IL CORSIVO – Il Pd stravince, Conte straperde. E ora?
Al di là dei due presidenti eletti (De Pascale e Proietti), circostanza d’indubbia valenza politica primaria, le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Umbria raccontano che il Partito Democratico ha vinto senza “se” ma con un “ma”. E il “ma” è che, all’interno della coalizione del campo largo, a rimetterci le penne sono stati soprattutto il M5S e Avs. Considerati i rapporti non proprio idilliaci tra Elly Schlein e Giuseppe Conte, sarà interessante capire come evolverà d’ora in avanti il rapporto politico tra i due leader e le rispettive basi elettorali. Una lettura corretta dei dati, infatti, lascia concludere che il Pd cannibalizza gli alleati della coalizione progressista. Difficile dire se sia estendibile alle elezioni politiche il risultato regionale. In teoria non sarebbe corretto affermarlo, è plausibile – tuttavia – parlare di una tendenza abbastanza significativa.
È molto improbabile che Avs, dopo i risultati restituiti dalle urne delle due Regioni, possa avere qualche tentennamento circa la validità dell’alleanza con il Pd. Più problematica, invece, appare la posizione del leader Cinquestelle. Conte è nel pieno delle incertezze con la Costituente del Movimento: è un “osservato speciale” – da parte della base ma soprattutto da Grillo – e non può consentirsi il minimo errore se non vuole rischiare di “vaporizzarsi”, giusto per dirlo con la “sciagura” profetizzata dal Fondatore e Garante, sempre più incavolato dopo la “punizione” dei Trecentomila euro annui che non alimenteranno più il suo conto in banca.
Insomma, cura “costituente” o meno, in tempi molto brevi Conte sarà chiamato a decidere se presentarsi dalla Schlein con il cappello in mano e la livrea da maggiordomo al servizio del Pd, ricevendone qualche lauta mancia, oppure virare nella radicalità originaria del Movimento e rinviare a tempi migliori e non certo vicini la riconquista di Palazzo Chigi.
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