Strappò una lacrima furtiva

Provato da tante imprese e peregrinazioni, ma non piegato dal Fato, finalmente giunto alla sua Itaca e nella sua casa oppressa dai Proci, Ulisse, benché tra cenci di mendicante, è tuttavia riconosciuto dal suo vecchio e fedele cane, ritrovato ormai morente.

E’ Argo, che ha ancora l’ultima energia per festeggiare il ritorno, non più sperato, del suo padrone, dopo tanti anni di assenza, prima di chiudere per sempre i suoi occhi “nel sonno della morte”.

L’avveduto Ulisse, per non tradirsi proprio nell’imminenza del suo scontro con gli usurpatori, riesce a nascondere la sua commozione di fronte all’amore e alla fedeltà di Argo, che fanno di questo meraviglioso animale un “personaggio” di primo piano sulla scena dell’immortale Odissea.

Anche un guerriero omerico come Ulisse non può non commuoversi dinanzi all’ultimo suo fugace incontro col vecchio cane, amico di sempre; e la stessa emozione è in chi ripensa a questo breve ma intenso ed “umano” episodio del poema.

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