Processo alla camorra, il sindaco Festa ci ripensa e costituisce il comune parte civile

Ci sarebbe ben poco altro da aggiungere rispetto alle immagini che vi abbiamo appena riproposto (guarda il video), che sul punto parlano decisamente da sole.

Ma l’ennesima bugia del sindaco Gianluca Festa ha radici ben più profonde e solide rispetto a quanto vi abbiamo appena fatto vedere. Perchè oggi il primo cittadino, che fortunatamente è tornato indietro sui suoi passi e ha annunciato di voler costituire parte civile il comune di Avellino nel processo contro il Nuovo Clan Partenio, ci ha ripensato solo dopo aver letto i titoli e i titoloni della stampa che lui si permette di accusare ma che l’ha fatto evidentemente rinsavire, provocando la giusta ondata di indignazione che si è sollevata da parte della società civile, e Festa ha dunque rimediato alla discutibile distrazione sul punto. E quello che stiamo dicendo non è una maliziosa ricostruzione o interpretazione, sono i fatti a raccontarlo.

Perchè se il sindaco può ancora costituirsi in giudizio non è grazie a una sua espressa volontà, ma solo per una fortunata coincidenza. I termini infatti per farlo dovevano già essere scaduti, e tra l’altro non questo sei novembre. Bensì lo scorso sei ottobre, che era la prima data fissata per l’inizio del processo.

Se oggi infatti Festa può permettersi il lusso di dire che non si era ancora costituito perchè sapeva, forse grazie ai super poteri Enjoy che gli sono stati conferiti dal Sorriso (sigh e sob!), che l’udienza del sei novembre sarebbe stata rinviata, la stessa giustificazione non può valere per lo scorso sei ottobre quando invece l’udienza saltò solo a causa di un difetto di notifica, assolutamente imprevedibile. E quel giorno, non c’era nessun avvocato di palazzo di città pronto a far costituire parte civile il comune nel processo. Se non ci fosse stato il rinvio, addio costituzione per il capoluogo.

Non solo. Quello era il termine ultimo, ma l’amministrazione Festa, se davvero ci teneva così tanto a marcare un netto segnale di distanza contro l’attività criminale del clan, aveva avuto tutto il tempo anche prima per farlo. Perchè l’11 settembre, giorno dell’udienza preliminare in cui i giudici di Napoli disposero il rinvio a giudizio dei 23 imputati del Nuovo Clan Partenio, il tribunale aveva già raccolto la prima, e purtroppo l’unica, al tempo, costituzione di parte civile, nel caso specifico una delle vittime dell’usura. Di tempo dunque ce n’era e a iosa, dobbiamo invece registrare che a tutt’oggi il sindaco non ha prodotto nemmeno un atto in cui ha dato mandato a chicchessia di costituire il comune parte civile, al netto delle sue dichiarazioni post polverone durante la diretta facebook.

Insomma il primo cittadino mente sapendo di mentire, ma non è sinceramente un nostro cruccio: l’importante è averlo condotto per la manina, seppur lui fosse controvoglia, a fare quello che l’intera comunità gli chiedeva, e questo è quanto.

Concludiamo invece rivolgendoci al suo collega di Mercogliano Vittorio D’Alessio, un altro indeciso sul punto, che oggi ha anche lui, solo sempre per una fortunata coincidenza così come il suo amico di Avellino, l’opportunità di rimediare alla sua defaillance. Certo il suo “ci rifletterò”, parole che ha rilasciato a “Il Mattino”, non fa ben sperare. Si riflette infatti se realizzare una rotonda o meno, se rifare l’asfalto lungo il corso principale, si riflette se si devono tagliare i verdi rami degli alberi comunali e si riflette magari quando si deve scegliere la ditta a cui affidarne i lavori: ma sulla richiesta di risarcimento, foss’anche solo morale, nei confronti di un clan che aveva sede nel tuo paese e che ha vessato e terrorizzato per anni la tua cittadinanza, c’è ben poco da riflettere, ma solo da agire. “Ma il coraggio, si sa, uno non se lo può dare”, balbettava Don Abbondio come oggi balbetta il buon D’Alessio

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