Viaggio in Italia
“Non so cosa portare, non so più fare una valigia, è da un anno e mezzo che vivo in sneakers e leggins! Un trolley da week end dove devi fare la scelta perfetta, ottimizzando gli spazi, un pranzo di compleanno in spiaggia? E se piove? Non ce la faccio, non ci riesco. O mi porto tutto o quasi quasi non parto.”
Non volevo credere alle parole pronunciate da Vanda venerdì scorso, alla vigilia della nostra partenza per un fine settimana in Liguria. Ansia da prestazione nei confronti della valigia all’ennesima potenza e senso di inadeguatezza nei confronti dell’armadio sono un eufemismo, per descrivere lo stato in cui si trovava il giovedì. Sono stata costretta a raggiungerla, ho dovuto attivare tutte le mie capacità psicoterapeutiche per scrollarla dal torpore e decidere di buttare in valigia il necessario, mentre lei rimaneva con lo sguardo perso nel vuoto. Il lockdown sembra già un ricordo, ma Vanda è rimasta segnata da questo anno e mezzo di smartworking, supermercato, giretto con il cane e poco di più. “E’ come se mi fossi abituata alla routine della rinuncia, all’essenziale, al fare solo ciò che non mi mette in pericolo. Non so come descriverlo, ma è stato qualcosa di simile al senso di appartenenza ad un gruppo che lotta solo per la sopravvivenza, una sorta di bolla all’interno della quale spariscono sogni, necessità, desideri. Mi stavo proteggendo dalla pandemia e questo era diventato l’unico scopo paranoico della mia giornata, capace di azzerare ogni stimolo, ogni slancio, ogni tentazione. Mi sono quasi sentita in colpa pensando alle cose belle alle quali stavo rinunciando, mentre migliaia di persone ogni giorno soffrivano o si spegnevano a causa del virus”.
Vanda mi ha ringraziata per averla obbligata a partire venerdì scorso. Abbiamo raggiunto una compagnia di carissimi amici, abbiamo festeggiato tre compleanni in uno, abbiamo recuperato ciò che per mesi era stato censurato: un pranzo sulla spiaggia, una cena al ristorante, una passeggiata tra boschi, sul lungomare, tra antiche mura e fiori in una regione bellissima.
La nostra Italia mi è apparsa ancora più magica quest’anno, in questa prima uscita primaverile post lockdown. Non avevo mai osservato con tanta attenzione i paesaggi che costeggiano l’autostrada, i boschi, i campanili che spuntano fieri sulle colline e ho aspettato con ansia da bambina quel primo scorcio di mare che si intravede nel punto in cui Genova appare in lontananza, dopo l’ennesima galleria.
Vanda ed io abbiamo viaggiato per il mondo, spesso senza nemmeno renderci conto di ciò che accadeva intorno a noi. Peccato. Che è successo, dunque, in questa piccola trasferta ligure verso luoghi in parte già visti, già vissuti, già visitati? Perché ero così emozionata? E’ successo che il sapore era completamente diverso, la percezione era diversa, l’approccio all’esperienza è stato completamente diverso. A differenza di Vanda, io ho fatto la valigia in cinque minuti. La segregazione forzata non mi ha mai convinta, non mi sono mai crogiolata nel “mal comune mezzo gaudio”, non mi sono rifugiata nel pretesto della pandemia per diventare apatica, pigra, “essenziale” e timorosa di tutto. Purtroppo Vanda lo ha fatto e insieme a lei lo hanno fatto tante persone che, durante questo anno assurdo, hanno perso la speranza, il coraggio, la voglia di stupirsi e di stupire, la voglia di bellezza, di rinascita. A queste persone consiglio di ripensarci, di fare uno sforzo, di farsi trascinare dalla voglia di riprendere le attività del corpo, della mente e dell’anima (nel rispetto di tutte le regole anti-covid, sempre e comunque in vigore), di godersi il nostro Paese immenso e generoso in ogni suo angolo.
Venerdì scorso ho avuto il piacere di capitare in una zona della Liguria che mi ha lasciato il segno. Un tratto di costa super rinomato, quello di Alassio, e un entroterra stupefacente da ogni punto di vista, quello della altrettanto rinomata Garlenda, che ospita anche un Golf Club. Un territorio ricco di vegetazione mediterranea nel quale le calle crescono spontanee, nei boschi, e nel quale si coltivano le eccellenti zucchine “trombette”, introvabili da qualsiasi altra parte d’Italia e della Liguria stessa. Una terra pulita, ordinata, allo stesso tempo autentica, rigogliosa e quasi selvaggia.
Vanda non ce l’ha fatta a seguirmi del tutto in questo mio viaggio emozionale, primordiale, sensoriale, che ha segnato le mie giornate di questo bellissimo week end, ma sono riuscita a vedere la luce nei suoi occhi quando siamo arrivate a destinazione nel resort prenotato online, dopo una accurata selezione.
Il suo nome è “Alma Blanca”, cioè “anima bianca”. Mi era sembrato il posto giusto per ripartire dopo tanto tempo, la giusta destinazione per la prima tappa della rinascita, dopo un anno e mezzo di chiusura. L’istinto e la voglia di bellezza mi hanno guidata nel posto giusto. Questo resort immerso nel bosco, gestito da Patrizia e dalla sua famiglia, inserito nell’ambiente circostante in modo impeccabile, ricco di dettagli, di stile e di gusto, è uno dei tanti luoghi che sono pronti ad accoglierci nel nostro Bel Paese. Patrizia è il simbolo dell’accoglienza, dell’ospitalità moderna, raffinata e delicata, della voglia di cose belle e buone, dell’impegno a ripartire tutti insieme per ricostruire il nostro prezioso Tesoro che ci invidiano tutti: l’Italia.
E sapete come è finita con Vanda? Dopo tre giorni al mare, nei boschi, nelle stradine della frazione di Castelli – che sembra il set di un film – e dopo le stupende torte di Patrizia all’ ”Alma Blanca”, mi ha chiesto se il prossimo week- end andiamo a Firenze. Ovviamente mi ha promesso che la valigia questa volta se la farà lei, in meno di cinque minuti. Fantastico, missione compiuta!
Buon viaggio, Italia!
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