Papa Francesco, la sua morte e una domanda

“E se fosse Dio ad aver bisogno di noi?”

È da un po’ di tempo che mi pongo questa domanda. Un po’ azzardata, quasi irriverente. Lo stato d’animo dalla quale scaturisce è simile a quello che mi pervase durante la visione del film Troy, nel 2004. Quando Achille pronunciò con convinzione la frase:
“Gli dèi ci invidiano perché siamo mortali” .

Andai decisamente in crisi.

Se le cose stessero così, la mia domanda azzardata potrebbe rivelarsi lecita e aprire un dibattito; decido di affrontarlo con me stessa.
Da una parte la risposta sarebbe no, impossibile, contro natura, blasfemo pensarlo. Però poi cerco di vedere tutto da un punto di vista simile a quello di Achille di Troy e mi faccio coraggio. Scandaglio e valuto bene in profondità l’eventuale dinamica, il motivo che giustificherebbe una risposta positiva, un sì.

Achille di Troy ha espresso un concetto profondo e poetico in merito al significato della vita: i mortali godono di emozioni intense perché sanno che nulla è eterno, a differenza degli dèi che, essendo immortali, non possono provare l’esperienza dell’unicità e della preziosità di un percorso destinato a finire. La consapevolezza della fine è l’essenza che dà valore, la mortalità rende preziosa la bellezza effimera e irripetibile della vita umana.
Bellissima riflessione.
Ma perché allora entrai in crisi dopo aver condiviso questa profonda considerazione?
Perchè di fatto è assurdo sentirmi privilegiata in quanto mortale, un ossimoro per niente consolatorio.

Ma poi, poco a poco, ho cercato di affrontare il tutto superando l’ostacolo della “logica”. Se essere mortali agli occhi degli dèi fosse davvero un privilegio, se la nostra caducità, precarietà e vulnerabilità fossero una mancanza per lo Spirito eterno, il rapporto tra noi e Dio non potrebbe rivelarsi nel sostegno reciproco? Come? Noi preghiamo, invochiamo, ci affidiamo a Lui, ma la sua misericordia e la sua potenza forte non potrebbero essere tali se noi non fossimo fragili, attaccabili, vulnerabili. Noi esseri umani in confronto a Dio siamo la “nullità immensa” che lo nutre.

In questi giorni di lutto per la scomparsa di Papa Bergoglio tutto questo l’ho elaborato all’ennesima potenza.
Il rapporto umano di Papa Francesco e con Dio era tutto questo. Uno scambio infinito tra uomo e spirito divino, un bisogno reciproco di ascolto e di azione, un fil rouge che ha reso Dio uomo e l’uomo Dio, come non avevo mai percepito prima.

È come se Dio avesse bisogno di uomini che, nella sua immensità, non lo lascino mai solo. Papa Francesco non lo ha mai abbandonato e gli ha offerto un faro potentissimo sull’umanità più autentica.
Dio ha bisogno anche di questo.

R.I.P

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