IL CORSIVO – Il vice ministro Cirielli e il miracolo dell’acqua irpina

È singolare che un politico preparato e rigoroso qual è il vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli (riferimento in Campania di Fratelli d’Italia e concittadino salernitano di De Luca), sabato ad Avellino per gli auguri natalizi del suo partito, abbia ceduto alla tentazione della propaganda muovendo accuse totalmente infondate al governo regionale in merito all’emergenza idrica in Irpinia.
Il ministro ha detto che la colpa di quanto sta accadendo è di chi da nove anni governa la Regione. Più precisamente di chi, ossia De Luca, ha buttato soldi dalla finestra per sagre e consimili futilità invece di sostituire le condotte idriche colabrodo.
Ora, è pur vero che negli ultimissimi tempi certi pubblici ministeri, ovvero quei pochi in circolazione accecati dall’ideologia politica, hanno qualche difficoltà a concludere con successo i processi. Epperò sarebbe bastato che il vice ministro in modalità Pm si fosse affidato a investigatori un tantino più scrupolosi per non scivolare sull’acqua.
Una seria investigazione, peraltro estremamente semplice, infatti, lo avrebbe illuminato su tre punti dirimenti. Il primo è che l’Alto Calore Servizi non è un Ufo ma una Società per Azioni, interamente pubblica, i cui azionisti sono i Comuni della provincia avellinese e non la Regione. La succitata Spa è l’unica responsabile della gestione dell’acqua e delle condotte idriche, ed invero ha gestito per decenni così allegramente il servizio e il patrimonio di cui è titolare da essere stata alla fine costretta a portare i registri contabili in tribunale. Il secondo punto è che, in attesa dell’approvazione del concordato, alla fine sancito proprio grazie al contributo propiziato dalla Regione, la Spa non ha potuto (per legge) utilizzare una parte di finanziamenti resi disponibili (anche se non dovuti) proprio ed ancora dalla Regione. Il terzo ed ultimo punto è che non spettava e non spetta alla Regione sostituire le condotte idriche dell’Alto Calore Servizi Spa; e che – in ogni caso – l’opera ha un costo complessivo preventivato in un miliardo e duecento milioni a fronte dell’attuale disponibilità (fondi strutturali europei) di circa quattrocento milioni.
Tornando al vice ministro, nel corso del Cin Cin avellinese l’Onorevole Cirielli si è formalmente impegnato a risolvere il problema Nuove Condotte Idriche Irpine in sede governativa, visto che la Regione (che non ne ha competenza, ndr) non è stata capace di provvedere (parole sue).
Cosa dire? Massima fiducia nella buona volontà del vice ministro. Magari ci riuscisse: dal momento che è tra i papabili candidati alla presidenza della Regione Campania, potrebbe riuscire nel miracolo di camminare sull’acqua elettorale – almeno in Irpinia – se convincesse il governo di cui fa parte a tirar fuori quella “sommetta” che serve – non per riparare, ché sarebbe impresa inutile – ma sostituire le reti colabrodo dopo sessant’anni e più di uso e abuso.
Tuttavia, la domanda nasce spontanea: con la “dieta finanziaria” che il governo è costretto a fare, dove si prendono tutti quei soldini? Diamo un rapido sguardo alla legge di Bilancio in approvazione nei prossimi giorni.
Il maxi-emendamento presentato dal capogruppo della Lega Riccardo Molinari riorganizza la ripartizione delle risorse, per circa 12 miliardi, destinate a grandi opere, strade e infrastrutture.
Più che a chi vengono dati questi finanziamenti, qui interessa soprattutto sapere a chi vengono tolti. Ecco come stanno le cose: 1) Cinque miliardi vengono sottratti al Fondo di coesione e sviluppo (leggi soldi in meno al Sud). 2) Un miliardo e mezzo è sottratto a Province, Città metropolitane e Regioni. 3) Sei miliardi vengono tagliati al Fondo pluriennale per gli investimenti pubblici.
In compenso, ma si tratta di poca cosa rispetto al fabbisogno, la legge di Bilancio finanzia con 708 milioni il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico. Non si capisce se è a questa voce che si può accedere per realizzare le nuove condotte idriche irpine. In ogni caso, trattandosi di “Piano nazionale”, appare improbabile che la provincia avellinese possa assorbire una quantità soddisfacente di risorse.
Se tanto ci dà tanto, resta la speranza che effettivamente le Vie del Signore siano infinite. Chissà: magari il vice ministro Cirielli potrebbe tornare ad Avellino per un altro brindisi, quello di Capodanno, e spiegare il suo pensiero risolutivo in maniera completa, avulsa dalla propaganda e da ogni enfasi che possa essere indotta dai fumi dell’alcol (complice il brindisi, naturalmente).

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