Incendio auto Morano, i sospetti di Genovese su un consigliere comunale
Dalle 900 pagine del Gip altri dettagli inediti: il bacio di Genovese sulle labbra di Pagano a simboleggiare l’appartenenza al clan, e l’accusa degli affiliati secondo cui l’attentato incendiario all’auto di Sabino Morano sarebbe stata opera di un consigliere comunale di Avellino tuttora in carica
Non solo le aste giudiziarie, la nuova ordinanza del gip del tribunale di Napoli Fabrizio Finamore dedica un capitolo ampio al voto di scambio politico mafioso. Le elezioni nel mirino sono quelle del capoluogo del 2018, quelle vinte poi dal Movimento 5Stelle e dal candidato sindaco Vincenzo Ciampi. Ma in aula consiliare entrarono anche Sabino Morano, che era il candidato a sindaco del centrodestra, e Damiano Genovese, eletto tra le fila della Lega. Entrambi sono indagati, il primo a piede libero, il secondo è stato appena trasferito in carcere. Entrambi avrebbero usufruito del voto degli appartenenti al clan e dalle intercettazioni emerge lo stretto rapporto dei due con i fratelli Galdieri.
Mentre Damiano Genovese, come tratteggiano le carte degli inquirenti, ha un ruolo di primo piano all’interno del clan, guadagnato in qualità di figlio del boss Amedeo, e sfruttando la sua parentela con la famiglia Forte sarebbe stato il trait d’union con i Galdieri nel business delle aste giudiziarie, Sabino morano dimostra invece un legame diverso con i capiclan di Capocastello, basato sull’amicizia personale, dimostrando però di conoscerne tutte le attività criminali, di cui discute spesso con lo stesso Genovese, non prendendone mai le distanze, anzi, sfruttandone il bacino elettorale.
E una volta eletto, a Morano accade un episodio inquietante: nel giro di una settimana gli vengono incendiate due auto di sua proprietà. Dimostrando la sua familiarità al clan, Morano si rivolge proprio a Pasquale Galdieri, attraverso Damiano Genovese, per capire chi possa essere stato. O’ Milord racconta di non saperne nulla, Morano in un primo momento pensa di stare scontando la sua posizione contraria al biodigestore di Chianche, ma Damiano Genovese ha un’altra idea che condivide con Pasquale Galdieri. il sospetto del figlio del boss ricade su un altro consigliere comunale di Avellino, tra l’altro rieletto anche alle ultime amministrative del 2019: sarebbe stato lui a dare fuoco alle auto di Morano, probabilmente per un motivo politico, e Genovese si lamenta con Galdieri di come questo si sia comportato male con il loro amico Sabino. Genovese convince lo stesso Morano della sua interpretazione, tanto che l’ex segretario provinciale della Lega ha intenzione di parlarne con il diretto interessato. Una pista politica dunque dietro all’incendio di quelle auto, una vicenda che getta nuove ombre su palazzo di città.
Le indagini degli inquirenti poi si focalizzano in particolare sulla figura e il ruolo di Damiano Genovese, fino allo scoppio dell’inchiesta totalmente incensurato, ma che dimostra di tenere continuamente un rapporto stretto con la cupola di Capocastello: e oltre alle intercettazioni, che testimoniano l’interesse alla partecipazione alle attività criminali del clan, gli inquirenti immortalano il bacio sulle labbra, simbolo di appartenenza a un sodalizio malavitoso, che Genovese si scambia con Beniamino Pagano, uomo di fiducia dei Galdieri, pregiudicato, più volte finito in carcere con precedenti per estorsione, riuscito a schivare gli arresti della prima inchiesta e considerato per questo il “reggente” del gruppo criminale in assenza dei fratelli Galdieri, finito ora anche lui dietro le sbarre con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso in quanto eseguiva le disposizioni dei boss sovrintendendo, scrivono i magistrati, a tutte le attività illecite del clan, comprese armi e droga, pure collaborando nel settore dei guadagni criminali tratti dalle aste giudiziarie. Un bacio che rivelerebbe l’appartenza di entrambi al Nuovo Clan Partenio
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