Covid e dintorni: il sindaco di Avellino “santo subito”!
Come avete potuto leggere dai resoconti giornalistici, l’altra sera in conferenza stampa il sindaco di Avellino ha detto – testualmente – quanto segue: “Il Governo Conte ha di fatto dato ragione a quella che da giorni è stata la mia posizione. Era poco giustificato il lockdown per la Campania, come avevo anticipato. Ora abbiamo anche dati inconfutabili…”.
Mila Martinetti ha avuto gioco facile a scanzonarlo nella sua Siringa del giorno: “Finalmente il Premier sa a chi a rivolgersi per avere infallibili suggerimenti su come gestire la drammatica emergenza Covid. Abituiamoci, intanto, ad attendere d’ora in poi – non più i DPCM – ma i DPCMSA: Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Sindaco di Avellino”.
Al di là delle battute dissacranti e sdrammatizzanti della Martinetti, crediamo di interpretare il sentimento comune degli avellinesi, e in generale degli irpini, affermando che saremmo tutti ben lieti di dar ragione anche noi, “dopo il Premier Conte”, agli eccessi di ottimismo del sindaco del capoluogo Gianluca Festa. Se le cose della Campania stessero come egli sostiene, infatti, non dovremmo avere alcun motivo di preoccupazione, potremmo già dedicarci con animo sereno al nostro Albero di Natale, e cantare “Tu scendi dalle stelle” felici e contenti come facevamo da bambini, e magari scrivere la letterina a Gesù Bambino esprimendo stavolta un unico, collettivo desiderio irpino: “Gianluca Festa Santo Subito”.
Purtroppo le cose stanno molto diversamente da come le immagina e le racconta il nostro simpaticissimo primo cittadino, fino all’altro ieri campione di Enjoy, adesso sul podio anche della modestia, considerato che in largo anticipo perfino sul Governo Conte aveva visto nella sua infallibile sfera di cristallo che la Campania è la Regione più Covid-free d’Italia: ragion per cui – a volerla cantare con Dalla – qui “sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno”.
Le cose stanno molto male in Campania, e nella Campania in Irpinia, e in Irpinia nel capoluogo del sindaco Festa. Lo dicono i numeri del contagio, dei decessi, dei posti letto occupati: basta saperli leggere un tantino oltre gli strani algoritmi del Comitato tecnico scientifico che finora non pare abbia dato prova di linearità. E il gioco dello struzzo, cui il sindaco testé citato sembra invitare gli avellinesi, è quanto mai pericoloso e contraddittorio.
Pericoloso perché l’ingiustificato ottimismo del primo cittadino rassegna alla comunità il messaggio sbagliato del “tutto va bene madama la marchesa”, sicché evviva la movida, abbasso le mascherine, apriamo tutto, niente coprifuoco, cin cin alla vita e chi s’è visto s’è visto, “dimane fa gnuorno”, e altre irresponsabili fregnacce del genere.
É contraddittorio perché il sindaco di Avellino dava i numeri in diretta Facebook quando, nella prima ondata Covid, il capoluogo faceva registrare appena una trentina di contagi, e dice oggi che la città non corre rischi a fronte dei 442 casi positivi già scoperti in questa seconda ondata che è soltanto all’inizio.
Ora, lungi da noi anni luce il pensiero che il primo cittadino del capoluogo voglia il male dei suoi concittadini. Ma continuando di questo passo, con una sceneggiata al giorno, si rischia di togliere troppo tardi la testa dalla sabbia, e di guadare in faccia alla realtà quando tutto diventa ingovernabile.
La stessa guerra ad oltranza ed immotivata del sindaco contro De Luca non si capisce dove voglia andare a parare. Se è un modo per crearsi un po’ di visibilità, non sfugge che si configurerebbe come un atto di egoismo a danno esclusivo della città e senza alcun vantaggio per il diretto interessato, dal momento che il gioco prima o poi verrebbe scoperto. Se è una guerra di principio, farebbe bene il sindaco a rivolgersi la più classica ed elementare delle domande: “Cui Prodest?”. Di certo non può giovare al governo di Avellino vomitare quotidiani veleni addosso al presidente della Campania appena rieletto, ovvero a chi per i prossimi cinque anni sarà a capo della più potente macchina politica e amministrativa del territorio regionale.
É un concetto sul quale stiamo insistendo da quando la storiaccia del Covid è cominciata: siamo al cospetto di una emergenza sanitaria ed economico-sociale di proporzioni immani, checché ne dicano fanatici negazionisti, scemi del villaggio, irresponsabili giovinastri e amministratori locali confusi e confusionari. Chi alimenta conflitti istituzionali immotivati non fa altro che rendersi complice del Virus. Il più alto impegno etico, morale, politico e civile che la circostanza richiede, invece, è la serietà. Di tutti. In particolare di chi rappresenta le istituzioni.
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