IL CORSIVO – Italia, statisti/statiste e tassisti/tassiste

La politica italiana sta dando un pessimo spettacolo sul caso Ucraina.
Non è divisa tra destra e sinistra: un quadro del genere, indipendentemente dalle parti in commedia, restituirebbe quanto meno cristallina legittimità alle opposte posizioni.
La politica italiana è divisa tra destra e sinistra e, contemporaneamente, all’interno delle coalizioni di destra e di sinistra: un teatrino dell’assurdo, insomma, che la dice lunga sulla reale capacità delle diverse leadership d’essere all’altezza del compito, complesso ma non certo impossibile, che hanno di fronte. Oltre tutto stupisce, ed è perciò stesso sospetta, la fragilità delle motivazioni con cui i leader dei partiti maggiori alimentano le loro sgangherate opinioni.
L’affresco che ne vien fuori è una presidente del Consiglio che batte in lenta ma progressiva ritirata strategica: dall’“Ucraina o morte” è passata pian pianino all’“Ucraina sì, però dobbiamo aver fiducia in Trump”. In buona sostanza, il Presidente Usa sta svendendo a Putin il Paese invaso e martoriato, chiaramente traendone vantaggi per l’America, e l’Italia e l’Europa – docilmente oltre che dolcemente – dovrebbero avere “fiducia” in Trump, chissà perchè. Mai Giorgia Meloni si era arrampicata così goffamente sugli specchi. Nel gioco della Torre, adesso è fin troppo chiaro che butterebbe giù senza pietà Zelensky e i suoi connazionali, bambini e donne inclusi, pur di restare comodamente abbracciata a Donald e Elon.
Non si distacca più di tanto da questa posizione il Vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. I suoi sottili e ininfluenti distinguo sono soltanto medagliette ornamentali del documento d’identità della berlusconiana FI.
Quanto a Salvini, terzo leader della coalizione di “destra”, gli va riconosciuta la coerenza d’essere anti-europeista e antiucraina. Resta il mistero del perché sia tanto legato a Putin ma usi tutte le scuse, perfino quelle inimmaginabili, per non ammetterlo. Tanta segretezza avrà una ragione profonda: con ogni probabilità dovremo rivolgerci a Fatima per averne lumi.
La destra piange, la sinistra singhiozza. Nella sostanza delle cose, Elly Schlein vuole difendere l’Ucraina, ma solo a chiacchiere. Qualcuno della sua parte politica – Prodi, ad esempio – ha provato a spiegarle che per difendersi da chi ti aggredisce con le armi, e con le armi pretende di toglierti ciò che è tuo, non puoi che armarti. Ma lei non comprende. Continua a balbettare la parola Pace, anche quando l’aggressore ripete “Guerra” finché l’Ucraina non scompare. Sicché, di fatto e forse inconsapevolmente, il che sarebbe ancora più grave, ella stessa, cioè Elly, dà una mano a Putin, circostanza che peraltro non dispiace agli amici di sinistra. Anzi.
Infine, Giuseppe Conte. Lui è coerente almeno quanto Salvini. Si potrebbe dire che nella preghiera del De Profundis per l’Ucraina egli è un po’ il Salvini del campo progressista. Affascinato da Putin, a morte l’Ucraina; e con l’Ucraina, ciao-ciao Europa.
Ora, di fronte al reale stato dell’arte, diciamolo con estrema chiarezza. In una fase così complessa, drammatica, diremmo tragica, come quella che stiamo attraversando, non certo per volontà di chissà quale forza superiore, ma solo per colpa grave di alcuni invasati autocrati, compresi Lorsignori travestisti da democratici, più precisamente da democratici-repubblicani, l’Italia ha bisogno di Statisti/Statiste, non di tassisti/tassiste.
Invero questi ultimi/ultime sarebbero certamente idonei, e per di più ci farebbero fare una gran bella figura, a portare in giro Trump e Musk, chessò, nel quartiere popolare romano della Garbatella: un omaggio dovuto alla Premier Meloni, che su quelle strade s’è fatta le ossa per la carriera. Viaggio alternativo altrettanto interessante, per i due stramiliardari americani, potrebbe essere in Lombardia, ad Arcore, per una visita al mausoleo funerario di Berlusconi nella Villa San Martino: qui Tajani sarebbe la guida “turistica” ideale, nessuno meglio di lui saprebbe interpretare oggi il pensiero del compianto Cavaliere.
Altrettanto bravi sarebbero – tassisti e tassiste di casa nostra – nell’accompagnare Putin alle falde del Monviso, precisamente a Pian del Re, per ammirare il “Rito dell’Ampolla” caro alla Lega. E poi giù, lungo lo stivale, fino alla Puglia: una capatina a Volturara Appula – “Zona degli avvoltoi appartenente all’Apulia”, secondo l’analisi etimologica delle parole – un paesino abitato da 358 abitanti, in verità più noto per la Cattedrale di Santa Maria Assunta che per aver dato i natali all’ex Premier e attuale leader del M5S Giuseppe Conte.
Va senza dire, infine, che i tassisti/tassiste della nostra amata Italia sarebbero ancora bravissimi a trasportare con tanto d’inchini Putin anche nella stupenda e neutrale Svizzera, Paese di prima cittadinanza della Schlein: un viaggio di certo gradito allo Zar, non tanto per la straordinaria bellezza ambientale di quei luoghi quanto – appunto – per la neutralità della Confederazione: circostanza geopolitica europea che Putin apprezza moltissimo, particolarmente in questa fase, e si capisce perché.

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