IL CORSIVO – La lezioncina di Schlein e la lezione di De Luca

Ospite ieri sera a Piazza Pulita su LA7, Elly Schlein ha impartito una lezioncina morale a De Luca per aver usato parole dure, domenica scorsa, nei confronti di un parlamentare piddì campano che, invero, quelle parole se le era meritate tutte, compresi gli accenti e i punti di sospensione: i trasformisti (della politica, ma non solo) andrebbero presi anche a calci nel sedere oltre che a parolacce.
Dunque, salita in cattedra, di fronte ad un Formigli visibilmente compiaciuto, la segretaria nazionale del Partito Democratico, dopo aver espresso solidarietà al succitato parlamentare trasformista, ha detto: “È un peccato perché questi insulti vanno a coprire i buoni risultati che sta ottenendo la Campania. Non credo si stia così in una comunità plurale. In una comunità ci si rispetta. Tutti utili, nessuno indispensabile e nessuno eterno”.
Cosa dire? De Luca non ha di certo bisogno di difensori, dal momento che è un ottimo avvocato di se stesso, cosa nota ai più e comunque verificabile tra qualche rigo di questa nota.
Tuttavia, per amore di verità cronachistica, va ricordato che la leader del Pd – appena eletta segretaria – dedicò il suo primo insulto proprio a De Luca, inquadrandolo come “capobastone” con tanti “cacicchi” al seguito, e annunciando che lo avrebbe fatto fuori, forse perché il governatore e i suoi cacicchi al congresso si erano schierati con Bonaccini e non con lei. Anche all’epoca – era febbraio 2023, vale sottolinearlo – il Pd era una comunità plurale, una comunità in cui ci si rispetta, ma evidentemente la Schlein è stata educata a rispettare principi e regole a seconda di se le conviene oppure no. Roba di grande stile, non c’è che dire!
De Luca ottimo avvocato di se stesso, dicevamo. Alla presunta lezioncina morale di Elly Schlein ha replicato con una lezione di buona Politica ispirata alla Grandezza di Aldo Moro e non già ai Franceschini e ai Francischielli (leggi pure Boccia) cui si affida la segretaria dem.
Ecco il testo letteralmente trascritto del suo intervento a braccio nel consueto appuntamento del venerdì: “La segretaria del Pd ha detto che nessuno è indispensabile e nessuno è eterno. Noi a questa verità eravamo arrivati già da qualche decennio, invero toccando anche un po’ di ferro. Ma è una osservazione che rischia di essere un tantino banale, perché bisogna evitare di cadere nell’affermazione che rischia di essere conseguenza della prima, e cioè che uno vale uno: affermazione puerile da cui si stanno liberando giustamente gli esponenti 5 Stelle. Il problema non è chi sia indispensabile e chi eterno, ma decidere quello che è utile per un territorio e una comunità. La discussione deve svolgersi su questo tema, di chi sia utile per i territori e le famiglie, e di conseguenza acquisire il fatto che nel decidere il destino dei territori il ruolo fondamentale è dei territori stessi. Sui territori non possono decidere logiche di partito, di corrente o di coalizione: decidono le situazioni concrete, Ecco perché il criterio dell’indispensabilità va utilizzato con molta prudenza. Parlando di cose grandi, Aldo Moro era indispensabile nella situazione data, e per quello che rappresentava. Ci sono situazioni e responsabilità rispetto alle quali capita che qualcuno possa essere assolutamente necessario. Moro era indispensabile. La sua uccisione ha determinato il blocco di un processo politico di valore straordinario. Credo che nessuno direbbe a una personalità come Aldo Moro che nessuno è indispensabile o eterno. Ecco perché deve funzionare la ragione, non gli schemi o le affermazioni banali”.
Bye Bye, Elly.

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