IL CORSIVO – Regionali Campania? Fico candidato già da due anni
È sorprendente che parte della stampa – scusate il bisticcio – si sorprenda che l’ex presidente grillino della Camera, Roberto Fico, abbia avviato la campagna elettorale per la candidatura al vertice della Campania senza che ne sia stato investito né dal M5S né, tanto meno, dalla coalizione che del resto ancora non si sa quale sia.
È sorprendente perché la sua candidatura, a dispetto di quanto si dica, è stata decisa sottobanco – con un patto di ferro tra i massimi livelli dei due principali partiti interessati, Pd e M5S – non in questi giorni bensì nientepopodimenoche due anni fa.
Ne abbiamo scritto le motivazioni politiche il 24 gennaio scorso (corsivo apparso sotto il titolo “Elly Schlein e la sua foglia di…Fico”) e ve ne riproponiamo qui la parte essenziale. Eccola.
“Raccontano che la segretaria del Pd Elly abbia tirato un profondissimo sospiro di sollievo alla notizia che il Consiglio nazionale del M5S in versione Conte, recependo l’indicazione dell’Assemblea costituente, ha deliberato la possibilità del Terzo Mandato per i propri rappresentanti purché riguardi una istituzione diversa dalle due precedenti. Elly Schlein avrebbe manifestato la liberazione da uno degli affanni elettorali che le pesano dentro perché, adesso, può onorare l’impegno assunto con il M5S poco meno di due anni fa. Quando, grazie ai voti esterni grillini, concordati a tavolino con Conte e Franceschini, riuscì a vincere le Primarie allargate ribaltando il risultato straordinario del voto “pulito” dei soli iscritti al Pd riportato da Bonaccini. L’impegno era che, per la coalizione del campo largo, la candidatura alla presidenza della Campania sarebbe andata al M5S, espressamente a Roberto Fico, dopo aver creato le condizioni di statuto (Terzo Mandato) che Conte aveva (sottobanco) programmato e che ora di fatto ha realizzato…”.
Insomma, una strategia sincronizzata alla perfezione, proprio come un “orologio svizzero” – verrebbe da dire – tenendo metaforicamente conto d’una delle tre cittadinanze detenute da Elly Schlein.
Qualcuno obietterà: ma come si spiegano, allora, le indiscrezioni di stampa che accreditano, sempre per i 5 Stelle, la candidatura di Costa? Niente di trascendentale: si tratta, appunto, di indiscrezioni, peraltro alimentate dallo stesso ex ministro dell’Ambiente. Il quale – diciamolo – in perfetta buona fede ha posto sul tappeto una auto-candidatura, probabilmente inconsapevole dell’accordo definito tra Schlein, Franceschini, Prodi e Conte alla vigilia delle Primarie allargate del Pd.
Al riguardo, si ricorderà che dopo il voto dei soli iscritti al partito (Bonaccini 52,87%, Schlein 34,88%) e prima del voto aperto, i due grandi elettori Franceschini e Prodi preannunciavano grandi sorprese dalle urne; mentre Schlein già cantava vittoria, e Conte pregustava il ribaltone per merito grillino programmando il futuro di Fico a Palazzo Santa Lucia. Previsioni azzeccate: con il voto “allargato ai grillini”, Schlein conquista il 53,75% e Bonaccini perde arrampicato al 46,25%. Un capolavoro dei suddetti protagonisti, alla faccia degli iscritti al partito.
Impeccabile dunque, allo stato dell’arte, la trama del film. Frame dopo frame, tutto torna. Con ogni probabilità tornano anche certi ragionamenti della segretaria Pd – all’indomani della sua elezione – su cacicchi e capibastone, il commissariamento del Pd campano e il congresso rinviato all’anno tremila.
Resta l’enigma del finale. Ma qui la sceneggiatura sarà scritta in due tempi: il primo con la penna della Consulta sul Terzo Mandato; il secondo con la matita degli elettori della Campania. La differenza con le Primarie del Pd del 26 febbraio 2023 è che stavolta si voterà… “seriamente”.
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