Aste giudiziarie, il rapporto tra Livia Forte e Nicola Galdieri e la “sottomissione” di Genovese
Aste giudiziarie del tribunale di Avellino e camorra. Le intercettazioni riportate nell’ordinanza Gip rivelano il sodalizio criminale esistente tra Livia Forte e il fratello del boss del Nuovo Clan Partenio, Nicola Galdieri, da cui nasce la nuova società. Mentre Damiano Genovese viene "usato" dai capi di Capocastello, che vogliono far capire chi era a comandare. E poi ancora il racconto di una vittima: "questi soggetti fanno il bello e il cattivo tempo davanti agli occhi dei giudici e delle forze dell'ordine, prendendosi beffe pure di loro"
Livia Forte e Nicola Galdieri. E’ il rapporto tra i due a saldare il sodalizio criminale tra i Tre tre e il clan di Capocastello.
Al netto della posizione intermedia di Damiano Genovese, incaricato da Pasquale Galdieri di introdurre il Nuovo Clan Partenio nell’affaire delle aste giudiziarie, in virtù della parentela che Genovese ha coi Forte (è sposato con la figlia di Silvana Forte, sorella di Livia), il legame tra le famiglie ha il suo perno nell’amicizia tra Livia Forte e il fratello minore del boss Pasquale Galdieri, cioè Nicola, che si dimostra, nelle 900 pagine dell’ordinanza del gip di Napoli, la vera mente dell’operazione.
“Con il Guazzone”, dice in un’intercettazione telefonica Livia Forte riferendosi a Nicola Galdieri, “noi ci possiamo anche scannare ma tra un’ora, due giorni, tre giorni, mi viene a chiedere scusa, pietà, si butta addosso e dice ti voglio bene! e mi vuole bene”, spiega Livia Forte al socio Armando Aprile, per poi chiarire dove ha origine questo intenso legame. “Il Guazzone fece una promessa a mio fratello (Vittorio Forte, poi deceduto, ndr) e io non te l’ho mai detto, che lui vivo o morto o carcerato, lui l’unico che doveva guardare della famiglia era…” “…a te”, intuisce Armando Aprile. Insomma Livia Forte, godeva della protezione e dell’affetto di Nicola Galdieri, in virtù dell’amicizia che legava quest’ultimo a Vittorio Forte.
Questo rapporto diventa il grimaldello per i Galdieri per entrare nel business delle aste giudiziarie, costruito precedentemente negli anni dal binomio Forte e Aprile (“lo sapevano anche le pietre che facevano i Tre tre”, si legge in una denuncia delle vittime). Una società che ha il fine principale di estorcere denaro agli esecutati che vogliono tornare in possesso dei loro immobili finiti all’asta: il ruolo principale dei Tre tre è quello di far andare deserte le aste permettendo all’esecutato di riprendersi la sua casa, in cambio di un pizzo da definire in base al valore del bene. In alcuni casi, se l’estorsione non andava a buon fine, i Tre tre si aggiudicavano l’immobile, spesso per interposta persona, poi sempre a prezzo maggiorato lo riproponevano in un secondo momento all’esecutato, che ormai pur di riottenerlo era costretto a versare quanto richiesto. “Io spero di poter partecipare in modo pacifico a quell’asta che riguarda i sacrifici di una vita di questa persona, senza aver MAFIOSI che mi vessano facendo strane allusioni”, si lamenta una delle vittime con i carabinieri durante la denuncia, “spero che possiate bloccare questi soggetti che fanno il bello e il cattivo tempo davanti agli occhi dei giudici e delle forze dell’ordine, prendendosi beffe pure di loro”, sostiene.
L’ingresso dei membri del Nuovo Clan Partenio, dunque forzato, provoca uno scossone negli affari. I Galdieri pretendono il 20%, che diventa il 33% nel caso in cui siano loro a procurare i clienti, i Forte e Aprile si vedono costretti a ingoiare il boccone amaro.
“Non ti mettere con Nicola, quello è pericoloso, è un bandito ma io sono costretto, fratello, perchè altrimenti non campo“, ammette Armando Aprile in una conversazione con il fratello Vittorio, in cui si lamenta anche di Livia Forte. Entrambi allo stesso tempo osservano che gli affari con l’arrivo dei Galdieri lievitano, “fanno il salto di qualità”, scrivono i magistrati, e soprattutto il clan si occupa di fare il lavoro sporco, ovvero minacciare gli esecutati ed estorcere il denaro, ottenendolo in tempi brevi.
Ma Aprile si lamenterà comunque spesso con Livia Forte, per i metodi spregiudicati e disinvolti dei Galdieri e di Dello Russo e per la notevole fetta del bottino a loro destinata (“dimostrassero almeno quanto dicono di essere” dira’ pretendendo un loro deciso intervento in una questione che non riescono a risolvere) a volte accade l’inverso, così come anche Pasquale e Nicola non si fidano troppo dei Tre tre, ma tutti reggono il gioco perchè “conviene a tutti”.
E i Galdieri non tengono in pugno soltanto i Tre tre, come si legge nella ricostruzione dei procuratori antimafia. Anche Damiano Genovese appare sottomesso alla loro volontà: l’incarico esplorativo che gli assegna Pasquale Galdieri, detto Milord, sembra a questo punto un segnale per dimostrargli la sua condizione di assoggettamento al volere dei nuovi boss di Capocastello, più che aprire le porte a un business in cui in realtà si erano già insinuati. Una maniera per dire a tutti quanti che il tempo dei Genovese è definitivamente tramontato e che sono loro a comandare, anche sul figlio dell’ex boss Amedeo che risponde al loro volere. Non a caso non si porranno problemi a far scaricare una mitragliata di kalashnikov sulle auto della famiglia Genovese, così da far intendere definitivamente chi comanda.
“E ora come faccio a stare sopra le riunioni”, si lamenterà lo stesso Genovese, che sa di aver perso la sua posizione di vertice nell’organigramma del clan.
“E’ proprio il fallimento della sua qualità di soggetto di sintesi tra le vecchie e nuove istanze criminali alla base dell’attentato subito”, scrivono i magistrati su Damiano Genovese; “in ogni caso Genovese era a disposizione del clan, intraneo e partecipe delle sue sorti e spesso utilizzato data la sua incensuratezza anche per attività materiali”.
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