Storie di gente comune al tempo del Covid – 2 / Nonna Angela
“Nonna, apri il regalo!”. Durante la prima ondata del Covid, nel paese in cui vive da 50 anni, Angela ha assistito in solitudine a scene indimenticabili. Dalla finestra della cucina ha visto portare via in ambulanza la sua migliore amica che non è mai più tornata. Angela è vedova da molti anni, è una eccellenza di nonna italiana che ha cresciuto figli, nipoti e i ragazzi meno fortunati della parrocchia. Non è stata contagiata dal Covid, ma è stata minacciata da vicino dal virus che muta, inganna, continua a sfidare. Adesso aspetta il vaccino che offre speranze, ma che non le ha ancora dato un appuntamento preciso. Per quelli come lei, sopravvissuti a guerra e sacrifici, i lockdown e le quarantene stanno rappresentando l’ennesima prova di sopravvivenza. In tempo di Covid per loro il dilemma è: rinunciare o vedere i cari rischiando la vita che mi rimane? Naturalmente vince l’amore per la vita, che è ben più rilevante del semplice istinto di sopravvivenza. Per Angela, come per tutti i nonni, l’amore per la vita è l’amore per i nipoti. “Apri il tuo regalo nonna!”.
Quel giorno di Natale di circa un mese fa, Angela ha trascurato il pacchetto regalo perché la cosa più importante per lei è stata la presenza dei nipoti che, dopo aver verificato di essere negativi al virus, hanno rinunciato all’abbraccio, ma non all’emozione di rivederla dopo tanti mesi. Mai come quest’anno i ragazzi hanno insistito sull’apertura del pacchetto regalo. I suoi nipoti ci avevano già provato a regalarle oggetti tecnologici “salvavita” per farla sentire più sicura in casa e fuori casa, ma la sua ostinazione aveva impedito ogni tentativo di corruzione. Angela è una di quelle che hanno sempre rifiutato il progresso tecnologico per paura del nuovo, del diverso, per senso di inferiorità che diventa rinuncia alle cose belle. Unico cedimento: un cellulare della preistoria con tasti enormi e funzioni basiche per chiamare figli e nipoti. Niente numeri nella rubrica, sempre e solo la sua agendina “analogica” di carta. Quanti ne ho visti di anziani nelle sale di attesa degli ospedali e degli ambulatori con i loro foglietti, le loro agendine e, i più ingegnosi, con il bigliettino dei numeri indispensabili attaccato con lo scotch sul retro del cellulare. L’isolamento, la distanza, hanno generato anziani ancora più soli e più impotenti di fronte alla sospensione del tempo e all’incubo della pandemia. Nonna Angela è una donna forte, stoica, ma anche lei è sola. La sera si addormenta con un gatto ai piedi del letto e in questo tempo “disumanizzato” la sua presenza è fondamentale. Ma la vita non è vita senza abbracci, occhi, bocche, carezze, condivisione reale tra esseri umani. Angela ha pianto tante volte lottando con la solitudine forzata alla quale, come tutti, non era abituata. Non sempre è riuscita ad accettarla e qualche volta ha rischiato.
Quel pacchetto rosso, misterioso, ardito regalo di Natale consegnatole dai suoi amati nipoti, è arrivato come il simbolo delle parole d’ordine del 2020: sfida, coraggio. Il pacchetto conteneva uno smartphone di ultima generazione, uno di quelli che fanno di tutto, che ti permettono di parlare, di vedere, di interagire, di aprirti al mondo, di viaggiare, di scoprire, di continuare a sognare. Angela oggi è una nonna trasformata, convertita alla tecnologia, ha affrontato il “mostro” e ha vinto. Chiama, videochiama, interagisce sui social, legge notizie, medita con un maestro indiano, ascolta musica e scopre di avere accesso al presente, al passato, al futuro. La sua passione sono le canzoni napoletane. Angela le ascolta ogni giorno con la cuffia e in quegli istanti dimentica il Covid, ricorda il passato, sogna il futuro, non deve fare altro che sopravvivere alle forti, immense emozioni che ridanno la vita.
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