IL CORSIVO – Il patteggiamento dell’ex governatore della Liguria
L’inchiesta della Procura di Genova per corruzione che quattro mesi fa portò agli arresti domiciliari l’ormai ex governatore della Liguria, Giovanni Toti. Ieri è stato chiuso l’accordo per il patteggiamento. Se il Giudice dell’udienza preliminare deciderà per la ratifica, salterà il processo già fissato al 15 novembre.
Il patteggiamento proposto dalla Procura si basa sui reati di corruzione impropria e di violazione della legge sul finanziamento dei pari partiti. L’accordo prevede una condanna a 2 anni e un mese di reclusione. Grazie alla legge Cartabia, la pena è convertita in 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la confisca di 84 mila e 100 euro, la somma totale versata dai finanziatori ai comitati elettorali dell’ex governatore: soldi, secondo i Pm genovesi, collegati ai favori che alcuni imprenditori – Spinelli in particolare – avevano ricevuto dal presidente della Liguria.
Il commento di Toti: “A fronte di questo finale, credo appaia chiaro a tutti la reale proporzione dei fatti avvenuti. La loro conclusione, che pone fine alla tormentata vicenda che ha pagato un’istituzione oltre alle persone coinvolte, lascia alle forze politiche il dovere di fare chiarezza sulle troppe norme ambigue di questo Paese che regolano aspetti che dovrebbero essere appannaggio della sfera politica stessa e non di quella giudiziaria”.
Cosa dire? L’ex governatore della Liguria ha motivo di sottolineare il ridimensionamento della vicenda rispetto a quanto era apparso. Attenzione, però, ad esibire l’aureola: il patteggiamento non è assoluzione, ma comunque un’affermazione di colpevolezza che determina una pena più mite. Con una espressione meno politichese, e pur mettendo da parte il codice penale, il suo comportamento politico-amministrativo non è stato affatto moralmente ineccepibile.
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