Zlatan genio e sregolatezza
– Franco Genzale –
Da oggi, ogni due settimane e sempre di sabato, troverete in questo spazio una nuova rubrica – il logo “Minima Scienza Lia” – curata da Michele De Masi, professore di Matematica in pensione. Va spiegata l’ultima parola del logo. Lia è il nome di una zia (insegnante elementare) del Prof, raccomandava al nipote di spiegare in maniera semplice fenomeni scientifici curiosi e di attualità. È ciò che abbiamo chiesto a De Masi di fare per noi: leggerete cose stupefacenti rese ancora più gustose dalla coinvolgente “penna” del nostro Amico Prof. Il “pezzo” di questo primo sabato racconta le capacità balistiche di Zlatan Ibrahimovic, attualmente al centro delle polemiche per il “testa a testa” con Lukaku. Buona lettura.
– Michele De Masi –
Qual è il gol più bello della storia del calcio?
La classica domanda da un milione di dollari. C’è chi dirà, deciso, il secondo gol di Maradona contro l’Inghilterra ai Mondiali dell’86. Accreditato tra l’altro, come gol del secolo scorso da un sondaggio FIFA. Quelli di generazione d’antan, il “gol de placa” di Pelé al Maracanà contro il Santos nel ’61. E ancora, per i giovani, quello più recente, in rovesciata, di CR7 con la maglia del Real Madrid allo Stadium di Torino tre anni fa. Se dovessi sceglierlo io, per spirito nazionalistico, andrei sul gol di Baggio contro la Rep. Ceca ai Mondiali del’90.
Per il prof. David Sumpter, inglese, insegnante all’Università di Uppsala in Svezia, il più rimarchevole è quello di Zlatan Ibrahimović (ancora oggi in piena attività e noto alle recenti cronache sportive come fomentatore d’animi) nella partita di qualificazione ai Mondiali del 2014, tra Svezia e Inghilterra. Quella sera il nostro ne segnò addirittura quattro e la partita si concluse col risultato di 4 a 2.
Nel libro La Matematica del Gol – Codice ed. Torino, il prof. Sumpter dedica un intero capitolo al quarto gol, arrivato a pochi minuti dal termine della partita, intitolandolo La Balistica di Ibra.
Il gol si sa a volte è una intuizione, un colpo di genio, un misto di studiata intenzione e inconsapevole follia. Lo svedese di origini slave ci ha abituato da tempo, a tutto questo. Per chi non l’avesse ancora visto o se lo sia dimenticato metto qui il link
https://www.youtube.com/watch?v=BesgP26HXQs
Non sto qui a dilungarmi in calcoli sulle equazioni del moto di Newton, col supporto di grafici e quant’altro che annoierebbero e mi farebbero magari incappare in problemi di copyright. Aggiungo solo che, dai calcoli del professore, il calcio, in rovesciata, fu assestato da una distanza di 25 metri dalla porta, con un angolo di impatto di 27° , uno di atterraggio di 80° con una pressoché corrispondente velocità di partenza e di arrivo (25 m/sec) il che diede origine alla formazione di una traiettoria con sviluppo a parabola di tipo perfettamente gravitazionale. In tutto questo fu determinante, oltre all’improvvida uscita del portiere, anche una buona dose di effetto “a cucchiaio” impressa dal piede; appannaggio questo solo dei grandi calciatori.
Per chi volesse approfondire l’argomento il prof. David Sampter riporta un estratto del capitolo, consultabile al link https://soccermatics.medium.com/zlatan-ibrah-rocket-science-c558a038a11b
Aggiungo soltanto, in cauda venenum, che una volta Arrigo Sacchi nel parlare di Ibra e suscitando le sue ire in diretta tv, ritenne che in tutto questo poteva in qualche modo contribuire il suo 47 di piede…si riferiva anche a quell’effetto “a cucchiaio” ?
E adesso diciamo qualcosa sull’assoluto protagonista della storia del calcio: il pallone.
“Nonostante gli schiaffi che hai preso hai sempre una buona cera” era in tv una celebre battuta rivolta ad un componente dei Brutos che prendeva schiaffi per tutta la durata dello sketch.
Vi siete mai chiesti quanti calci prende un pallone durante i 90 min di una partita ? Considerando un calcio ben assestato ogni 2, 3 sec al termine “ la pelota” ne subisce più o meno duemila.
Ma di che forma è un pallone ? Sferica d’accordo, ma la superficie come si suddivide ?
Già Platone nel Fedone, anticipando di millenni la forma sferica della Terra, la assimilava ad una palla di cuoio fatta di dodici facce. Un matematico la assocerebbe subito al dodecaedro, poliedro regolare composto da dodici facce pentagonali. Ma anche la figura dell’icosaedro (p.r. a venti facce triangolari) approssima abbastanza bene la forma sferica. Ma chi per difetto chi per eccesso non simulerà mai alla perfezione la forma di una sfera.
Dopo un tale filosofo, non poteva esimersi dal porsi il problema anche il successivo illustre collega, Aristotele. Con la scoperta dei solidi semiregolari arrivò ad ottimizzare una forma sferica introducendo l’icosaedro troncato che aumenta il numero di facce a 32, suddivise in dodici facce pentagonali e venti esagonali.
Con un salto temporale di duemila anni e arrivando ai giorni nostri stupisce che tale scoperta sia stata adottata proprio per la realizzazione del pallone di calcio più famoso. Quello ideato dal portiere danese Eigil Nielsen nel 1951 e che, adottato prima in Danimarca poi in tutto il mondo, resisterà come superficie classica del pallone da calcio fino all’avvento del nuovo millennio. Es: il pallone Telstar adottato per i mondiali del 1970 chiamato così per celebrare l’avvento dell’ omonimo satellite geostazionario che permise di vedere, per la prima volta, le partite in diretta in tutto il mondo.
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