De Luca, il lockdown e gli “ammuinatori” irpini

Notizia di ieri, il presidente della Campania ha confermato la sospensione delle attività didattiche in presenza per le scuole primaria e secondaria fino al 14 novembre, in più ha esteso il provvedimento al ciclo dell’infanzia. È probabile che da qualche versante ricominceranno noiose discussioni accademiche e polemiche inconcludenti. Il provvedimento si è reso indispensabile dopo che l’annunciato monitoraggio dell’Unità di crisi ha riscontrato un ulteriore, sensibile aumento di positività Covid connesso al periodo di riapertura delle scuole. Per altro verso, è la riprova della fondatezza di quanto sostenuto dal fisico Roberto Battiston in un’analisi scientifica della curva del contagio recentemente pubblicata sul Corriere della Sera.

Dobbiamo rallegrarci che per altre due settimane – ma, vedrete, saranno di più – in Campania si utilizzerà soltanto la didattica a distanza? Assolutamente no. Questa scelta comporterà di certoconseguenze dannose per la Scuola in generale e per gli studenti e le famiglie in particolare. Si pensi, ad esempio, alle difficoltà –logistiche ed economiche – cui andranno incontro soprattutto i genitori-lavoratori dei bambini dell’infanzia, delle elementari e delle medie. A parte che per i più piccoli la didattica a distanza è di fatto parzialmente o del tutto impraticabile, in assenza di congedi parentali retribuiti la stragrande maggioranza delle famiglie dovrà far ricorso alle baby-sitter, che non sono suore missionarie, cioè costano.

Tuttavia, nella scala delle priorità – specie alla luce dei numeri drammatici del contagio in Campania – è stato ancora una volta saggio da parte di De Luca mettere al primo posto la salute, quindi la necessità di contenere con tutti i mezzi possibili l’espansione del virus.

Apparirà anche stucchevole ripeterlo, ma proprio perché le cose – giorno dopo giorno – stanno evolvendo al peggio, vale sottolineare che i fatti stanno dando ragione al presidente della Campania, e non solo sul problema scuola. In buona sostanza è dall’inizio dell’emergenza sanitaria che il governo centrale arriva con ritardo sulle decisioni assunte o sollecitate da De Luca. E talvolta il ritardo è stato tale da far lievitare sensibilmente i costi degli interventi.

Vale anche ricordare, al riguardo, che Giuseppe Zamberletti – che di emergenze s’intendeva davvero, e che è stato il padre della Protezione Civile in Italia – usava dire che “prevenire fa risparmiare soldi e soprattutto fa salvare vite umane”. In questa emergenza Covid, sembra che De Luca sia rimasto tra i pochissimi a raccomandare ed osservare quel precetto, seppure a costo di passare per la “Cassandra del Covid” (A proposito non è superfluo sottolineare che la sacerdotessa della mitologia greca non causava le sventure, semplicemente le prevedeva, circostanza che la rendeva odiosa a tutti. Epperò c’azzeccava sempre, cazzo! Darle retta avrebbe significato poter correggere la parabola del destino).

Bene, per uscire dalla mitologia e tornare a noi, a Roma stanno dando del matto a De Luca per essersi permesso di dire che bisognava “chiudere” la Campania, e assieme alla Campania l’intero Paese, per trenta-quaranta giorni lasciando aperte soltanto determinate attività produttive e riconoscendo il giusto ristoro a chi di dovere. Ricordate? A parte le comprensibili reazioni della piazza “onesta”, la scorsa settimana il governo centrale ha alzato le barricate contro questa ipotesi, ed ha varato alcuni provvedimenti, in parte contraddittori, per niente adeguati alla gravità della situazione.

Ora dopo ora, di converso, si va allargando la condivisione della necessità di un secondo lockdown, mentre larghi settori della Scienza suggeriscono che bisogna farlo subito perché tra una settimana potrebbe rivelarsi addirittura inutile. Certo, dobbiamo sperare che stavolta la Cassandra De Luca abbia preso fischi per fiaschi, e che assieme a lui si siano sbilanciati, alzando troppo il gomito, perfino tanti infettivologi, virologi ed epidemiologi italiani ed europei. Ma come la mettiamo se poi avrà ancora una volta ragione? A chi chiederemo il conto? E varrà a qualcosa chiederlo? Non è che dovremo pateticamente metterci a cercare le corna dopo aver fatto scappare i buoi, come suggerisce un vecchio adagio contadino?

Proverbio per proverbio, e passando dai buoi ad altra specie contigua, da come il governo di Roma si sta comportando, verrebbe da dire che a lavar la testa all’asino…- D’accordo, risparmiamo adesso acqua e sapone con la speranza che Roma la smetta di temporeggiare prima che Sagunto vada in cenere. Anche perché De Luca inascoltato è stato e tale resterà, non foss’altro per lo sfizio di non dargli soddisfazione: in politica molto spesso funziona così, si può crepare di Covid o di altro, se Tizio ha detto No, è No e basta (e poi ce la prendiamo con i Negazionisti del Virus propriamente detto).

Un po’ d’acqua e un po’ di sapone, però, De Luca potrebbe sprecarli – non si sa mai – per tentare di mettere a lucido le teste – ad esempio – di certi “ammuinatori” irpini che procurano allarme, in modo particolare ad Ariano e a Solofra, protestando contro la decisione di ricavare “anche” nei due ospedali dei rispettivi paesi posti letto Covid indispensabili come l’aria. Basterebbe che il governatore spiegasse a Lorsignori due cose elementari.

La prima è che Ariano e Solofra, come il resto del territorio regionale, fanno parte della Campania e dell’Italia, per cui se servono posti letto Covid per i napoletani od anche per i milanesi, quei posti vanno reperiti ovunque sia possibile, esattamente come accadrebbe a Napoli o a Milano se – malauguratamente – quei posti dovessero servire per persone irpine, poco importa se di Ariano, di Solofra, di Mirabella e via dicendo.

La seconda cosa – peraltro già ripetuta svariate volte dai direttori generali dell’Asl e del “Moscati” –  è che non c’è alcuna volontà di smantellare gli ospedali di Ariano e di Solofra, tutt’al più di riorganizzarli, peraltro non in questa fase visti i tempi che corrono, per ottimizzare il sistema sanitario provinciale con una offerta differenziata di servizi meglio rispondente alle esigenze del territorio.

In conclusione, prima De Luca si muove in questo senso meglio è: già bisogna fare i conti con un Covid più aggressivo che mai e con i mille gravissimi problemi ad esso connessi; se in questa provincia ci mettiamo a perder tempo con l’ammuina degli agitatori politici di professione, non se ne viene più fuori.

Agisca, Governatore: agisca subito!

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