IL CORSIVO – Ma quel prof del “Pirelli” è fascista, omofobo e razzista, sì o no?

L’avete letta l’altro ieri la notizia del professore dell’Istituto “Pirelli” di Roma il quale – secondo quanto raccontato da Repubblica – aveva in classe comportamenti razzisti, omofobi, si lasciava fotografare compiaciuto tra un gruppo di studenti due dei quali facevano il saluto romano, appariva in un’altra foto in cui mimava l’atto sessuale rispetto ad un ragazzo riverso sulla cattedra, e tante altre denunce del genere che sarebbero state perfino documentate?
Ebbene, udite udite! Mentre infuriano le polemiche con esponenti di primo piano della sinistra che invocano provvedimenti esemplari, e mentre l’Ufficio scolastico regionale annuncia, molto opportunamente, una rigorosa indagine interna, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, fa una rivelazione su X a dir poco sorprendente. Scrive: “Ormai è certo: il famigerato professore fascista, che ha indotto numerosi esponenti del Pd e del M5S a paventare il rischio di un dilagare di episodi di fascismo a scuola, è in realtà un ex dirigente del Pd abruzzese. Non solo: è anche un convinto antifascista… Chiarito che il docente non è un pericoloso fascista, l’Ufficio scolastico del Lazio verificherà ora se realmente il professore ha usato espressioni omofobe e razziste”.
Intanto dal Prof è già arrivata una replica, ancora attraverso Repubblica. Ecco cosa afferma: “Io insieme agli studenti dove due di loro esibiscono il saluto fascista? Solo gente che salutava”. Gli episodi strani in classe con gi studenti? “Solo momenti di divertimento”.
Sapremo quale verità riuscirà a ricostruire l’Ufficio scolastico del Lazio. Nell’attesa, delle due l’una: o la cantonata l’ha presa Repubblica, eventualità a nostro avviso improbabile, ma se cosi fosse il direttore dovrebbe abbondantemente scusarsi con un corposo editoriale; oppure l’ha presa il ministro, e qui non basterebbero le scuse: poiché l’ha buttata in politica, anche con evidente sarcasmo, Valditara dovrebbe avere il buon senso di dimettersi. Ma vedrete, non accadrà né l’una né l’altra cosa. Alla faccia dei benpensanti che ancora credono nell’etica dell’informazione e in quella istituzionale.

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