La camorra al comune di Pratola Serra: ecco i documenti dello scioglimento

La relazione del ministro dell'interno che spiega lo scioglimento del comune di Pratola Serra poichè condizionato dalla camorra. Secondo il documento i due sindaci che si sono succeduti, ovvero i fratelli Aufiero, "si sono avvalsi del legame con soggetti legati a organizzazioni camorristiche per rafforzare e prolungare nel tempo il proprio potere"

“Il comune di Pratola Serra presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell’amministrazione e il funzionamento dei servizi, con gravi pregiudizio per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Comincia così la relazione che il ministro dell’interno Luciana Lamorgese ha consegnato tra le mani del presidente della repubblica Sergio Mattarella e che ha provocato lo scioglimento del consiglio comunale di Pratola Serra, guidato per oltre un decennio dai fratelli Antonio ed Emanuele Aufiero.

Le motivazioni del Viminale, dietro l’istruttoria del prefetto di Avellino Maria Spena, a sua volta informata dettagliatamente dalla commissione d’accesso istituita da palazzo di governo (indagine avviata a seguito delle continue denunce dell’opposizione consiliare), tratteggiano un quadro davvero inquietante. Nei documenti “si dà atto”, si legge sempre nella relazione, “della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi che si è concretizzato in un uso distorto della cosa pubblica a favore appunte di soggetti o imprese collegate direttamente o indirettamente ad ambienti malavitosi”.

Le prove riscontrate dalla commissione d’accesso sono state tra l’altro oggetto di confronto con i procuratori antimafia della Dda di Napoli, che stanno portando avanti da oltre quattro anni anche l’inchiesta sul Nuovo clan Partenio, ricostruendo anche  collegamenti con alcuni affiliati del clan di Capocastello e alcuni episodi avvenuti a Pratola Serra.

Dalla relazione del prefetto di Avellino “si evidenzia”, scrive ancora il ministro, “l’esistenza di una complessa rete di amicizie e frequentazioni e cointeressenze tra amministratori locali, dipendenti dell’ente e soggetti appartenenti o contigui a clan camorristici, per di più documentate anche dai social; così come che questi ultimi abbiano beneficiato di favori nell’acquisizione di pubbliche commesse, negli affidamenti del patrimonio comunale o nell’esercizio di attività commerciali”.

Il prefetto si focalizza sul ruolo dei fratelli Aufiero, in particolare Antonio viene indicato come il dominus dell’amministrazione comunale: “entrambi”, scrive ancora il primo inquilino del Viminale, “avvalendosi anche del legame con soggetti legati a organizzazioni camorristiche, hanno nel tempo rafforzato e prolungato il proprio potere. Non vi è settore di rilievo della gestione dell’ente locale, dai servizi pubblici, agli appalti, alle concessioni, alle autorizzazioni/sanatorie edilizie, che non sia inquinato dalla volontà di favorire interessi privati, a discapito dell’interesse generale e del pubblico erario” aggiunge ancora il ministro, che dunque richiese e ottenne lo scorso ottobre lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Pratola Serra per infiltrazioni della criminalità organizzata

Allegata alla relazione del Ministro c’è anche l’istruttoria del prefetto di Avellino Maria Spena, che ricostruisce tutto il quadro da cui emerge l’ingerenza della camorra nell’attività amministrativa del comune di Pratola Serra. Una relazione coperta da continui omissis, che rivelano ulteriori attività d’indagine in corso da parte degli organi inquirenti e dunque a nuovi possibili clamorosi sviluppi dell’inchiesta.

E’ lo stretto rapporto dei fratelli Aufiero in particolare “con uno dei personaggi di maggior rilievo criminale del territorio”, elemento di spicco a suo tempo del clan Genovese, pluripregiudicato e condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso, a sollevare le perplessità degli inquirenti. All’uomo (che coinvolgerà nella gestione anche il figlio dell’ex boss Amedeo Genovese, Damiano, di cui fu padrino), vengono assegnate da anni, attraverso la cooperativa di cui è titolare, diversi impianti sportivi di proprietà del comune, nonostante la sua condanna per il 416 bis che gli dovrebbe impedire di contrarre con la pubblica amministrazione. L’uomo invece ottiene, scrive sempre la Lamorgese, la gestione di diverse strutture sportive del comune permettendosi il lusso anche di realizzare lavori non autorizzati, che poi vengono sanati dall’amministrazione comunale guidata dagli Aufiero. Non solo, il consiglio comunale stabilisce anche il prolungamento della scadenza della concessione degli impianti fino al 2030, in palese violazione di legge.

E il funzionario del comune che tenta di opporsi segnala durante un interrogatorio “la difficoltà che incontra di fronte alla volontà di questo esponente della criminalità organizzata”, che gestisce da anni anche la piscina comunale, nonostante una morosità di 13mila euro nel pagamento dei canoni, su cui gli Aufiero chiudono un occhio, nonostante sia stata invece precedente causa di recesso con il vecchio gestore. Un rapporto, quello tra gli Aufiero e questo esponente della malavita, per di più coltivato alla luce del sole: l’uomo più volte si è presentato al fianco dei sindaci in occasioni pubbliche, sponsorizzandone anche l’elezione.

Desta l’attenzione delle forze del’ordine e della prefettura anche il legame tra gli Aufiero e un altro esponente della criminalità organizzata, sempre residente a Pratola ma legato questa volta al clan Russo del nolano: l’ex primo cittadino Antonio Aufiero rilascia autorizzazioni e patrocini per lo svolgimento di manifestazioni nella struttura ricettiva di cui l’uomo è titolare, “a cui partecipavano elementi di spicco della criminalità organizzata”.

Comportamenti che testimoniano, secondo il ministro, gli interessi illeciti dell’amministrazione comunale, non solo coinvolgendo i due primi cittadini ma anche esponenti della giunta e del consiglio che avevano legami parentali o interessi comuni con soggetti malavitosi.

Le prove di questi interessi sono costituiti, secondo quanto riporta la relazione, negli affidamenti di determinati servizi pubblici e appalti: a partire dal noleggio e dal contratto per la tensostruttura che ospita la scuola comunale, assegnata attraverso una procedura ritenuta illegittima; così come per il servizio di trasporto scolastico, anche qui in palese violazione di principi in materia di contratti pubblici, si legge sempre nella relazione del Viminale, affidato a una ditta il cui responsabile è legato a soggetto arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, società tra l’altro nemmeno iscritta all’albo regionale; una serie di favori e condoni edilizi concessi sempre a soggetti legati alla criminalità o all’amministrazione che realizzavano lavori senza necessarie autorizzazioni.

Infine l’uso e la distribuzione delle borse di lavoro, attraverso una società guidata da un soggetto ancora una volta legato a un esponente della criminalità locale, candidato tra l’altro nelle liste a supporto del sindaco Aufiero: tale progetto, sostenuto da fondi comunitari, veniva gestito senza regolamentazione e con ampia discrezionalità proprio sotto le elezioni, “fungendo”, conclude il ministro all’interno, “da strumento per costruire consenso elettorale”.

Significativo, conclude la relazione, che l’assegnazione delle borse di lavoro venga sospesa a un certo punto per poi ripartire nel settembre 2020 all’approssimarsi del rinnovo degli organi regionali: Antonio Aufiero era uno dei candidati di Forza Italia, a seguito della scelta del nuovo coordinatore provinciale dei berluscones Fulvio Martusciello, che aveva puntato molto sull’ex primo cittadino di Pratola Serra, nonostante le varie indagini già in corso da parte della magistratura.

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