincolati all’uso) e tossicomani (schiavi del consumo), che, governati da fragilità emotiva, vedono nel ricorso alla droga (specialmente eroina) una sorta di protezione esistenziale originaria, quasi come il seno della madre per il bambino neonato, di tal che la droga ed il suo spacciatore assumono, agli occhi del tossicomane, quasi connotazioni materne.

I commenti sono chiusi.