IL CORSIVO – La lezione – non solo di musica – del Maestro Muti

Consigliamo, a chi non l’avesse già fatto, la lettura dell’intervista (pubblicata ieri dal Corsera) a un grande italiano, il Maestro Riccardo Muti, raccolta dal prestigioso giornalista e scrittore Aldo Cazzullo.
Non ci sfiora il pensiero di sintetizzarla per voi: equivarrebbe a versare un calamaio d’inchiostro su una pagina preziosissima di “letteratura” giornalistica.
Dovete leggerla per intera e parola per parola. Si parla di musica (ma non solo), ed è “musica” per l’anima, già in sé, il contenuto dell’ordinata sequenza di domande e risposte
Abbiamo selezionato – non sintetizzato, dunque – per la nostra chiosa finale una piccola parte dell’intervista sull’unico aspetto squisitamente politico. Ecco le domande di Cazzullo e le risposte di Muti in versione integrale.

1) D: “È deluso di questo governo?”.
R: “Perché dovrei esserlo? Al di là delle critiche che si possono fare, è un governo che cerca di fare bene. Alla fine lo giudicheremo”.
2) D: “Lei è di centrodestra?”.
R: “Io sono una persona libera di pensiero. Non ho mai avuto protettori politici, sponsor, manager. La mia carriera è stata determinata dalle orchestre. Prima ho diretto il Maggio musicale fiorentino, poi la Filarmonica di Londra, quindi la Sinfonica di Philadelphia. Sono direttore emerito a vita dell’orchestra di Chicago, una carica che prima non esisteva. Collaboro da 54 anni con la Filarmonica di Vienna”.
3) D: “Lei non è certo di sinistra”.
R: “Se uno non è di sinistra, dev’essere per forza di destra? Gentile era di destra, ed era un grande filosofo: forse non dobbiamo studiarlo? Certo, non sono mai andato a sbandierare il libretto rosso per la strada. Non mi piace essere classificato. Sono un indipedente. Quando ero direttore musicale della Scala, ricevetti da un politico una lettera di raccomandazione. Lei mi chiede cosa feci? Non risposi. E di lettere non ne ho più ricevute. Non so se oggi farei carriera; il mondo è molto cambiato, uno come me faticherebber a farsi strada, Siamo un Paese in cui la cultura è sorella minore”.
4) D: “La vedo molto preoccupato per l’Italia”.
R: “Non sappiano più chi siamo. Abbiano reciso le nostre radici”.
5) D: “Colpa delle cultura woke? Della Cancel culture?”
R: “È una cosa cui sono assolutamente contrario, si devono far conoscere ai giovani tutti gli errori commessi nel passato. La storia non è solo San Francesco D’Assisi; è fatta anche da tiranni, dittatori sanguinari. Non dobbiamo costruirci un immaginario passato paradisiaco; dobbiamo conoscere per poter correggere. Non si devono imbiancare i muri, perché i muri dalla storia sono imbrattati”.

Cosa dire delle considerazioni del Maestro Muti? Non vi pare che colga l’essenza, almeno rispetto ai giovani, della crisi profonda della politica, ovvero di una politica che ha smarrito il senso e il valore della memoria, “colorando” – più che imbiancando – a proprio piacimento, con la cornice dell’ideologia, la storia e la realtà attuale del nostro Paese?
Anche questa è Buona Musica. Il problema è trovare orecchie oneste disposte ad ascoltare: soltanto così possiamo recidere, e magari far ricrescere, quel poco ch’è rimasto delle nostre radici.

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