IL CORSIVO – La fase Zen (ahilui, inutile!) di Matteo Renzi

Matteo Renzi in gran forma, l’altr’ieri, alla festa del suo cinquantesimo compleanno nel teatro “Cartiere Carrara” di Firenze, con la partecipazione di ben duemila persone.
L’ex tante cose – enfant prodige, sindaco di Firenze, presidente della Provincia, segretario nazionale del Pd, Premier – e attuale senatore e fondatore di Italia viva ha raccontato a volo d’aquila la sua brillante carriera politica. Ha poi duramente criticato il Pm dell’inchiesta Open, che per cinque anni – non solo a suo dire, ma anche per certificazione d’una sentenza di piena assoluzione – lo ha fatto vivere ingiustamente sulle spine. Ha quindi attaccato Giorgia Meloni (“In un biennio di governo hai fatto solo un canile in Albania”), chiarissima vendetta nei confronti della Premier per la norma che gli taglia i “soldoni” della consulenza saudita. Infine e soprattutto, Renzi ha annunciato che entro due anni organizzerà “un centro che guarda a sinistra”: perché la sua “fase zen”, durante la quale ha “mangiato fango e sputato miele è finita”, e lui ora è di nuovo in campo con la missione di fare politica (per dirla con Petrolini nelle vesti teatrali di Nerone che incendia Roma) in maniera “più bella e più superba che pria”.
Cosa dire, oltre a fare alla persona Renzi i più sinceri auguri per altri cinquanta e più anni di buona salute? Due cose.
La prima: gli attacchi al Pm e alla presidente del Consiglio sono affari personali e opinioni sue e ci asteniamo da ogni commento.
La seconda è roba squisitamente politica e diciamo volentieri la nostra. Il senatore Renzi, parole sue, ha chiuso la fase zen e si è dato due anni di tempo per “costruire un centro politico che guarda a sinistra”. Sicché, ora e qui, delle due l’una: la sua fase zen (“meditazione, acquisizione della consapevolezza di sé”) o non è mai cominciata oppure, effettivamente, è già finita ma egli non ha meditato abbastanza, soprattutto non ha meditato bene, se – come afferma – vuole ricominciare con la vecchia, suggestiva storia di quel “centro” che egli stesso ha fatto diventare disastrata “periferia” della politica italiana, prima agendo da solo, poi in collaborazione con un Egolatra quanto meno par suo, ossia l’onorevole deputato Carlo Calenda. Ricordate? Tra Italia viva e Azione, in brevissimo tempo erano riusciti a raccogliere un sette per cento di consensi destinato a crescere in misura tale da essere determinanti per formare maggioranze sia di centrodestra che di centrosinistra. Tutto in fumo, non a causa del destino cinico e baro, ma per colpa, oltre ogni ragionevole dubbio, di Italia viva e di Azione.
Sia al senatore che al deputato – politici di spessore decisamente notevole – andrebbe ricordato che quando si smarrisce la reale consapevolezza di sé oltre il limite, fino a confondersi con l’essenza della Santissima Trinità, il massimo movimento consigliabile, per evitare di produrre ulteriori danni, è di stare fermi. Meglio ancora se fermi e lontano dalla politica.

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