COVID E DINTORNI: SÌ VAX, NO FOX
A parte i morti, i feriti, le bare, le macerie, i pianti disperati, e il silenzio assordante che ne seguì, il ricordo per altro verso più raccapricciante che ho del sisma di 40 anni fa è la corsa all’accaparramento di tutto ciò che si poteva, quando arrivarono i primi aiuti, da parte di persone senza scrupoli, assai spesso persone del posto incaricate lì, in ogni paese terremotato, di coordinare la distribuzione di generi alimentari, vestiario e oggettistica varia di prima necessità. Roba d’un cinismo insopportabile, tanto più perché consumato nel vivo della tragedia: ovvero – appunto – quando mani generose continuavano a scavare tra pietre, tufo, cemento, polvere e fango nel tentativo di salvare chi fosse ancora vivo, o comunque per restituire ai sopravvissuti i corpi ormai inanimati dei propri cari.
Mi è tornato alla mente, questo ricordo, mentre ieri leggevo le notizie sull’arrivo in Campania (oggi) di 35mila, massimo 40mila dosi di vaccino anti-Covid: meno di un terzo del numero preventivato e pubblicizzato qualche giorno fa. E ancora più raccapricciante è stato quel ricordo nel contesto delle polemiche (compresa quella del sottoscritto: vedi Editoriale di ieri) sull’inconsulto gesto del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, il quale si è fatto vaccinare (e fotografare) in barba al protocollo che non lo vede tra i soggetti che ne hanno diritto in questa prima fase, molto opportunamente riservata agli operatori sanitari più direttamente esposti al rischio contagio.
Eccolo qui il problema. Parliamo dell’Irpinia, ma dovrebbe essere ovunque così. Non dovrebbe cioè accadere ciò che si verificò 40 anni fa: ieri con l’accaparramento degli aiuti sottratti a chi ne aveva maggior bisogno; oggi con il rischio di sottrarre dosi di vaccino alle persone che ne hanno più immediata necessità, e che sono poi gli operatori sanitari incaricati di proteggere e curare tutti noi altri potenziali pazienti Covid.
Il dato è quello che conosciamo: allo stato dell’arte l’offerta è “infinitamente” inferiore alla domanda. Comunque se ne possa accelerare la produzione, occorrono parecchi mesi per mettere sul mercato la quantità di vaccino che serve. Occorreva fissare dei criteri di priorità, l’autorità competente lo ha fatto. Perfette o perfettibili che siano, le regole sono state definite ed ora vanno rispettate. Tutto qui.
Non è superfluo ripetere che, con il gesto di De Luca, in Campania siamo partiti con il piede sbagliato. Al pari, non è mai abbastanza sottolineare le patetiche giustificazioni che di quel gesto danno diversi servi sciocchi dell’apparato politico-istituzionale della nostra regione, a riprova della classe dirigente smidollata e non pensante che ci ritroviamo. Tuttavia non possiamo impiccarci all’errore madornale del governatore. Bisogna piuttosto organizzare, ai diversi livelli di responsabilità, gli organi di informazione in prima linea, una rigorosa campagna di trasparenza sull’uso corretto dei vaccini. Come? Pretendendo che i bracci operativi locali del sistema sanitario diano compiutamente conto delle operazioni programmate ed eseguite, tracciandone il percorso giorno per giorno e rendendolo pubblico.
Lo scenario alternativo prevedibile è la semina di veleni e barbarie che da oggi ai prossimi mesi non possiamo consentirci. Affianco all’emergenza sanitaria, infatti, si faranno progressivamente sempre più acuti gli effetti dell’emergenza economica e sociale: una miscela esplosiva che non risparmierà nessuno. Ecco perché mai come ora servono responsabilità e rigore: Sì Vax, No Fox (dove Fox sta per Volpi, Volponi, Furbastri).
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