Qui si muore e si soffre di Covid. E il Pd irpino pensa al congresso
Lo abbiamo scritto in tempi non sospetti, e cioè prima che in Irpinia, come nell’intera Campania, il Covid riesplodesse in modo così tempestoso da far apparire la prima ondata una pioggerella di primavera (naturalmente al netto della drammatica situazione vissuta ad Ariano).
In tempi non sospetti abbiamo scritto che sarebbe una imperdonabile ingenuità giornalistica raccontare senza ironia, meglio ancora se condita di sarcasmo, le gesta di buona parte di questa classe dirigente politica irpina – specie quella del Partito Democratico – che si prende sul serio perfino quando dorme.
Pensate: qui da noi e altrove si sta morendo e soffrendo di Covid, nel fisico e nella mente; il governatore della Campania si è visto costretto ieri a chiudere le scuole per due settimane, tanto si è fatta grave la situazione, e i vecchi e nuovi capicorrente dem – con il commissario Cennamo in testa alla banda – non trovano meglio da fare che trascorrere oziosamente le giornate a parlare del congresso Pd. E lo fanno in maniera totale ed esclusiva, come se da questo loro straordinario “evento” dovesse venir fuori il nuovo assetto democratico, non della piccola provincia avellinese, ma del Paese: di più, dell’Unione Europea. Oppure – per stare alla drammatica attualità del maledetto Virus – come se dal loro congresso non dovesse uscire il solito papocchio destinato a finire in tribunale (roba già vista), bensì il vaccino anti-Covid già bell’e pronto per l’uso e con un numero di dosi sufficiente per “salvare” l’intera Irpinia.
Non li sentite mai – i capicorrente o capi di niente di questo Pd – discutere del dramma che migliaia di famiglie irpine stanno vivendo: o perché un loro caro è stato colpito dal Covid e non si sa quando e se guarirà; oppure perché il marito o la moglie ha perso il lavoro, ha chiuso il negozio, l’azienda, lo studio, ancora a causa del Covid, e non si riesce a sbarcare il lunario. Ne sanno qualcosa, invece, quelli della Caritas Diocesana, che portano cristianamente la contabilità del piatto caldo in più da preparare per far fronte alla domanda giorno dopo giorno crescente. Dalle parti di via Tagliamento l’unica contabilità che si conosce e si aggiorna èquella delle tessere in vista del congresso: tante a lei, tante a lui, tante all’altro e tante all’altro ancora. E poi i calcoli incrociati: se si alleano lei e lui si può vincere, o forse no. Allora, per stare tranquilli, meglio farlo a tre, un triangolo: cose oscene, ma non fraintendete, il gioco è solo politico.
Pierino alza la mano, chiede di parlare. Prego, dica. “Scusi lei, Genzale: ma perché le luci accese sempre e soltanto sul Pd?”. Domanda pertinente, risposta scontata: perché – come nel Pd amano affermare e ripetere – il loro è l’unico partito “strutturato”. Ed anche perché tutto il potere irpino – in Provincia, nei comuni, negli enti di servizio, nelle società partecipate, ovunque ci sia qualcosa da gestire – ogni cosa è solo nelle mani del Pd: il Pd ufficiale, quello ufficioso, l’altro collaterale, l’altro ancora civico.
E il centrodestra? Non esiste: la riprova s’è avuta alle regionali. E il M5S? Per favore, no: meglio interrogare la Sibilla Cumana. E la cosiddetta Sinistra Dura e Pura? Non ci fate caso: compare e scompare a intervalli regolari di tempo, senza mai lasciare traccia di sé, se non la scia dell’insostenibile (e consapevole) leggerezza di “non essere”.
Il Pd é davvero l’unico partito che in questa provincia si possa chiamare partito. É per questo che le cronache politiche raccontano, sostanzialmente, soltanto del Pd nelle sue varie fattezze irpine: ora il volto della D’Amelio, ancora tramortita dalla batosta elettorale e in smaniosa attesa d’un incarico risarcitorio; ora il profilo pretenzioso da leader che non é di Petracca; ora la barba minacciosa di Petitto; ora la deambulazione “morotea” (povero Aldo!) simulata dal De Luca “minore” sempre più “pavonazzo” e chissà perché.
Sono cronache a volte ravvivate – si fa per dire – dai trombettieri di turno che suggeriscono cosa deve fare il Pd, chi può averne la tessera e chi no, chi può restarci e chi deve essere cacciato, chi è trasformista e chi è coerente e appartenente e bla bla bla, a chi spetta lo scettro del Pd e poco importa se il prescelto, abusivamente prescelto, fino all’altro giorno ha sputato fango e veleno su quel partito. Insomma una babele di povertà politica, piccole e grandi miserie morali, gratuite (?) ingerenze e imbarazzanti ostentazioni d’improbabili leadership che fanno – sì – del Pd irpino l’unica forza politica “strutturata”, ma che spiegano anche, con straordinaria eloquenza, perché questo partito s’interessa del niente, leggi pure congresso, mentre qui si sta morendo e soffrendo di Covid, nel fisico e nella mente.
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