Perché la Premier non impugnerà la legge del terzo mandato in Campania
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Alle regionali della Campania mancano dieci mesi, se non proprio quindici, ma già dal giugno scorso non si parla d’altro. A calamitare l’attenzione con tanto anticipo è stato, manco a dirlo, il protagonista principale della politica campana dell’ultimo decennio, Vincenzo De Luca. Tema: il terzo mandato, l’ostilità della leader Pd Elly Schlein, il gruppo consiliare dem che ha votato compatto a favore della legge che consente al governatore di ricandidarsi, l’editto del Nazareno secondo cui chi appoggia De Luca è fuori dal partito, e gli altri dettagli della guerra interna al Partito Democratico che ben si conoscono.
Tuttavia, la ridiscesa in campo di De Luca, tra dieci mesi o quindici che siano, non dipende più dal suo partito ma, paradossalmente, dal centrodestra: o meglio dalla Premier Giorgia Meloni. Perché é nelle mani del governo l’ultima possibilità – non la certezza, si badi – di bloccare la ricandidatura del governatore. È il governo, infatti, che decide se impugnare o meno, davanti alla Corte Costituzionale, la legge approvata dal Consiglio regionale; e può farlo entro la scadenza del 9 gennaio. Possibilità ma non certezza, si diceva: perché l’esito dell’eventuale impugnazione non è affatto scontato, né a favore né contro De Luca.
Allo stato dei fatti, allora, l’interrogativo è cosa farà Meloni.
Su questo tema le scorse settimane hanno fatto registrare un vero e proprio show di ostentazioni messo in scena dai due aspiranti candidati del centrodestra: da una parte l’eurodeputato di Forza Italia Fulvio Martusciello; dall’altra il viceministro di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli.
Entrambi si sono autoincoronati vincitori con un bel po’ di anticipo rispetto alla chiamata alle urne, atteggiamento tipico di chi immagina che si può spaventare e condizionare l’avversario esorcizzando la propria paura di perdere. Non a caso sia l’eurodeputato che il viceministro sono accomunati da una stridente contraddizione in termini: interpretano gli umori dell’elettorato campano sostenendo che la gestione De Luca è stata un disastro, ma nello stesso tempo plaudono a Schlein per aver messo il veto definitivo sulla ricandidatura del governatore. Insomma, non serve essere Nobel della Logica per capire che se De Luca è stato il devastatore che FI e FdI raccontano, e che a loro dire così viene percepito dall’elettorato, è per ciò stesso anche l’avversario ideale per vincere facile
Chi, invece, ha capito fino in fondo come stanno le cose è proprio la presidente del Consiglio. Ha capito che – dati alla mano – l’unica possibilità per il centrodestra di conquistare la Campania è utilizzare l’errore madornale della segretaria dem di dividere il campo largo costringendo De Luca a candidarsi prescindendo dal Pd. In altre parole, con De Luca fuori dai giochi il campo largo magari non stravincerà ma l’esito favorevole é scontato; con le quattro civiche di De Luca dentro, in coalizione con Italia viva, Azione ed altri, diventa altissima la probabilità che il campo non piú largo esca terzo dalle urne e che a contendersi il primato siano il candidato del centrodestra e l’attuale governatore.
Appare inverosimile, in conclusione, che il governo impugni la legge regionale del terzo mandato in Campania: significherebbe imitare quel tipo che per far dispetto alla moglie si tagliò gli attributi. Difficile immaginare, oltre tutto, una Giorgia Meloni autolesionista. Tanto più che in quel ruolo si sta già abbondantemente esercitando Elly Schlein.
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