“Abbiamo sbagliato ma non siamo dei mostri”, parla il padre dei quattro fratellini vissuti nel degrado

“Abbiamo sbagliato, lo abbiamo capito ma non siamo dei mostri, ridateci i nostri bambini” . Rompe il muro del silenzio il papà dei quattro fratellini allontananti dai genitori perché costretti a vivere nel degrado e tra i rifiuti all’interno della loro abitazione di Ariano Irpino. Ha voluto incontrarci per raccontarci ,con le lacrime agli occhi, le sue verità, “Basta questo accanimento nei nostri confronti” ha detto “le immagini diffuse a livello nazionale non sono quelle della nostra casa, nessun maltrattamento, noi amiamo i nostri figli e non sono malnutriti”. Sono le parole di un uomo provato e molto dispiaciuto, che sa di aver commesso, forse con inconsapevole leggerezza, l’errore di non aver evitato, quando ancora si poteva,  che la situazione arrivasse al punto da dover fare intervenire i Vigili Urbani e le autorità giudiziarie. “Temevo che ci portassero via i bambini, ecco perché ho taciuto e ho nascosto il degrado in cui era ridotto l’appartamento”. La situazione , secondo il racconto dell’uomo ,sarebbe sfuggita di mano negli ultimi mesi ,quando c’è stato il lockdown e non si poteva uscire. Antonio, nome di fantasia, ci parla di una vita quasi normale, lui un gran lavoratore ma ultimamente  senza un posto fisso , la moglie , poco avvezza ai lavori di casa ,” Ma è giovane e un po’ svogliata” , ci racconta il marito, quasi a voler giustificare le sue  disattenzioni per la casa .La situazione riscontrata dai caschi bianchi nell’appartamento è il risultato di un momento di forte difficoltà, ci ha spiegato Antonio. Durante il lockdown la famiglia ha ricevuto, come numerose altre famiglie,  l’ aiuto delle associazioni e di alcuni privati che hanno provveduto a fare la spesa e a non far mancare il necessario ai bambini. Ma il disagio c’era anche prima dell’emergenza sanitaria , ci ha confidato il padre dei quattro fratellini e gli assistenti del Piano di Zona Sociale , al quale  si erano rivolti , non hanno mai varcato la soglia dell’abitazione. “Era mia moglie ad andare da loro a chiedere aiuto” ci ha detto Antonio, “poi solo qualche telefonata, niente di più”. I bambini a scuola bravissimi, seguiti anche nella didattica a distanza con il tablet, fino a quando non sono finiti i giga della scheda; in casa niente internet e niente televisione. Decidiamo di contattare il Presidente del Piano di zona sociale per chiedere se ci sono novità sull’affidamento dei bambini e sulle decisioni delle autorità giudiziarie; Il presidente  ci risponde ma si rifiuta di parlare della vicenda e interrompe la telefonata in maniera anche piuttosto sgarbata. ”Ho già parlato con un giornalista e non ho più niente da dire” ci dice.  “Ora ci stiamo impegnando ad avere una vita normale come l’abbiamo avuta in passato ” conclude Antonio consapevole della gravità della situazione e del rischio che stanno correndo, lui e la moglie,  anche sul fronte giudiziario. “Abbiamo ripulito e sistemato casa , i bambini ci vogliono bene e noi vogliamo riabbracciarli presto”.

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