IL CORSIVO – La riforma del voto in condotta non è la panacea del disagio giovanile
Scuola. Da ieri è legge la cosiddetta riforma del voto in condotta fortemente voluta dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e da un centrodestra mai così compatto su un problema – quello del comportamento dei ragazzi a scuola – troppo complesso e delicato per immaginare che si possa risolvere con un battito d’ali. Pensare – come fa il governo – che la “cultura del rispetto” e “l’autorevolezza degli insegnanti” possano essere ripristinati con le paroline magiche di un “comma pedagogico” non è soltanto illusorio: ci permettiamo di dire che è soprattutto banale.
Il Corsera di ieri ha fatto benissimo, a corredo delle cronache sul tema, a consigliare la rilettura delle parole del Presidente Mattarella nel corso dell’inaugurazione dell’anno scolastico a Cagliari. Disse: “Il disagio giovanile è una grande e urgente questione nazionale che va affrontata con tutto l’impegno e i mezzi a disposizione. Senza indulgenze e lassismi, ma senza nemmeno nutrire l’illusione che tutto possa essere risolto attraverso un’ottica esclusivamente securitaria”.
Grande Presidente! Un’altra lezione magistrale di pragmatismo pedagogico e sociologico. Il mantenimento della sicurezza e dell’ordine pubblico è indubitabilmente un obiettivo da perseguire sempre. Ma non si può considerare la scuola alla stregua di un Palazzo di Giustizia. Se non si affronta alle radici il disagio dei giovani, possiamo gareggiare a chi sputa più sentenze sui loro comportamenti, ma il problema resta. Anzi si aggrava.
I commenti sono chiusi.