Viabilità fatiscente, segnaletica arrugginita, erba alta: così l’area industriale di Nusco si prepara ad entrare nella Zes

La carenza di infrastrutture viarie e digitali e l'assenza della videosorveglianza restituiscono una cornice poco appetibile per nuovi investimenti e per attrarre la crescita prevista con gli sgravi fiscali e gli incentivi all'occupazione

Nonostante gli importanti segnali di ripresa del sito industriale altirpino, che nell’ultimo quinquennio ha invertito il trend negativo sugli investimenti, restano carenti i servizi e le infrastrutture. Da anni gli imprenditori chiedono il cablaggio e la fibra ultraveloce, oltre ad un impianto di videosorveglianza che possa mitigare le ondate di furti di rame nei capannoni dismessi.

A questo si aggiunge un indebolimento complessivo della depurazione: la battaglia dei lavoratori dell’ex Asidep per la tutela dei livelli occupazionali ha offerto risposte ad appena 18 operai su 53 complessivi. Le unità sono state assorbite dalla de Vizia Transfer ma si occupano soltanto della gestione ordinaria e degli scarichi industriali. La segnaletica è obsoleta e arrugginita, mostra come le strade i segni del tempo e dell’incuria.

Un biglietto da visita insomma deludente rispetto alla mole di investimenti attesi con la classificazione di zona economica speciale estesa a tutto il Mezzogiorno. Incentivi all’occupazione, sgravi fiscali, premialità per le assunzioni e altre agevolazioni non trovano appetibilità. Oltre alla carenza di servizi e infrastrutture, viarie e digitali, il tessuto imprenditoriale lamenta i costi esorbitanti della logistica.

L’industria di montagna insomma, alla luce delle nuove prospettive di crescita assegnate dalle politiche di Governo al meridione, deve individuare il punto forte di attrazione e competitività, limarlo e magari divulgarlo.

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