“Ho detto no a trattare con brigate rosse, figurarsi con criminalità organizzata”
“Quando ci fu il sequestro Moro dissi che non si poteva trattare con le Brigate Rosse figurarsi se avrei mai tollerato che si potesse trattare con la criminalità organizzata”. Nicola Mancino da Lucia Annunziata a “Mezz’ora in più” su Rai tre parla del processo sulla trattativa Stato-Mafia. Per l’ex Ministro dell’Interno è arrivata l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
“Personalmente, spiega Mancino, ritengo di poter dire che non ho mai conosciuto la trattativa. Se avessi appreso che c’era una trattativa io avrei sollevato il problema dinanzi al Consiglio dei ministri”. Ed ancora. “Tutto quello che è avvenuto risponde ad un teorema che era rivolto a contestare la legittimità della mia nomina a Ministro dell’Interno. Si è detto che ero più morbido rispetto a Vincenzo Scotti (predecessore di Mancino al Viminale ndr). Io potrei dimostrare, e l’ho fatto durante il processo, come non sono stato affatto morbido. Il primo intervento che ho fatto come Ministro dell’Interno è stato quello di andare a Palermo ed alla presenza delle forze dell’ordine e della magistratura chiesi al Capo della Polizia di arrestare Riina perchè era il momento che lo Stato si facesse sentire. E potesse tradurre in termini di reclusione un latitante che era pure stato condannato a pene severe”.
“Durante la mia presenza al Viminale molti latitanti sono stati assegnati alle patrie galere. E’ stato un grande successo negli anni 92-93. Ho difeso il 41bis perchè ritenevo che lo Stato dovesse far sentire la forza di coazione nei confronti di chi apparteneva alla Mafia”.
I commenti sono chiusi.