SE PERDONO LA PAZIENZA I CITTADINI “ANTI-COVID”

Perdonate la digressione personale: è parte esemplificativa e integrante della riflessione di oggi, come si vedrà più avanti.

Sette giorni fa è venuto a mancare uno dei miei fratelli. Niente a che vedere con il Covid.  Ma proprio a causa della pandemia, moglie, figli e noi altri congiunti stretti abbiamo doverosamente ricordato, attraverso manifesti murali, che le norme vigenti non consentono le condoglianze in presenza. È stata una decisione inevitabile e assai sofferta. Sappiamo tutti quanto sia di conforto la vicinanza fisica di amici, semplici conoscenti e parenti in queste circostanze.

Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di partecipazione al lutto: mai come ora ho potuto verificare quanto siano efficaci, al bisogno, l’impatto e l’utilità dei social. E come sia facile, servendosi di certe applicazioni informatiche, rispettare le regole imposte dalla pandemia salvaguardando il minimo di socialità necessaria per mantenere vivi i rapporti in situazioni di gravissima emergenza.

In occasione del funerale, insomma, la comunità locale di riferimento ha tenuto un atteggiamento esemplare. Tuttavia, non è mancata una sparuta minoranza di persone che ha lamentato una nostra presunta riluttanza a ricevere le condoglianze, senza risparmio di chiacchiericcio, oltremodo inopportuno, date le circostanze. Sicché un comportamento doverosamente virtuoso – niente strette di mano, niente abbracci e baci, niente assembramenti – è stato liquidato come un atto snob: manco si potesse avere voglia e tempo, con l’animo a pezzi dal dolore, di sostituire ‘A Livella dell’impareggiabile De Curtis con il bastone d’una nostra improbabile Superbia. Ma tant’è: di fronte alla stupidità umana non ci può nemmeno l’infinita bontà e comprensione di Nostro Signore.

L’episodio, decisamente paradossale, può aiutare a spiegare la testardaggine – chiamatela pure scarsa sensibilità, irresponsabilità, stupidità… appunto – di una minoranza di persone che di fronte alla certezza della terza ondata Covid, prevista per gennaio/febbraio, impreca contro le misure restrittive imposte nel periodo natalizio per evitare il peggio. Un peggio il cui primo tempo – vale ricordarlo – stiamo già pagando, da ottobre in poi, con il doppio di morti e di contagi rispetto ai numeri registrati nella fase pandemica inziale. E un peggio il cui secondo tempo – opinione ragionata degli esperti – potrebbe risolversi in una ecatombe, considerato che i nostri ospedali sono già oggi in grave sofferenza, sia per l’esaurimento di forze del personale sanitario impegnato da dieci mesi in trincea, sia perché i posti letto Covid ancora disponibili sono vicini alla saturazione.

Va aggiunto che c’è chi impreca per motivi fondati, concreti, di certo gravissimi. Si tratta soprattutto dei titolari della ristorazione, i negozianti, le “piccole” partite Iva in generale: tanti singoli drammi nel dramma che i ristori governativi riescono a fronteggiare solo molto parzialmente. Poi c’è la categoria degli imprecatori egoisti. È la categoria di chi non sa rinunciare alla movida “barbara”. O alla settimana bianca succeda quel che succeda. E di fatto non vi rinunciano: le scene che la Tv ci ha rassegnato da maggio in poi, ed ancora in questi giorni, si commentano da sole. Quindi c’è la categoria dei negazionisti: veri e propri criminali, magari per stupidità, ma comunque criminali.

Segue la categoria degli irresponsabili: gente che magari fa il tampone in privato, scopre d’essere positiva ma asintomatica, e invece di tapparsi in casa e osservare la quarantena, se ne va in giro senza farsi problemi. Supercriminali: sarebbe eufemistico chiamarli untori.

C’è infine un’altra categoria di imprecatori, invero imprecatori a ragion veduta. È quella di tanti cittadini, la stragrande maggioranza dei cittadini, che per mesi hanno osservato le regole, hanno usato puntualmente la mascherina, hanno badato a mantenere il distanziamento sociale: insomma, hanno fatto e stanno continuando a fare fino in fondo il proprio dovere, probabilmente più per paura d’infettarsi che “per dovere”, epperò lo fanno. Il problema, molto serio, è che ora essi sono stanchi. E stanno per perdere la pazienza.

Sono i cittadini stanchi di far la parte dei fessi, ovvero di osservare con rigore le regole e constatare, delusi e impotenti, che a chi non le osserva comunque non succede niente: niente controlli, niente sanzioni, no problem di alcun tipo. Niente per niente, sono i cittadini stanchi di non capirci più un beneamato c… nella babele di zone Rosse, Arancioni, Gialle; un giorno d’un colore e quello successivo un altro; nei prefestivi e festivi No che però è un Si se oltre ad essere feriale è anche un giorno con il sole. Sono i cittadini stanchi del governo centrale che dice Do, dei presidenti di regione che solfeggiano Re, dei sindaci con il loro puntale Mi: solo che quando poi ti attendi una Sinfonia, o almeno una musichetta appena accettabile dalle orecchie collettive già provate dall’eco devastante del Covid, gli orchestrali istituzionali ti offrono stonati refrain privi di buonsenso prima ancora che d’armonia: una musica senza spartito, senza autore, che non promette nulla di buono.

Sono i cittadini stanchi di comunicazione confusa e contraddittoria della pandemia, sia sul versante scientifico che su quello politico. Tanto confusa e tanto contraddittoria da indurre il dubbio che i primi a non averci capito niente di questo Virus siano, “ex equo”, gli scienziati e i politici. Sicché ci vuole una forza decisamente titanica per non perdere la pazienza.

Intanto, oggi comincia la prima di due settimane che – ci dicono – saranno decisive per gli esiti delle battaglie che restano da combattere contro il Covid in attesa della vaccinazione collettiva.

Che le cose stiano così o meno, noi abbiamo il dovere di crederci. Anche perché non pare che ci vengano concesse alternative. Anzi, decisamente non abbiamo alternative. A meno che non ci attacchiamo alla speranza d’un miracolo di Nostro Signore, vista anche la particolare coincidenza temporale che Lo riguarda molto da vicino. Ma è un’ipotesi – spiacenti! – da scartare subito. È verosimile, infatti, che anche Lui, da tempo immemorabile, abbia perso la pazienza e soprattutto la fiducia nella specie che creò a Sua Immagine e Somiglianza: non a caso sono duemila anni e rotti che ostinatamente si astiene dal far miracoli.

Dunque, alternative possibili non se ne vedono: comunque stiano le cose, abbiamo il dovere di credere che queste due settimane siano davvero decisive per evitare il peggio; e che ci tocca fare un ulteriore sforzo titanico di pazienza, e rispettare più che mai le regole, con rigore, con coscienza. E – perché no? – abbiamo anche il dovere di richiamare all’ordine chi non le osserva, denunciare certi comportamenti criminali. Se non per noi stessi, abbiamo il dovere di farlo per onorare la memoria di chi è stato ucciso dal Virus. Ma, soprattutto, per gli operatori della Sanità che continuano a combattere in trincea per salvare le nostre vite.

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